Natale in casa Cupiello con Sergio Castellitto e Pina Turco
“Quest’anno faccio il più bel presepe della vita mia”: parte con quest’enfasi la commedia Natale
Pina Turco (Ninuccia) e Concetta (Marina Confalone) in Natale in casa Cuppiello
© Gianni Fiorito
La trama
Il capofamiglia di casa Cupiello, Luca (Sergio Castellitto), si prepara al 25 dicembre con un rito elaborato a cui tiene con l’orgoglio di un architetto davanti al palazzo progettato con orgoglio: “Io sono stato il padre dei presepi – parole sue - tutti quanti venivano a chiedere consiglio a me”. È convinto che questa riproduzione della Natività “piace a tutti perché è commovente”, ma non si rende conto di quanto sotto il suo tetto la propria creazione sia mal sopportata dalla moglie Concetta (Marina Confalone) e dai figli, Tommasino (Adriano Pantaleo) detto Nennillo e Ninuccia (Pina Turco). Il ragazzo – che il padre considera un “ladro immatricolato” - vive sotto l’ala della madre, dorme fino a tardi e racimola due spiccioli vendendo persino scarpe e cappotto dello zio, convinto sia in fin di vita, anche se si tratta di un raffreddore. La primogenita, invece, è intrappolata in un matrimonio senza amore con Nicola Percuoco (Antonio Milo), imprenditore locale benestante e accecato dalla gelosia. In realtà è innamorata di Vittorio (Alessio Lapice) e, in preda alla passione e all’insofferenza, è pronta a buttare all’aria sicurezza e protezione per lasciarsi andare al senso di libertà che l’amante le promette.
Pina Turco e Sergio Castellitto (Luca)
© Gianni Fiorito
Gli alti e bassi
Davanti ai drammi familiari, che siano scandali o scaramucce, i cosiddetti “dispiaceri”, Luca trova sempre una risposta nei suoi pastorelli del presepe. Avere il controllo di questo spazio gli permette di credere di poter risolvere ogni problema e appianare le divergenze: è il suo mondo segreto, il microcosmo dove si rifugia continuamente. Le dinamiche domestiche, invece, non sono altrettanto lineari da interpretare. Durante le feste, poi, ogni situazione sotterranea tende a venire a galla, in maniera amplificata. La complicità tra madre e figlia, i contrasti con le nuove generazioni e gli ostacoli del cuore diventano temi-cardine di questa vicenda così universale e così attuale.
Lo racconta Pina Turco, che nella vicenda si ritrova con il “core” dilaniato a metà nei panni di Ninuccia.
Come ha conosciuto la commediaNatale in casa Cupiello?
È successo da adulta, forse è stata una delle ultime che ho visto del Maestro. Ogni commedia di Eduardo De Filippo è arrivata nella mia vita per caso ma puntuale, ho sempre creduto che lui avesse la prerogativa di scegliere l'arrivo delle sue opere nella mia vita, ma questa era una fantasia romantica che avevo dentro solo io. Quello che mi ha colpito subito è la sua tenerezza, il suo desiderio di dare a se stesso quella dimensione da anziano che tanti adulti temono e che lui, invece, amava profondamente.
Da napoletana, cosa la lega a Eduardo De Filippo?
Il senso di appartenenza che lega Eduardo al suo pubblico è mondiale e varca i confini di Napoli. Io ho sempre avuto un profondo legame con questo artista: non mi è mai importato che lui non fosse qui, ho sempre pensato che stesse altrove, e non mi interessava dove, io so dove trovarlo. La prima opera che ho visto mi ha letteralmente strappato il cuore e in quel momento ho deciso di amarlo per sempre e così è stato, anche se la mia preferita resta Mia Famiglia.
Pina Turco in una scena del film
© Gianni Fiorito
Perché è importante rimettere in scenaNatale in casa Cupielloancora oggi?
I fiati si mescolano, le persone si assembravo, le salive gocciolano, le lacrime scendono, insomma il nostro corpo secerne la materia stessa da cui è nato. E infatti quest'opera primordiale del Maestro parla di unioni, legami, abbracci rotti e sanciti, insomma, il valore simbolico del corpo messo al centro della rinascita della natura che vive e che muore ma rigenera e risana, cresce, sboccia di nuovo e muore ancora e rinasce dal fiato e dal pianto di Luca Cupiello. Ci poteva essere opera migliore?
Per noi italiani questa è una delle commedie di Natale per eccellenza. Anche lei, come Luca, è legata alla tradizione del presepe?
Mi piace molto fare il presepe ogni anno con mio marito (il regista Edoardo De Angelis, ndr), ora anche con mio figlio Giorgio che tende più che altro a distruggerlo. Come da tradizione, ogni Natale compriamo un pezzo nuovo, questo 2020 è stato il turno dell’acquafrescaia (proprietaria di un chioschetto di bibite, ndr) e della bufala e ho anche aggiunto due balle di fieno a cui tengo molto e che non devono mancare mai.
Il personaggio di Ninuccia è tristemente attuale in un’epoca in cui si parla di mascolinità tossica, femminicidi e disparità di genere. In cosa le sembra moderna?
Non ho mai pensato a lei in questi termini, credo invece che la sua attualità risieda nell’idiosincrasia del suo pensiero, nella fragilità del suo animo combattuto e nell’essere maldestra. È attuale perché non si rende conto che quando lei “cede” rischia un effetto domino su chi le sta intorno. Siamo una catena fatta di maglie, come diceva Eduardo, e se cede una allora le altre le vanno dietro. E a me questo sembra il nucleo del suo intero pensiero.
In cosa consiste per lei la magia delle feste?
Da tre anni a questa parte per me il Natale è divenuta l'occasione per guardare la vita anche attraverso gli occhi di mio figlio: penso che, più di tutte le altre, è la festa dei bambini.
Cosa le porterà questoNatale?
In attesa dei nuovi progetti per il 2021, a cui sto lavorando assieme al mio meraviglioso agente, ho voglia di godermi queste feste in santa pace, aspettare la mia sorellina che finalmente mi raggiunge da Londra con mio nipote. Questo piccolino di otto mesi ancora non l’ho mai visto e non vedo l’ora di stare insieme, mangiare tanto e aspettare che la natura rinasca con l'alba dell’anno nuovo.
In queste festività molto diverse dal solito cosa si augura che il pubblico si possa tenere stretto dopo la visione del film?
Sarei molto felice se sapessi che, dopo aver visto questo film, chi si vuole bene abbia voglia di dirlo all’altro.
Il cast al completo
© Gianni Fiorito