Giovanni Bianchi, come può ripartire ilmensweardopo un anno come il 2020?
Mettendosi attentamente in ascolto e rispondendo in modo puntuale e flessibile, dimostrando di saper
Com’è cambiato il vostro modo di lavorare e progettare? Ci sono nuovi strumenti che non pensavate di utilizzare e ora sono parte del vostro quotidiano?
Il nostro team ha sempre lavorato a stretto contatto, in modo molto diretto e familiare. Questo non è cambiato, ma abbiamo naturalmente dovuto spostarci in ambito digitale: sicuramente webinar e videocall non erano all’ordine del giorno prima di quest’anno, però sono strumenti che ci hanno permesso di continuare a lavorare in modo efficiente. Tutte le nostre riunioni ora si svolgono in remoto e presentiamo le collezioni al team commerciale con un ciclo di videoconferenze in diretta worldwide, con traduzione simultanea. Abbiamo inoltre digitalizzato una serie di processi e prodotto una mole di materiale fotografico integrativo che permette a chiunque di visionare le nuove collezioni in maniera chiara e strutturata da qualunque device. Il desiderio di tutti è di potersi presto rivedere e riprendere a toccare i capi e i tessuti con mano quanto prima, ma nel frattempo questi strumenti ci offrono soluzioni molto efficaci che permettono di non bloccare i flussi di comunicazione e interazione.
Cosa pensa tornerà come prima nel vostro business e cosa invece non sarà mai più lo stesso?
La componente fisica ed esperienziale della moda è stata messa solo in stand-by, tornerà sicuramente. Eventi, presentazioni, fiere: i momenti di incontro alla fine ripartiranno, così come il desiderio del consumatore di recarsi in boutique, per un’esperienza unica, personalizzata, di sartoria, eleganza, servizio. Il made in Italy è anche questo, e, con i suoi tempi, ripartirà. Dall’altro lato, la digitalizzazione ci ha avvicinato in modi che forse prima ancora non avevamo immaginato. Starà a noi, in futuro, disegnare spazi nuovi in cui si possano integrare digital e fisico, per non rinunciare a strumenti che comunque sono un vantaggio competitivo importante.
Cosa salverebbe di questi 12 mesi?
Salverei la passione, l’impegno, l’orgoglio che abbiamo messo tutti nel nostro lavoro, la forza e la tenacia, la voglia e la capacità di trovare risorse inaspettate e sperimentare soluzioni mai adottate prima. Nonostante tutto, è stato un anno molto significativo: abbiamo dovuto usare le nostre competenze in modi inediti, approcciarci a strumenti nuovi, abbiamo avuto più tempo da dedicare alla parte più squisitamente creativa del nostro lavoro. Costretti a rallentare, abbiamo dato il massimo e paradossalmente non ci siamo mai fermati, seppur lavorando in modo diverso. Salverei questa energia positiva.