“Dopo quasi sette anni dalla nomina come direttore creativo, questa potrebbe essere la mia collezione migliore” afferma sorridendo Glenn Martens, designer di Y/Project, durante un
Y/Project AI 2021 2022 © Giovanni Giannoni
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Ciò che si ritrova nuovamente è l’eclettismo del design, una capacità innata di unire mondi lontani in un dialogo fluido: si passa dai concetti più ordinari e borghesi - come i trench, gli abiti neri passe-partout, i lunghi abiti da soirée in taffeta - ai trompe-l’oeil western in denim, alle esasperazioni dei capispalla trapuntati, ai grandi classici come le felpe che si trasformano in lunghe tuniche (“quella in baby pink mi ricorda il famoso abito di Rosemary’s Baby!” ironizza Martens), i leggings in tulle e le camicie con pannelli rimovibili. Inoltre, la costruzione di alcuni dei capi è resa grazie a sottili fili di ferro inseriti all’interno del tessuto che supportano l’interpretazione personale dei capi: “Non esiste un modo unico per indossare Y/Project - ogni abito, t-shirt o giacca ha mille modi diversi di essere drappeggiato, indossato, legato. È tutto in mano al cliente”.
Y/Project AI 2021 2022 © Giovanni Giannoni
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La presentazione - in streaming sul sito di Paris Fashion Week - è ancora il risultato di un ragionamento forzato dal lockdown che ha costretto la creatività a doversi fermare. “L’idea del teatro e dell’aria che accompagna lo show esprimono la voglia di una rinascita creativa, di volersi vestire di nuovo, di voler tornare alle proprie vite.” Sebbene uno dei rimandi del video sia la drammatica avanguardia di Dogville, capolavoro del 2003 di Lars Von Trier, l’intento di Y/Project è poter infondere nuovamente la voglia di tornare a sognare tramite la moda, esattamente come l’arte del teatro e della musica hanno fatto nel corso della storia. “Abbiamo bisogno di nuovo della bellezza della realtà e non potremmo non mostrarla attraverso il glamour della creatività” conclude Martens.
Y/Project AI 2021 2022 © Giovanni Giannoni
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