Paola Cortellesi al Giffoni Film Festival 2020: intervista

Paola Cortellesi ama far ridere con intelligenza, ma cambia decisamente registro come voce narrante del film Nilde Iotti, il tempo delle donne, previsto il 7

settembre come evento speciale alla Mostra del cinema di Venezia. Mentre a fine mese gira il seguito di Come un gatto in tangenziale, torna in tv su Sky con la serie tvPetra, ma nel frattempo in collegamento con il Festival di Giffoni ripercorre le tappe più importanti della carriera e i temi al femminile che le stanno particolarmente a cuore. Per lei il mondo dello spettacolo non è solo un Olimpo di dei scintillante di mondanità, per questo ai ragazzi consiglia di rimboccarsi le maniche, studiare, farsi domande e capire. Per questo si è dedicata a scrivere e interpretare al cinema storie che riprendono la tradizione della commedia all’italiana puntando i riflettori sui temi sociali più delicati.

Paola Cortellesi durante l'intervista in streaming al Giffoni Film Festival 2020

© francesco truono

I suoi monologhi sono diventati virali e hanno fatto commuovere un pubblico trasversale, di tutte le età. Quale argomento le sta particolarmente a cuore?
Ripropongo spesso nelle scuole quello sul bullismo e ogni volta che lo recito in classe mi sembra emozionante come la prima sera. È vero che racconto storie di finzione ma in ciascuna c’è qualcosa di noi e, a differenza di quando recito sul set e devo centellinare le emozioni, qui mi lascio totalmente travolgere.

Spesso parla alle donne e di donne. A che punto siamo con l’uguaglianza di genere, secondo lei?
Una bambina si sente dire che si comporta o si veste “da maschietto” quando le piace lo sport e indossa i pantaloni ma guai se a un bambino dicono che sembra “una femminuccia” perché diventa sinonimo di codardo. Già da questi piccoli dettagli associati al mondo femminile, che lo ritraggono come più debole, si capisce che i termini sono sconvenienti. Non dico che ci si debba offendere, ma bisogna fare caso alle parole che si dicono. Sfottere e giocare è meraviglioso, ma facendo attenzione a non insultare un genere intero.

Vedi di più

Richard Gere al Giffoni Film Festival: l'intervista di Vogue

Nei suoi ultimi lavori, come Gli ultimi saranno gli ultimi e Scusate se esisto, torna sul tema della discriminazione. Perché?
Nel primo caso il mio personaggio viene silurato con la scusa di un contratto a termine, nel secondo si vede una donna competente a cui un uomo passa puntualmente avanti in termini di carriera. Ci tenevo a parlare di quella parità che in molti casi fatichiamo a ottenere, specialmente quando a parità di mansioni l’universo femminile percepisce uno stipendio inferiore.

Le manca la tv?
L’ultimo programma a cui ho lavorato come autrice è stato Laura e Paola nel 2016 con la Pausini, una di quelle esperienze che ti restano dentro e sulle spalle, nei muscoli, palestre belle per allenarsi con la tensione della diretta. In quei momenti pensi notte e giorno allo spettacolo e ti dedichi solo a quello, finisci per non avere una vita.

Paola Cortellesi a Giffoni nel 2011

Quali programmi le sono rimasti a cuore?
Ho avuto la fortuna di far parte dell’ultima generazione che ha partecipato a creare un certo tipo di tv, produzioni italiane e non format, come Mai dire gol o i programmi di Serena Dandini, che vedevo sin da bambina e di cui ero fan sfegatata.

A quale maestra della comicità si è ispirata?
A Franca Valeri: ho avuto la possibilità di chiacchierare con lei, conoscerla, stringerle la mano e, anche se brevemente, resta uno di quegli incontri che ti fanno battere il cuore. Le sono grata perché ha istruito me e milioni d’italiani all’umorismo. Ecco perché quando personaggi come lei se ne vanno ci sentiamo disperati, pur non facendo parte della nostra famiglia. Lei non lo saprà mai ma è stata un’insegnante per me, una figura cruciale nella mia crescita, un punto di riferimento immortale ed eterno.

Related Articles