Gli shoe designer più celebri di sempre hanno realizzato oggetti del desiderio senza tempo
Creatori di sogni più che di semplici accessori, i grandi designer
© Courtesy Roger Vivier/Rue des Archives
Che la scarpa sia l'elemento più antico dell'archeologia della moda è sintomatico della sua importanza nel guardaroba contemporaneo. La necessità di proteggere il piede si è tramutata in un'arte a se stante. Lo sapeva François Pinet quando nel XIX secolo ha realizzato il primo stivaletto da promenade con ricami floreali, conferendo al vagare senza meta delle dame europee il valore aggiunto di sfilare e mettere in mostra l'unicità dei propri gusti. Lo sapeva Roger Vivier, quando ha instillato vita alla babbuccia in raso rosa di un dipinto di Fragonard, in volo da un'altalena settecentesca verso i piedi della nuova eleganza charmant del Novecento. Iniziamo dunque il nostro viaggio tra gli shoe maker, artefici di molte felicità.
© Courtesy Roger Vivier
François Pinet
A posare la prima pietra dell'impero calzaturiero è François Pinet. Artigiano nella lavorazione ma couturier nell'approccio decorativo, Pinet apre a Parigi la sua prima boutique di calzature nel 1854. Specializzato nella produzione di modelli in cuoio, Pinet si distacca ben presto dalle tecniche manifatturiere apprese dal padre calzolaio in favore di una sperimentazione stilistica.
© LACMA - The Los Angeles County Musem of Art
Ne risultano modelli in tessuti preziosi, dal broccato al velluto, con un intrico di motivi floreali che ben si inseriscono nella passione romantica del periodo per il foliage e i suoi arzigogoli variopinti. A passare alla storia è in particolare l'ankle bootPromenade, uno stivale alla caviglia declinato sia in versione da giorno che da sera.
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Incastonati di pietre dure, sequin o caratterizzati da un décor naturalistico con bouquet multicolore o motivo rocaille, i Promenade e la loro silhouette con tacco curvo definiscono l'epoca delle crinoline e il suo sovrabbondare di dettagli, rendendo raffinato e mai banale anche l'antesignano della scarpa casual. Maestro e mentore di una nuova generazione di creativi, Pinet passa il testimone al suo allievo e apprendista più talentuoso: Roger Vivier.
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Roger Vivier
Roger Vivier è stato definito da molti lusinghieri epiteti, tra cui si ricordano “il Fragonard delle scarpe” o ancora “il Fabergé delle calzature”. Nomi più che meritati data la precisione con cui lo shoe designer realizzava le sue opere, miniature di mondi perfetti nella forma e nel colore dominati dall'equilibrio.
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La prima boutique apre a Parigi, a Rue Royal, nel 1937, un indirizzo che ne presagisce il futuro successo presso le restanti corti dell'Europa del tempo. Concentrandosi sulla struttura del tacco, Vivier lo rende parte integrante della calzatura, uniformandone i contorni a quelli della tomaia così da risultare in un continuum lineare di curve, morbide o rette. Dal suo ingegno nascono il tacco Aiguille, tipico stiletto dritto e sottile, o il Virgule, la cui irriverenza accentata ricorda le direzioni sbieche della punteggiatura.
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© Courtesy Roger Vivier
Collaboratore ufficiale della maison Dior, Vivier è l'unico designer francese a partecipare con un accessorio su misura all'incoronazione della regina Elisabetta II il 2 giugno 1953, creando un modello in color oro con tacco gioiello incastonato di pietre preziose, oggi reinterpretato dal direttore creativo del brand Gherardo Felloni. Mente dietro le scarpe Boule di Marlene Dietrich e le ballerine di Catherine Deneuve in Bella di Giorno di Luis Buñuel (1967), Roger Vivier è oggi associato a una deliziosa frivolezza di piume e cristalli, di rosa candito e tonalità pastello, un microcosmo in tacchi bassi tra slipper e cuissard.
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Salvatore Ferragamo
Un grande amore è quello che unisce Salvatore Ferragamo al mondo delle calzature, di cui il designer conosce ogni aspetto del processo di creazione, dal bozzetto alla conciatura della pelle. Dopo un'avventura californiana come riparatore di suole tra i vigneti di Napa Valley e le strade invase da celebrità di Hollywood, Ferragamo avvia la sua attività a Firenze nel 1927, mantenendo però la sua prestigiosa clientela americana.
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Ava Gardner, Marilyn Monroe, Katharine Hepburn prestano il piede a calchi di legno ancora conservati negli archivi del brand, impronta tanto significativa quanto quella delle mani sulla Walk of Fame. Un'attrice in particolare lega il suo nome a quello della maison, divenendo musa di uno degli accessori più famosi della storia: i sandali Rainbow creati nel 1938 per Judy Garland, contraddistinti dalla suola stratificata nei colori dell'arcobaleno.
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© Courtesy Museo Ferragamo
Sinonimo di una sapienza tradizionale che scolpisce la calzatura in ogni suo elemento, la maison Ferragamo è l'orgoglio di un savoir faire tutto italiano tramandato per anni dai mastri calzolai, testimonianza più che illustre di come l'artigianalità, terrena e manuale, possa conquistare anche le stelle.
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Sergio Rossi
Altro importante nome della calzoleria italiana, Sergio Rossi è padre di un'estetica moderna e aggressiva che plasma lo stile della donna del nuovo millennio.
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Nata in Romagna, a San Mauro Pascoli, nel 1951, la maison Sergio Rossi si distingue per un approccio geometrico e rigoroso alla forma: le scarpe del marchio sono architetture che parlano alternativamente di minimalismo ed essenzialità, con qualche concessione a un futurismo rigido e ben definito.
© Instagram @sergiorossi
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In colori saturi e brillanti, le scarpe Sergio Rossi si distinguono per la semplicità rigorosa e incredibilmente ricercata. C'è il modello Opanca, un sandalo la cui suola segue alla perfezione la curva del piede, la pump Godiva, la cui versatilità è pensata per una femminilità dinamica che vive la giornata 24h su 24, dal lavoro a una sera frizzante, finendo con le eleganti Madame con tacco stiletto.
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Manolo Blahnik
“L'uomo che realizza calzature per le lucertole”. Così è definito Manolo Blahnik nel titolo del documentario lui dedicato da Michael Roberts nel 2011. Una scelta di associazioni non convenzionale ma che ben si sposa con l'avanguardismo intransigente del designer, che crea scarpe così accuratamente elaborate da sembrare gioielli in miniatura calzabili dalle più chimeriche creature.
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Estro e indipendenza creativa si fondono nell'arte di Blahnik, scoperto negli anni 70 da Diana Vreeland durante il suo periodo londinese nella boutique Zapata. Fondando il brand omonimo nel 1973, Manolo anima la scena fashion della Londra hippie e in fermento idealistico, calzandosi ai piedi di Twiggy e Anjelica Huston.
© Instagram @manoloblahnik
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Sono però due donne in particolare a eleggerlo a calzolaio delle meraviglie. La prima è una newyorchese d'adozione, la Carrie Bradshaw di Sex and the City, interpretata da Sarah Jessica Parker, per cui il modello Hangisi diventa un tratto distintivo nonché inconsueto anello di fidanzamento. La seconda è nientemeno che una regina, Maria Antonietta di Francia, che nel biopic di Sofia Coppola del 2006 indossa creazioni Blahnik su misura.
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Christian Louboutin
Basta una suola rossa per scatenare una palpitazione improvvisa e un impeto di desiderio irrefrenabile. Christian Louboutin sfrutta il simbolismo cromatico del colore legato alla passione per siglare tutte le sue creazioni, rendendole inconfondibili e immediatamente riconoscibili.
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Il brand, nato nel 1992, cattura sin dagli esordi l'attenzione del jet set internazionale, che tramuta la scarpa Louboutin in uno status symbol. Estetica parigina mista a una spregiudicatezza Made in USA, la maison Louboutin è un intrico di tacchi alti, mix di materiali ed eccesso, una formula vincente che lo rende oggi fra i brand leader nel settore delle calzature.
© Instagram @louboutinworld
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Vedere per credere: secondo le statistiche, Louboutin vende oltre un milione di paia ogni anno.
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Jimmy Choo
Prima di Jimmy Choo, le star di Hollywood indossavano quasi solo kitten heels per stare comode e non incorrere in goffaggini varie causate da tacchi troppo alti. Ci pensa il designer ad abbattere il tabù dei 10 cm di altezza, realizzando calzature estremamente comode e morbide per camminare in totale fluidità.
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Fondato a Londra agli inizi degli anni 90, il marchio Jimmy Choo si fa notare a livello globale per l'estremo glamour dei suoi modelli, che uniscono una rinnovata sensualità con l'esperta lavorazione italiana. Unico è il design della tomaia, pensato nello specifico per rendere la gamba più lunga e slanciata, combinando un insieme di linee e spessori che assottigliano polpacci e caviglia.
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Come ogni icona fashion, anche Jimmy Choo ha la sua cliente d'eccezione, il personaggio che ne ha determinato il successo internazionale. Di chi si tratta? Niente meno che di Lady Diana.
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