Da Pat Nixon in poi, non c'è stata una First Lady più imperscrutabile di Melania Trump. L'ex modella e terza moglie di Donald J. Trump
Ma questa settimana esce un nuovo libro, scritto da una sua ex amica intima (con un'enfasi su "ex"), che racconta alcuni tratti del carattere di questa first lady simile a una sfinge che possono rivelarsi molto significativi.
Quel libro - "Melania and Me: The Rise and Fall of My Friendship With the First Lady" - è stato scritto da Stephanie Winston Wolkoff, ex responsabile delle pubbliche relazioni di Vogue, e prima special event manager per la rivista, compreso un decennio di supervisione del Met Gala. Nel corso di quegli anni, e durante pranzi intimi in posti come Mark and Michael's, Wolkoff si è avvicinata all'ex Melania Knauss, quando ancora era prima la ragazza e poi la fidanzata di origine slovena del più grande immobiliarista di New York, poi moglie del presunto miliardario e star dei reality, e infine sposa del neoeletto presidente degli Stati Uniti, quindi 42esima first lady del paese, quando combatteva contro uno lo della Casa Bianca e (come dice Wolkoff) contro l’ambiziosa figliastra desiderosa di emarginarla.
Anche se la stampa promette rivelazioni esplosive, come quelle che John Bolton e Mary Trump hanno appena pubblicato, con registrazioni segrete di Melania che disprezza suo marito e i suoi tre figli, il libro sembra non colpire duramente il presidente. Anzi sorprendentemente descrive il loro matrimonio come una relazione tra pari, invece di un rapporto puramente di convenienza come’è stato spesso descritto. ("Quando Donald si agita - e lo si capisce perché il suo volto passa da un arancione temperato al rosso vivo - tutto quello che deve fare è guardare lei e a quel punto si calma”.)
Wolkoff dice che Melania fin dall'inizio è stata una sostenitrice entusiasta della corsa presidenziale del marito e sembrava non avere dubbi sulle sue possibilità. E per quanto riguarda le infedeltà di Donald, in particolare con ex pornostar e modelle di Playboy, Melania sembra serena. ("So chi ho sposato", dice a Wolkoff.) E la registrazione delle telefonate? Dal libro si deduce che la Wolkoff non abbia registrato le conversazioni con Melania ma questa settimana, in un articolo sul New York Magazine, Olivia Nuzzi dice che Wolkoff abbia in realtà condiviso con lei alcune registrazioni con la first lady. ("La voce di Melania era familiare", scrive Nuzzi, “e suonava più morbida, non così guardinga e d'acciaio come in pubblico.")
Per quanto riguarda i bambini, si parla a malapena di Don Jr. e di Eric. Ivanka, invece, diventa rapidamente uno dei personaggi chiave del libro: in particolare dopo le elezioni, è descritta come un temibile avversario che non appena i risultati elettorali sono diventati ufficiali, si è rivelata determinata ad afferrare tutto il potere e l'influenza possibile. E lo ha fatto a scapito della First Lady (Wolkoff cita Melania che chiama Ivanka "Principessa", un soprannome di cui entrambi ridacchiano).
In occasione dell’inaugurazione della presidenza Trump e del party che seguì, si racconta che Ivanka è sempre presente, approva location e liste degli ospiti, e si fa strada a gomitate durante il cerimoniale di Arlington ("Melania non ti vuole lì", le disse la Wolkoff). Non solo: all’inaugurazione chiese costantemente dove si sarebbero sedute lei e la sua famiglia durante la cerimonia del giuramento. "Voleva essere sicura che sapessi quanto voleva essere in quella foto iconica, quella che la gente avrebbe ricordato, con la mano di suo padre appoggiata sulla Bibbia, mentre prestava giuramento", scrive Wolkoff.
Ma la strategia era un’altra: "Melania e io abbiamo lanciato l'operazione Block Ivanka per tenerla fuori da quel 'momento speciale' iconico" ", scrive Wolkoff, aggiungendo: "Per fare questo avevo bisogno di sapere esattamente dove si trovava la famiglia e le angolazioni della telecamera”. L’operazione è stata apparentemente un successo: pochi minuti dopo il giuramento, Wolkoff scrive di aver ricevuto dalla designer Rachel Roy, un'amica di entrambe le donne, una schermata della foto cerimonia "con la testa di Melania che oscurava completamente quella di Ivanka ”(corsivo di Wolkoff). Scrive Roy: “Sarà felice MT l’ha bloccato!" (Se lo sguardo di Melania a Ivanka sul palco della convention dei repubblicani giovedì scorso è un indicatore, sembra che le relazioni non siano per nulla migliorate negli ultimi quattro anni.)
Nel frattempo, Wolkoff ci offre scorci sorprendenti della first lady: la sua ferrea determinazione, il suo rifiuto di essere governata da chiunque, in particolare dallo staff della Casa Bianca ("Piacere a tutti non è la mia priorità") e il suo pragmatismo sul suo matrimonio. "Melania mi ha detto che il segreto del suo lungo matrimonio con Trump è che è completamente diversa dalle altre sue mogli", scrive Wolkoff. “A differenza di Marla Maples, Melania non lo ha messo sotto pressione emotivamente. A differenza di Ivana, la sua prima moglie, che gestiva uno dei suoi casinò di Atlantic City ... Melania non gli ha mai fatto pressioni perché facesse mille cose".
David Wolkoff e Stephanie Winston Wolkoff con il futuro Presidente e la First Lady (BILLY FARRELL/Patrick McMullan via Getty Images)
© Patrick McMullan
Ma se il libro è su Melania, in fondo è anche sulla Wolkoff (non a caso, c’è quel “Me”nel titolo).
Quasi metà del libro l’autrice lo dedica al suo impegno per pianificare l'Inauguration Day di Trump. E qui racconta di avere a che fare con un cast di personaggi che fanno sembrare i poliziotti maldestri di Keystone Kops un'organizzazione ben funzionante. È Melania a suggerire Wolkoff come consulente, perché è chiaro che la sua gestione del Met Gala le dà quel tipo di esperienza a cui nessun altro nel mondo di Trump poteva neppure sperare di avere. Ma come l’autrice del libro descrive in dettaglio - e ne dà davvero tanti di dettagli! - nei capitoli che ci danno un diario quasi ora per ora degli eventi che hanno portato al grande giorno, c'è una costante interferenza da parte di un cast di personaggi in continua evoluzione, feste pianificate in autonomia e poi improvvisamente cancellate, misteriose fatturazioni (che più tardi creeranno problemi) e, ovviamente, la pressione incessante di Ivanka. "Era l'inaugurazione di Donald, non di Ivanka", scrive Wolkoff. "Ma nessuno è stato abbastanza coraggioso da dirglielo."
È proprio quell'inaugurazione che logora anche la relazione tra Stephanie e Melania. Man mano che l'amicizia diventa un rapporto di lavoro, l’equilibrio si sbilancia agli occhi di Stephanie. Si irrita per il fatto che Melania non ringrazi adeguatamente Ralph Lauren e il suo team per l'abito blu polvere che hanno disegnato su misura per lei per il giorno dell'inaugurazione, Si irrita perché Melania infastidisce Herve Leger, il designer del suo abito. E perché poi finisce per pagare solo una piccola parte di quelli che sarebbero stati i normali costi alla voce design e stile. Insomma sembra che la parola "grazie" non faccia proprio parte del suo vocabolario.
Wolkoff è sempre più risentita e preoccupata per il fatto che il suo titolo, l’autorizzazione della Casa Bianca e persino il suo stipendio non sembrano mai essere confermati da un contratto scritto. Alla fine, quando iniziano a sorgere dubbi sugli investimenti necessari per l'inaugurazione, le cose precipitano e Wolkoff scrive a Melania una lunga e-mail a tarda notte, in cui dice "ho aperto il mio cuore, ho sacrificato le mie relazioni, le mie aziende “alla first lady ma ho dovuto affrontare da ogni dove grandi ostilità, che mi hanno completamente spogliato della mia dignità". Conclude scrivendo" Sei la mia migliore amica, e non è questo quello che volevo. Sono così dedicata a te, sempre e per sempre. "
Melania non risponde mai.
Il giorno successivo, il New York Times pubblica un articolo in cui si afferma che, a un costo di 107 milioni di dollari, l'inaugurazione di Trump è stata la più costosa della storia e che la company della Wolkoff ha guadagnato 26 milioni di dollari - una storia che Wolkoff è convinto sia stata messa in giro dai suoi nemici alla Casa Bianca, sempre più numerosi. (Wolkoff respinge a lungo la storia del Times, scrivendo che è stata pagata solo 480mila dollari- "una commissione inferiore alla metà dell'uno percento").
A questo punto, la rabbia di Stephanie cresce soprattutto per il silenzio di Melania e il suo rifiuto di difenderla. "È stato il peggior errore della mia vita essere coinvolta con Melania e i Trump, emotivamente, mentalmente, fisicamente, finanziariamente, socialmente, professionalmente", scrive. "All'improvviso mi è diventato dolorosamente chiaro che non era davvero mia amica."
Ed è qui che il libro prende una piega curiosa. L'amicizia è finita, giusto? Wolkoff lo scrive serenamente. Eppure loro due rimangono in contatto, condividendo telefonate e messaggi amichevoli con un sacco di emoji. "Perché?" potresti chiedere. Ebbene, il lettore cinico giungerà chiaramente alla conclusione che Wolkoff sapeva di avere l’intenzione di scrivere un libro e voleva quindi documentare con il maggior numero possibile delle loro interazioni. (Per quanto riguarda l'accordo di non divulgazione che Wolkoff aveva firmato, scrive di poter commentare pubblicamente alcune cose - come l'indagine sui costi di inaugurazione - e aggiunge "quello che ho scritto su quello che è successo tra me Melania durante questo periodo non ero sotto un NDA ")
Inauguration Day, alias la cerimonia per l'insediamento del 2017. Secondo il libro, la Wolkoff e la first lady organizzarono le sedute per fare in modo che Ivanka Trump non fosse inquadrata dalla telecamera (Chip Somodevilla/Getty Images)
© Chip Somodevilla
Wolkoff cercò aiuto dalla first lady per mettere le cose in chiaro sul suo lavoro nell'East Wing e sulle accuse di spese eccessive. "Non essere così drammatica", le dice Melania a un certo punto durante una lunga telefonata che Wolkoff racconta quasi parola per parola (le registrazioni!). E quando Melania le dice che "gli avvocati" le hanno consigliato di non difendere pubblicamente la Wolkoff per via delle indagini, lei diventa furiosa: "Quale legge dice che ti è proibito difendere un amico devoto e accusato ingiustamente?"
Nel corso dei mesi successivi, le due continuano a parlare - l'autrice del libro esprime la sua disapprovazione per la giacca con la scritta “non mi interessa davvero” e Melania risponde dicendo “sto facendo impazzire i liberali” - ma la frattura tra loro diventa sempre più ampia. "Pensavo fosse diversa da suo marito", scrive Wolkoff. "Mi sbagliavo."
Alla fine del libro, Wolkoff è tornata alla sua vita e alla sua opera di beneficenza a New York - le sue spese legali per l'indagine relativa alla cerimonia di insediamento di Trump ammontano a centinaia di migliaia di dollari, ma il suo nome ne esce rigorosamente pulito grazie alla sua ostinata difesa. Melania è ancora alla Casa Bianca, mantiene il suo profilo imperscrutabile. Wolkoff scrive che la loro ultima comunicazione risale al gennaio 2019: uno scambio di convenevoli e gli auguri per un felice anno nuovo: "Da allora non abbiamo più parlato, né via sms né via e-mail".
È chiaro che le due non condivideranno più quel tavolo d'angolo al Mark.
Questo articolo è stato pubblicato originariamente su Vogue.com