Lubiam: intervista all'ad e direttore ufficio stile Giovanni Bianchi

Giovanni Bianchi, come può ripartire ilmensweardopo un anno come il 2020?
Mettendosi attentamente in ascolto e rispondendo in modo puntuale e flessibile, dimostrando di saper

valorizzare al massimo il proprio know-how e puntando su creatività, innovazione, servizio, qualità eccellente. Il 2020 ha modificato radicalmente le abitudini di vita e di acquisto del consumatore e noi per primi dobbiamo riscrivere i confini entro cui si muove il menswear, a cominciare da quello che si aspetta l’uomo dalla moda: dobbiamo accompagnare le persone nella loro vita quotidiana facendole sentire al meglio, lavorando tantissimo sul comfort ma senza rinunciare allo stile, che mai come ora ci aiuta a non perdere la nostra identità. All’interno delle nostre collezioni stiamo mettendo a punto nuovi prodotti, studiati per incontrare le necessità di questo new normal: abbiamo rivisto nuovamente la costruzione della giacca sartoriale per alleggerirla come mai è stato fatto finora. Una nuova capsule Luigi Bianchi Mantova propone, infatti, capi ad altissimo contenuto di ricerca e innovazione, che mantengono l’allure sartoriale impeccabile che ci caratterizza ma che sono leggeri come l’aria e garantiscono un livello inedito di comfort nel movimento. A prova di smart working. Per l’uomo L.B.M.1911, invece, abbiamo stretto ancora di più la commistione fra giacca e knitwear. Un prodotto ibrido, perfetto davvero per qualsiasi occasione, dalle videocall da remoto alle giornate in ufficio, fino alle cene, al ristorante o a casa, per quando finalmente ci si potrà riunire. Un’eleganza che accompagna con calore, morbidezza, senza costrizioni ma sempre con grande stile.

Com’è cambiato il vostro modo di lavorare e progettare? Ci sono nuovi strumenti che non pensavate di utilizzare e ora sono parte del vostro quotidiano?
Il nostro team ha sempre lavorato a stretto contatto, in modo molto diretto e familiare. Questo non è cambiato, ma abbiamo naturalmente dovuto spostarci in ambito digitale: sicuramente webinar e videocall non erano all’ordine del giorno prima di quest’anno, però sono strumenti che ci hanno permesso di continuare a lavorare in modo efficiente. Tutte le nostre riunioni ora si svolgono in remoto e presentiamo le collezioni al team commerciale con un ciclo di videoconferenze in diretta worldwide, con traduzione simultanea. Abbiamo inoltre digitalizzato una serie di processi e prodotto una mole di materiale fotografico integrativo che permette a chiunque di visionare le nuove collezioni in maniera chiara e strutturata da qualunque device. Il desiderio di tutti è di potersi presto rivedere e riprendere a toccare i capi e i tessuti con mano quanto prima, ma nel frattempo questi strumenti ci offrono soluzioni molto efficaci che permettono di non bloccare i flussi di comunicazione e interazione.

Cosa pensa tornerà come prima nel vostro business e cosa invece non sarà mai più lo stesso?
La componente fisica ed esperienziale della moda è stata messa solo in stand-by, tornerà sicuramente. Eventi, presentazioni, fiere: i momenti di incontro alla fine ripartiranno, così come il desiderio del consumatore di recarsi in boutique, per un’esperienza unica, personalizzata, di sartoria, eleganza, servizio. Il made in Italy è anche questo, e, con i suoi tempi, ripartirà. Dall’altro lato, la digitalizzazione ci ha avvicinato in modi che forse prima ancora non avevamo immaginato. Starà a noi, in futuro, disegnare spazi nuovi in cui si possano integrare digital e fisico, per non rinunciare a strumenti che comunque sono un vantaggio competitivo importante.

Cosa salverebbe di questi 12 mesi?
Salverei la passione, l’impegno, l’orgoglio che abbiamo messo tutti nel nostro lavoro, la forza e la tenacia, la voglia e la capacità di trovare risorse inaspettate e sperimentare soluzioni mai adottate prima. Nonostante tutto, è stato un anno molto significativo: abbiamo dovuto usare le nostre competenze in modi inediti, approcciarci a strumenti nuovi, abbiamo avuto più tempo da dedicare alla parte più squisitamente creativa del nostro lavoro. Costretti a rallentare, abbiamo dato il massimo e paradossalmente non ci siamo mai fermati, seppur lavorando in modo diverso. Salverei questa energia positiva.

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