“Chiami il mio agente” torna con la stagione finale su Netflix
Irriverente, surreale e imperdibile: laserie franceseche racconta i vizi e i capricci delle celebrities,
I protagonisti di Chiami il mio agente
La trama
L’agenzia ASK (Agence Samuel Kerr) è una delle più rinomate di Parigi, perché i soci sono autentici squali capaci di ottenere l’accordo più vantaggioso senza paura di sporcarsi le mani e ricorrere ai più creativi escamotage. Il più spietato di tutti, Mathias (Thibault de Montalembert), è un agente della generazione passata, uno di quegli uomini che fa tremare i polsi a chiunque lo veda entrare in una stanza, incapace di giocare pulito. Arlette (Liliane Rovere) è più anziana di lui e decisamente più eccentrica, sempre con il cagnolino Jean Gabin al seguito. Sì, ha il nome del famoso attore e sì, è tutta la sua famiglia perché ha sempre immolato la vita privata sull’altare della carriera ed è un vero “segugio” nel mestiere. Lo stile di Andrea (Camille Cottin) è diretto, sfrontato e persuasivo: nonostante le sue nevrosi, i clienti pendono dalle sue labbra. A chiudere questo poker d’assi ci pensa Gabriel (Gregory Montel), l’unico tenerone dal cuore d’oro del gruppo, che si affeziona agli assistiti come fossero cuccioli da salvare e quindi non riesce mai a mettere dei paletti alle loro richieste. Attorno a loro ruotano “i giovani” e ambiziosi aspiranti-agenti e aspiranti-attori, tra cui, a sorpresa, la figlia segreta di Mathias, Camille (Fanny Sidney).
Il cast di Chiami il mio agente
© Christophe Brachet
Follie da tappeto rosso
La forza della serie, oltre ad una scrittura brillante e ad un cast fisso di prima categoria, si fonda sull’elenco infinito di guest star, a cui di solito viene dedicato un episodio e che si prende in giro con squisita autoironia. Ogni artista di fatto gioca con la propria immagine ribaltandola e spiazzando il pubblico. La femme fatale Monica Bellucci, ad esempio, nella terza stagione decide di voler cercare un fidanzato tra gli uomini “normali”, comuni mortali lontani dal mondo del cinema. Isabelle Huppert, qualche puntata dopo, fa uscire di testa Mathias perché si comporta da teenager ribelle e accetta ruoli di set in contemporanea, sgattaiolando furtivamente da una scena all’altra per evitare multe milionarie. Juliette Binoche, invece, nella stagione due, si prende il gioco del Festival di Cannes e se ne sta beatamente in camera a mangiare la pizza da un cartone con un boy toy. E che dire di Jean Dujardin? Per due episodi della terza stagione rifiuta di uscire dal personaggio, un eremita dei boschi, e decide di non cambiarsi i vestiti, non lavarsi e non ricorrere alle comodità moderne e quindi si piazza nel giardino di casa a dormire per terra.
Gabriel (Gregory Montel) e Monica Bellucci
Serie francesi e in costume? Eccovi serviti
Nomi e cognomi
Scena dopo scena, si fanno nomi e cognomi anche degli assenti, si spettegola sui vizietti del cast e della troupe di un certo film o di una serie e si fanno battutine al vetriolo sul talento (o più spesso sulla sua assenza) di questo o quel cineasta. Si prestano tutti, da Claude Lelouch a Cecile de France, e mettono in scena siparietti di ogni genere. C’è il divo avido di gadget e quello cleptomane, c’è quello depresso e insicuro e quello fuori di testa, c’è chi mente spudoratamente e chi non riesce proprio a tenersi un segreto. Il panorama dello showbusiness non è mai apparso così rocambolesco e umano: le stelle, scese dai piedistalli, si presentano in tutta la loro confusione e, in balìa di ego ipertrofici, fanno spesso danni di proporzioni inimmaginabili a cui gli agenti, come abili giocolieri, cercano di riparare.
Jean Dujardin in Chiami il mio agente
La quarta stagione (++ allerta spoiler++)
Per chiudere in bellezza le vicende dell’ASK si parte con le follie di Charlotte Gainsbourg alla vigilia della consegna dei Premi César (gli Oscar francesi). La diva, stanca di ruoli drammatici, si vuole dare alla stand up comedy. Si passa poi alla sete di vendetta di Mimie Mathy, che ad un certo punto si sente talmente trascurata dall’agenzia da portarsi a casa persino la macchina del caffè dell’agenzia. Franck Dubosc finisce su un set indie, senza camerini o assistenti, e si ritrova a girare scene insensate in mezzo alla strada, mentre la stella del basket francese Tony Parker gli scippa la copertina di un magazine da sotto il naso. La regista Valerie Donzelli si lancia in sperticate lodi del talento sbagliato e Jean Reno vuole lasciare la recitazione. Eppure la vera e propria punta di diamante, regina di comicità e maga di autoironia, si dimostra Sigourney Weaver. La diva di Alien, che svaligia la boutique di macaron dell’aeroporto e rifiuta una suite qualsiasi che non sia il top dell’Hotel de Crillon, la Marie-Antoniette, dà del filo da torcere a tutti, mentre si tiene in forma sul tapis roulant con vista sulla Torre Eiffel.
Tony Parker in Chiami il mio agente
© Chritophe Brachet
All good things must come to an end
L’addio più doloroso spetta ai protagonisti principali, che sono – ciascuno a suo modo – ad un bivio nella vita. Andrea ha una bimba neonata che finora ha affidato alla compagna perché ha ritmi lavorativi massacranti e non riesce a gestirla. Mathias rischia di rimetterci le penne, troppo stressato e sotto pressione da nuove sfide professionali. Gabriel si ritrova spalle al muro e deve scegliere tra la carriera e l’amore mentre Arlette ha sempre qualche asso nella manica. Nemici-amici, a volte rivali e altre volte alleati, si trovano tutti alle prese con un altro squalo del mestiere, Anne Marivin, che interpreta Elise, punta di diamante di un’agenzia concorrente. Nuovi trucchi, vecchie strategie e qualche colpo di coda accompagnano il pubblico verso l’addio di una delle serie più brillanti degli ultimi tempi.
Sigourney Weaver in Chiami il mio agente
© Christophe Brachet