L'Haute Couture Schiaparelli reinterpreta il suo heritage attraverso la sperimentazione sartoriale
Daniel Roseberry è un demiurgo di sensibilità, una mente brillante
© Courtesy Schiaparelli
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Rispettando tale fil rouge con nitore ed eccezionale coerenza, ogni creazione si pone come parte di un'esposizione pittorica del corpo e delle sue infinite possibilità: è abitare un abito che gli dà vita, senso, magia. La pomposità che è sposa ed emblema dell'Alta Moda è qui rinnegata, a favore di un'estetica avveniristica che dal fisico si apre allo spazio e all'infinito, traslando la fantasia nella dimensione concreta e permettendo all'estro di giocare sulle proporzioni del busto, delle gambe e delle spalle, in un costrutto architettonico e di bellezza maestosa.
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I bustier sono il recupero del classicismo: incisi come scudi, cesellati come statue e rifiniti con laccature lucide o a foglia d'oro, sorreggono il tronco molle, lo sagomano e fungono da base per un'esplorazione volumetrica con gonne e pantaloni. Questi ultimi, sono anch'essi oggetto di sperimentazione, che parte dall'esoscheletro di cuciture, rifiniture ed inserti elastici per sfociare in un'originalità onnicomprensiva - i pantaloni di pelle blouson hanno un elastico in vita, il denim del jeans color crema è in seta duchesse delavé e double face, impreziosita da lucchetti dorati pendenti. Una ripresa dei canoni antichi si ritrova anche in bluse e mantelle, commistione di proporzioni elleniche e arzigogoli barocchi.
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Il taffetà è croccante e articolato a guisa di sciarpa. Il jersey nero con cerniera dorata - sfacciata provocazione ai dettami della sartorialità che abiura l'elemento pratico e funzionale in favore dell'eccesso artigianale - si decora di un riferimento tridimensionale e giottesco alla santità della madre che allatta il figlio al seno, gesto di una semplicità disarmante qui portata alle vette dell'ispirazione artistica, all'empireo del sacro accentuato dall'aureola metallica.
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Una teatralità disinvolta si percepisce nell'abito a colonna con stampa animalier nera e oro, nel maxi fiocco shocking che interrompe e al tempo stesso sigilla la creazione con corsetto rigido nero e gonna a sirena, mentre un vasto drappo di velluto rosa pende da orecchini ad anello in celebrazione del sipario e del misticismo che si cela dietro la tenda da palcoscenico. Perfetta la mantella di lana intrecciata, tempestata da migliaia di perline d'oro, che evoca un modello d'archivio del 1938, con cappuccio ricamato a forma di capelli.
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Potente e vorace è la tecnica, che ingloba la forma a scapito della sostanza. Il ricamo è protagonista, decorazione e omaggio alla manualità artigiana, che lavora il neoprene tanto quanto il faille di seta e la pelle stampata. Bianco, nero e oro dominano la scena, con l'immancabile concessione alla tonalità nata dalla mente di madame Elsa: il rosa Schiaparelli.
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Si conclude con gioielli e accessori. La fisicità umana è il cardine che sorregge i riferimenti, con scarpe stringate sormontate da una placca metallica in oro ricalcata in basso rilievo sul profilo delle dita; gli occhiali sono occhi di perle e boule di vetro, con anelli che sono dita e artigli surrealisti, inverosimilmente lunghi, disobbedienti alle regole della gravità. Misura della collezione è il metro legato in vita che diventa cintura, con il lucchetto che chiude lo scrigno sotto forma di preziosa minaudière.
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Magia dietro la magia, artigianalità dietro la vanità della foggia, pensiero, idea e cultura dietro la creazione, la collezione Haute Couture di Schiaparelli è una parata di bellezza inusuale che sa essere nuova pur avendo una storia, che conosce il significato dell'originalità nonostante la passata esplorazione di tutti i confini estetici, è la moda che si appropria della connotazione di forma d'arte contro ogni (ir)ragionevole dubbio.