Che cos'è l'eco-guilt e come potrebbe intralciare le azioni concrete per il clima

Che sia stato per aver buttato via una tazzina di caffè usa e getta o per non aver separato correttamente i rifiuti per il riciclo,

molti di noi a un certo punto hanno provato l’eco-guilt, specialmente adesso che la crisi del clima si aggrava sempre più.
Climate Strike a Tokyo

© Houmi Sakata

Cos’è l’eco-guilt?

L’eco-guilt è il senso di colpa che proviamo ogniqualvolta facciamo qualcosa di dannoso per il pianeta (e capita spesso). E non aiuta per niente. Anzi, può addirittura condurre all’immobilismo. “Il senso di colpa può portare la gente a evitare del tutto la questione del cambiamento climatico, perché ti fa sentire in generale una persona incapace di prendere la decisione giusta ogni volta che c’è di mezzo un problema che riguarda l’ambiente,” dice a Vogue Ganga Shreedhar, docente di scienze comportamentali alla London School of Economics.

Considerando quanto sia difficile vivere in maniera ecologica al momento – Greta Thunberg ha dimostrato che è “impossibile vivere sostenibilmente, oggi” anche quando ha attraversato l’Atlantico in barca a vela nel 2019, impiegando due settimane – il rimorso per ogni scelta che facciamo ci distrae altresì dal quadro generale. Se vogliamo affrontare la crisi del clima nell’arco temporale necessario (entro il prossimo decennio, secondo il rapporto speciale dell’IPCC del 2018 a cui si fa riferimento), il mondo deve cambiare radicalmente.

Malgrado alcuni studi abbiano osservato che l’eco-guilt può in effetti determinare dei cambi di condotta positivi (come la scelta di usare bottiglie d’acqua riutilizzabili o di mangiare meno carne), è difficile che esso mantenga alta la motivazione nel lungo periodo. “Non si può sperare che il rimorso inneschi una serie di modifiche allo stile di vita, di solito sono casi unici, di breve durata,” spiega Shreedhar.

In effetti, i ricercatori hanno suggerito che l’eco-guilt può fare più male che bene. Può indurre le persone a credere di poter risolvere la crisi del clima acquistando prodotti commercializzati come ecologici, quando l’obbiettivo ultimo dovrebbe essere consumare meno in generale. “Tentare di liberarsi dal senso di colpa per gli atti ‘dannosi’ evitando di fare docce troppo calde o guidando veicoli alimentati a ‘carburante ecologico’ potrebbe far sentire bene le persone con loro stesse,” hanno sostenuto il professor Patrik Sörqvist e la dottoressa Linda Langeborg in un paper del 2019. “Tuttavia, questi comportamenti possono causare ancora più danni all’ambiente se le docce sono meno calde ma durano di più e se la gente prende più spesso l’automobile per andare al lavoro.” E non è tutto: l’eco-guilt può addirittura portare a non unirsi al movimento ambientalista. 

“Se hai la sensazione di essere tagliato fuori dal discorso a causa delle tue abitudini di acquisto, allora stiamo perdendo tanta gente che altrimenti sarebbe interessata a risolvere i problemi,” afferma Elizabeth Cline, esperta di cultura del consumo e autrice di Siete pazzi a indossarlo! Perché la moda a basso costo avvelena noi e il pianeta (pubblicato in Italia da Piemme, 2018).

Dobbiamo concentrarci sul cambiamento sistemico

In realtà, abbiamo bisogno che il maggior numero possibile di persone partecipi al movimento per il clima – e dobbiamo poter sfruttare la loro forza collettiva, piuttosto che concentrarci semplicemente su scelte individuali riguardo allo stile di vita. “A questo punto, occorre che le persone si mettano insieme per affrontare le cause di fondo e per realizzare un cambiamento sistemico”, aggiunge Cline.

Questo potrebbe significare unirsi al gruppo ambientalista locale o partecipare alle campagne online – come il movimento Fossil Free (che opera per una transizione verso energie rinnovabili al 100%) o #PayUp Fashion (che mira ad assicurare salari equi ai lavoratori del tessile). Significa anche mettere pressione ai politici perché implementino politiche verdi e leggi che portino a un cambiamento diffuso – si tratti d’investire nell’energia rinnovabile, di elettrificare i mezzi di trasporto o d’introdurre un’eco-tassa che incentivi le aziende a ridurre le emissioni di CO2.

Le nostre scelte personali hanno un valore, specie quando s’inseriscono in una più ampia attività collettiva. Ma focalizzarsi su come queste azioni possano creare cambiamenti sociali più estesi, piuttosto che cercare di essere più ecologici possibile come consumatori, avrà un impatto molto maggiore. “Si tratta di cambiare le regole della società in modo che tutti ne beneficino,” spiega Cline, che di recente ha scritto un saggio diventato virale dal titolo The Twilight of the Ethical Consumer. “Bisogna creare un movimento di cittadini coinvolti.”

Quindi, basta rimorsi e sensi di colpa. Invece, concentratevi sui cambiamenti concreti che tutti possiamo fare insieme per affrontare le crisi climatica – non c’è più molto tempo.

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