La bellezza è una danza. Intervista a Richard Prum

Non c’è mai stato momento più fertile di questo per il desiderio di superare barriere e vivere la propria diversità, a partire da identità di

genere e orientamento sessuale. Restiamo però soltanto piccoli esploratori dentro l’universo darwiniano e i punti di riferimento da noi scelti non sempre promettono una vera libertà. Rincorriamo un transumanesimo tecnologico, ipotizziamo un incontro chiarificatore con i marziani, consegniamo corpi e godimento ai dogmi socioculturali dominanti, mentre dovremmo rivolgerci ai veri alieni accanto a noi, capaci d’illuminarci su piacere, estetica e libertà: gli uccelli.

Basterebbe chiedersi perché l’“argo maggiore” della Malesia abbia sviluppato sulle penne migliaia di elementi estetici indipendenti e che orchestra in un display spettacolare a vantaggio della femmina; o come il “manachino delizioso” delle Ande sia riuscito a modellare ali che cantano (!) un irresistibile “bip bip wanngg”. La risposta è semplice, prevista da Darwin nell’Origine dell’uomo, poi censuratosi per l’ostilità vittoriana: la selezione naturale alla base dell’evoluzione non riguarda solo la sopravvivenza del più adatto, ma si affida, per la selezione sessuale, alle esperienze soggettive di fascino e piacere. Trascorsi 150 anni e grazie a un ornitologo di Yale, il sessantenne Richard O. Prum, che al tema ha dedicato L’evoluzione della bellezza (Adelphi), possiamo individuare in incanto e desiderio movente e finalità dell’esplorazione di noi stessi e dell’altro.

Karen Knorr, “Immaculate Conception, Villa D’Este, 2015”, fa parte di “Metamorphoses”, la serie che esplora l’eredità italiana in Europa utilizzando le “Metamorfosi” di Ovidio come cornice in cui considerare l’eredità e la mutabilità nell’Europa di oggi.

© FOTO COURTESY OF THE ARTIST AND MATÈRIA, ROMA.

Qual è la lezione dell’evoluzione estetica degli uccelli?
Gli uccelli dicono che la bellezza non è sempre utile né un indicatore di qualità nascoste, o garanzia di una discendenza migliore. Idee così sono una pseudoscienza per cui le qualità interne sarebbero osservabili da fuori. È una teoria che oggi si riaffaccia tramite norme estetiche e rapporti numerici riguardanti il nostro corpo.

E invece cosa dice la natura?
Racconta che la bellezza si è co-evoluta interagendo con l’attrazione che l’ha creata. La bellezza è una danza infinita tra display di qualità estetiche, soprattutto del maschio, e desiderio femminile. Pensiamo che gli animali siano pratici e noi irrazionali. È il contrario, soprattutto quando si tratta della riproduzione. Gli animali amano la bellezza in sé. Nel momento in cui investono in un partner, esercitano la propria libera scelta. Le femmine, intuì Darwin, scelgono i maschi sulla base dei propri standard di bellezza e i maschi si evolvono verso quegli standard e a qualunque prezzo.

Vedere gli animali come soggetti può aiutarci?
Sì: io vorrei che la scienza dicesse ai giovani, così attenti a crescere come oggetti sessuali, che la loro missione di esseri umani è diventare soggetti sessuali e che, chiunque conosca i propri desideri, sa come nutrirli. Ogni essere vivente è un soggetto, e una scienza post-umana dovrebbe metterci sullo stesso piano delle altre soggettività: soltanto togliendoci dal centro potremo capire noi stessi. La loro cultura sessuale è modesta, ma gli uccelli sanno meglio di noi cosa significhi essere soggetti.

(Continua) 

Leggete l'intervista integrale a Richard Prumsul numero di gennaio di Vogue Italia, in edicola dal 7 gennaio

Related Articles