Sisterhood is power. Unite dalla battaglia per la body positivity nella moda, le modelle curvy Alva Claire (AC), Paloma Elsesser (PE), Ashley Graham (AG), Jill
Alva Claire @ Img: cappotto di shearling e flanella. Jill Kortleve @ Muse: coat di doppio cashmere. Ashley Graham @ Img: cappotto di visone con collo a contrasto. Paloma Elsesser @ Img: cappotto di pelle, maxi cintura. Gli abiti e gli accessori di questo servizio sono di FENDI.
© Ethan James Green
AG: Rieccoci finalmente tutte e quattro insieme, come a Milano a settembre!
PE: Ricordi come eri nervosa alla vigilia della sfilata di Versace, Alva?
AC: Lo credo bene: tre modelle plus size – io, Precious e Jill – insieme per la prima volta sulla passerella di uno dei marchi di moda più famosi al mondo, noto per di più per la sua immagine di donna sexy e sensuale.
PE: Era chiaro a tutte noi che stava per essere scritta un’importante pagina di storia della moda, eravamo così emozionate! Così io e Ashley ti abbiamo raggiunta nella stanza d’hotel, ti abbiamo messo su tacchi vertiginosi, e hop!, tutte insieme, come sorelle, ci siamo messe a fare le prove.
AC: Non potete capire quanto abbia contato per me, quel giorno, non sentirmi sola!
PE: Lo stesso vale anche per due veterane come me e Ashley, Alva! Solitamente ci troviamo a essere le uniche modelle curvy della sfilata, il che ci ha fatto sentire in più di un’occasione terribilmente sole. Ma questa volta eravamo tutte insieme, ed è stato come essere in famiglia.
JK: Esatto! Non dimenticherò mai le nostre serate a Milano. Quante cose avevamo da dirci!
Jill: abito bustier di satin con gonna con dettagli plissé, reggiseno di pizzo chantilly, décolleté di raso, borsa Peekaboo ISeeU in flanella. Gli abiti e gli accessori di questo servizio sono di FENDI.
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AG: Ho trovato particolarmente catartico poterci raccontare l’un l’altra i nostri rispettivi “traumi da backstage”. Come quello di essere scambiate per la parrucchiera! (ride).
JK: O la ragazza del trucco!
PE: O di essere bloccate all’entrata!
JK: Oh, mi è capitato proprio questa stagione! Se la security mi ha fatto passare, alla fine, è stato soltanto perché una modella dietro di me ha confermato che ero una collega...
AC: Credo sia stato particolarmente importante poterci essere confrontate anche sul fatto che il nostro corpo si muove diversamente da quello delle altre modelle... e che non c’è niente di sbagliato!
AG: Già, il nostro seno ballonzola in su e in giù, e le nostre anche se ne vanno dove vogliono loro (ride).
JK: Agli inizi della carriera, quando mi rivedevo in video, avevo la sensazione che la mia camminata, per qualche motivo, fosse... “meno professionale” di quella delle altre modelle. «La tua è solo una fisicità diversa», mi tranquillizzò il mio agente. «Vedrai che col tempo il tuo modo di sfilare apparirà completamente normale».
Paloma: abito di pizzo brodé con frange, décolleté di raso. Gli abiti e gli accessori di questo servizio sono di FENDI.
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AC: Abbiamo così scoperto che a tutte noi era capitato di sentirsi fare la strana e umiliante richiesta di “tenere a freno” il proprio corpo. «Immagina di essere un ragazzo!», mi è stato addirittura detto una volta!
AG: Ma puoi usare quanto vuoi l’immaginazione... le nostre tette continuano a ballonzolare! (ride).
AC: Abbiamo parlato anche di quel momento imbarazzante che, quasi sempre, si crea sul set fotografico quando alle altre modelle vengono assegnati abiti da sogno, mentre a te, l’unica plus size, viene proposto...
PE: Un trench? (ride).
AC: Sì, oppure anche un maglione naturalmente sovradimensionato!
PE: E cosa dire poi dell’umiliazione di vedere arrivare lo stylist con un paio di forbici in mano, pronto a tagliarti il vestito lungo la schiena – davanti a tutti, ovviamente – perché sia possibile aggiustarlo bene sul davanti?
AG: Che ci piaccia o meno, ragazze, siamo delle pioniere, il che rende il nostro lavoro non sempre facile.
Ashley: tubino di mohair e cashmere; borsa Baguette di montone intarsiato; shopping bag di pelle, penna touch screen utilizzata come orecchino. Gli abiti e gli accessori di questo servizio sono di FENDI.
© Ethan James Green
PE: Ma essere le apripista è anche un grande onore, oltre che una responsabilità: le modelle plus size del futuro guarderanno a noi come punto di riferimento e fonte di ispirazione.
AG: Speriamo almeno che il nostro lavoro serva a risparmiare loro la solitudine, le umiliazioni toccate a noi!
AC: E che vedendoci sfilare su passerelle così prestigiose, tante donne curvy che oggi non si sentono a loro agio nel proprio corpo imparino a piacersi di più! E pure che facendo leva su questa ritrovata autostima possano finalmente trovare il coraggio di prendere decisioni importanti per la loro vita, come spedire un curriculum per un posto di lavoro particolarmente ambizioso, o lasciare l’uomo sbagliato.
AG: Non possiamo permetterci, anche per loro, che la positiva onda mediatica causata dalla nostra presenza alle sfilate di Fendi e Versace si concluda in un nulla di fatto, come già è avvenuto in passato. Mi riferisco alla memorabile sfilata primavera/estate 2011 di Jean Paul Gaultier dove, insieme a Beth Ditto, sfilarono diverse modelle plus size: sul momento generò molte speranze che la moda fosse finalmente pronta ad accogliere anche le nostre taglie; per poi rivelarsi, con nostro disappunto, un’esperienza isolata.
PE: Una maggiore visibilità durante le sfilate è una prima conquista, ma non basta. Serve un cambiamento sistemico, che abbracci tutti gli aspetti della nostra industria. I designer, in questo, possono svolgere un ruolo importante, iniziando finalmente a produrre campioni anche per le nostre taglie, cosa che oggi avviene troppo di rado. Come forse vi sarete accorte, ragazze... (ride).
AG: (ride) Eh già. È capitato anche a voi che gli stylist vi chiamino disperati per sapere dove acquistate i vostri vestiti, perché temono di non riuscire a trovare niente che vi stia bene? O che vi chiedano addirittura di portare i vostri abiti sul set?
PE: A parte gli scherzi, quello dell’assenza dei campioni della nostra taglia è un problema serio, che contribuisce non poco alla scarsa presenza di modelle plus size nei media.
Alva: camicia e gonna in crêpe de Chine con motivo trapuntato; borsa Peekaboo ISeeU; stivaletti di raso tecnico. Gli abiti e gli accessori di questo servizio sono di FENDI.
© Ethan James Green
JK: Quando riceviamo una richiesta per una sfilata e non siamo disponibili, è fondamentale che ci passiamo il lavoro, proprio per evitare che il marchio abbia un ripensamento e che quell’occasione di visibilità per modelle delle nostre taglie vada sprecata. I campioni prodotti per la sfilata hanno infatti un ruolo strategico: consentiranno ad altre colleghe plus size, nei mesi successivi, di prendere parte a servizi di moda e pubblicità.
AC: Vi siete mai chieste perché i marchi si dimostrino così restii a produrre campioni di taglie più generose?
AG: In questi anni ho posto questa domanda a molti stilisti. Rispondono che è costoso. E che anche se quelle taglie andassero in produzione, nei negozi non si venderebbero. Il che è opinabile: alcuni designer statunitensi, come Michael Kors e Christian Siriano, hanno già dimostrato che aprirsi alle taglie generose è una strategia vincente, che fa schizzare in alto le vendite. Solo nella mia cerchia di amicizie conosco diverse persone che per della buona moda plus size sarebbero disposte a spendere molti soldi. Solo che non la trovano.
PE: La verità è un’altra, e prende il nome di “grassofobia”. Troppi stilisti ancora oggi associano mentalmente una taglia abbondante a uno scarso potere d’acquisto o a un disinteresse per la moda.
AC: C’è poco da stupirsi, si tratta di un pregiudizio profondamente radicato nella società. Gran parte delle persone non si rende neanche conto di associare la perdita di peso a qualcosa di positivo, e viceversa. Dimenticando che può capitare di dimagrire quando si sta attraversando un periodo difficile, e di ingrassare quando si scoppia di felicità per l’arrivo di un nuovo amore.
PE: Molti stilisti, ancora oggi, temono che l’associazione dei loro abiti alle nostre taglie vada a detrimento dell’immagine del loro marchio. Una sciocchezza bella e buona. Perché guardiamoci allo specchio, ragazze: siamo belle. Siamo modelle! E quando indossiamo un abito, lo sappiamo valorizzare!
AG: Eccome se sappiamo farlo, e – mi preme precisarlo – ciascuna di noi a modo suo. Per l’industria della moda siamo tutte delle plus size, ma la verità è che siamo molto diverse l’una dall’altra, sia per fisicità sia per personalità. Per questo è importante che, come è avvenuto durante queste ultime sfilate, ci sia data la possibilità di stare in passerella l’una a fianco dell’altra, riuscendo così a mostrare la nostra unicità. Soltanto in questo modo possiamo sperare, un giorno, di strapparci di dosso questa ingombrante etichetta, e tornare a essere donne, individui. E non solo una taglia.
Crediti moda:
Foto di Ethan James Green
Styling Patti Wilson
Gli abiti e gli accessori di questo servizio sono di FENDI
Per il viso, Phyto-Hydra Teint, Sisley Paris
Make up Dick Page @ Statement Artists
Hair Jimmy Paul, manicure Yuko Tsuchihashi, entrambi @ Susan Price NY
On set Christopher Agency
Da Vogue Italia, n. 843, dicembre 2020
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