Disegnami un’aquila. Gli animali nei loghi di moda

Una sequenza di linee parallele e digradanti, tracciate «con il telefono in una mano e la penna biro nell’altra». Giorgio Armani spiega così, con l’urgenza

di definire un logo per la nuova linea Emporio, la nascita nel 1981 dell’aquilotto stilizzato diventato segno di appartenenza per i giovani a cavallo della fine del millennio. Con i loro rimandi simbolici e concettuali, gli animali entrano nei loghi dei brand, li caricano di valenze identitarie, a volte ne veicolano le fortune insinuandosi nell’immaginario. 

Il gallo Moncler, emblema di Francia.

Possono essere piccole “allegorie”, come l’amor di patria nel caso del gallo di Moncler, emblema dei Galli di Francia che 2000 anni fa portavano sull’elmo le sue ali come simbolo di forza; o svelare passioni personali, come quella di Nicola Trussardi per il levriero, razza antica e veloce, espressione di tradizione e dinamicità, scelto nel 1973 per trasformare l’azienda di valigeria in un brand di lifestyle. 

Il levriero, dal 1973 simbolo di Trussardi.

In altri casi raccontano storie curiose, sul filo imprevedibile degli eventi: il simbolo di Lacoste nasce dalla promessa tra un giovane atleta e il suo capitano, un’ambita valigia di coccodrillo in cambio della vittoria nell’imminente match di Coppa Davis. L’aneddoto si diffonde e la stampa affibbia a René Lacoste questo soprannome: era il 1923, e nel 1927 il tennista divenuto stilista fece ricamare sulle polo il longevo rettile (su disegno di Robert George). 

Il coccodrillo di Lacoste, nato nel 1927.

Nel variegato bestiario dei brand di moda, poi, i cavalli racchiudono uno spettro di significati simbolici: lusso e stato sociale, desiderio di libertà e connessione con la natura. 

Il Pegaso voluto da Gimmo Etro nel 1968

Il Pegaso voluto da Gimmo Etro sin dalla fondazione dell’azienda nel 1968 richiama la dimensione del fantastico e unisce creatività e audacia; la carrozza con cavallo di Hermès – ispirata a un dipinto di Alfred de Dreux ancora appeso nella sede storica di Faubourg Saint-Honoré – rimanda alle radici della maison, nata nel 1837 con una bottega da sellaio, e alla sua vocazione al mondo equestre. 

Il cavallo di Hermès, da un dipinto di Alfred de Dreux.

Mentre il Pony di Polo Ralph Lauren, ricamato per la prima volta sui polsini di una camicia nel 1971, con Snapchat diventa ora la “soglia” d’accesso al mondo aspirazionale del brand: una magia di realtà aumentata, avviata da una scansione con lo smartphone del logo da abiti, borse, pagine stampate o digitali.

Il logo di Polo Ralph Lauren.

In apertura: l’aquilotto disegnato da Armani per Emporio nel 1981.

Da Vogue Italia, n. 844, gennaio 2021

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