Ford Mustang Mach-E, la prima auto completamente elettrica della casa

La sfida era trovare una sintesi di opposti, o almeno di contrasti: la forza e l’eleganza, la nostalgia e l’avanguardismo. Prendere un’icona e proiettarla nel

futuro, vestirla d’innovazione mantenendo il giusto ossequio alla sua storia: «La soluzione è stata intervenire, puntellare, mantenendo una riconoscibilità. Cambiare, mai stravolgere». Claudio Messale, Chief Designer Exterior di Ford Europa, talento tricolore apprezzato a livello internazionale, veterano della creatività applicata alle quattro ruote, descrive così la sintesi stilistica adottata per la Mustang Mach-E. In arrivo in queste settimane in alcuni Paesi del Vecchio Continente, da aprile in poi anche in Italia, non solo è la prima vettura completamente elettrica del marchio americano: nel battesimo e nell’identità raccoglie il testimone della sportiva più venduta al mondo.

L’evergreen, ecco, è diventato green: ha un motore pulito ma reattivo, in grado da andare da 0 a 100 km/h in appena 3,7 secondi (nella versione GT); non teme le lunghe distanze, grazie a un’autonomia che arriva fino a oltre 600 chilometri; è un suv spazioso, che accoglie cinque passeggeri e i loro bagagli.

Messale, presentandola ha detto che la Mustang Mach-E è un’auto muscolosa. Ma i suoi muscoli non sono quelli di un body builder, piuttosto di un runner.
Il nome è quello di un cavallo, un esempio perfetto di atletismo. Un dinamismo non esagerato, concentrato giusto dove serve. Abbiamo davanti un purosangue attento al suo habitat, all’ambiente che lo circonda, capace di non risparmiarsi sul piano delle prestazioni.

L’indomito può nascondere un animo femminile?
Difficile distinguere un lato dall’altro, di sicuro la Mustang Mach-E ha in sé una sinuosità che ricorda quella del corpo di una donna.

È questione di proporzioni?
Sono diverse dal classico coupé, parla un linguaggio più ampio, si rivolge anche a una famiglia.

Come?
Abbiamo giocato molto con gli spazi, mantenendo il cofano allungato, i parafanghi accentuati, lavorando in parallelo sulla capienza. Il motore alimentato dalle batterie, che è parecchio piccolo, aiuta. Diciamo che ci siamo ispirati al mondo della moda, cercando l’armonia tra le forme.

L’elettrico imbriglia la fantasia del designer o amplia i suoi orizzonti, ne allarga le possibilità?   Consente di avere un pavimento piatto, con giusto il letto per le batterie. Un sogno per chi progetta gli interni, senza il tunnel per il ponte di trasmissione. L’idillio un po’ si spezza quando si punta su un assetto molto ribassato, perché la lunghezza e lo spessore risultano in parte obbligati. Diciamo che nel caso di un suv, essendo rialzato, tutto si tiene. È un’opportunità più che un ostacolo.

L’impressione è che la sportività dell’esterno si contrapponga alla grazia degli interni. Più che un bilanciamento, è un salto di registro voluto?
Fuori siamo rimasti più vicini ai tratti tipici del Dna Mustang. Dentro c’è la contemporaneità, con grandi schermi che catturano subito l’attenzione. Una sensazione di futurismo che, dal primo minuto, proietta nel terzo millennio. Ma nulla è fine a sé stesso, ogni cosa è funzionale. E poi a bordo non ci si sente mai oppressi, al contrario il respiro è ampio.

Che bussola ha guidato le vostre scelte?
È stato un processo di co-creazione. Abbiamo coinvolto i nostri clienti, chiedendo direttamente loro cosa si aspettassero da una sportiva elettrica. Il risultato finale è il frutto di un dialogo proficuo. Con in più una ciliegina sulla torta.

Ovvero?
Il sistema sonoro realizzato con Bang & Olufsen, che ha ricevuto importanti premi internazionali, a partire dall’iF Design Award 2020. Oltre a garantire un audio potente, a essere piacevole agli occhi, si integra bene con il pannello strumenti. Alza la sensazione del lusso percepito, conferisce alla vettura un effetto premium.

In generale, secondo lei, che forma ha il futuro dell’auto? Assomiglia al presente o finirà per distanziarsene?
Credo che la partita si giocherà soprattutto all’interno. All’esterno bisogna comunque obbedire a precisi dettami di aerodinamica, nell’abitacolo si può sperimentare. Con la guida autonoma la macchina si trasformerà in un salottino in movimento, sebbene qualsiasi scelta richiederà una necessaria e attenta riflessione.

Su quale tema?
Noi, come costruttori, abbiamo la mente aperta, siamo pronti a tutto. Ma dovremo capire cosa vorranno davvero i nostri clienti. Quel processo di co-creazione di cui parlavo prima diventerà essenziale. Una tecnologia, così come una direzione del design, non basta a sé stessa. Conta se è utile e desiderabile.

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