Mauro Gianfrate, come può ripartire ilmensweardopo un anno come il 2020?
Ci auguriamo che si possa presto tornare a una nuova normalità. Dal punto di
Com’è cambiato il vostro modo di lavorare e progettare? Ci sono nuovi strumenti che non pensavate di utilizzare e ora sono parte del vostro quotidiano? Cosa pensa tornerà come prima nel vostro business e cosa invece non sarà mai più lo stesso?
Il nostro modo di progettare non è poi cambiato così tanto, da sempre facciamo molta ricerca e siamo proiettati verso il futuro e l’“oltre”. Abbiamo uno stile, un’anima, un imprinting davvero molto forti che vanno oltre i cicli stagionali della moda. I nostri capi sono timeless nello stile, nei materiali, nella fattura. Anche i colori, oserei dire, sono al di sopra delle tendenze quindi questo nostro modo di pensare e progettare non è stato stravolto. Il nostro modo di lavorare e vendere è invece inevitabilmente cambiato. Abbiamo visto un’impennata, giocoforza, del virtuale per poter raggiungere clienti, fornitori, consumatori finali. Per questo ci siamo mossi fin da subito per avere un virtual showroom gestito direttamente da noi che ci permetta di essere più flessibili, agili, tempestivi e capillari anche se manterremo sempre le tempistiche di presentazione canonica delle collezioni con una pre a novembre per l’Asia. Questo naturalmente ci permette di continuare a mantenere i rapporti e il contatto con le persone. Già il mondo stava andando in questa direzione, abbiamo solo avuto un’accelerazione inaspettata. La digitalizzazione è e sarà sempre più protagonista, ma certamente il contatto, il faccia a faccia, uno scambio di sguardi, il toccare con mano un capo sono insostituibili. Anche perché la moda è emozione, una scintilla che scatta tra te e il capo che hai davanti.
Cosa salverebbe di questi 12 mesi?
Di questi mesi non salverei proprio nulla se non la componente umana di chi come me e i miei collaboratori in azienda si è rimboccato le maniche per affrontare e gestire questo momento.