Ancora oggi James Dean, a 90 anni dalla nascita (8 febbraio 1931), è l'icona dello stile ribelle per eccellenza. Ripercorriamo la storia di un mito,
volto simbolo di una generazione
La sua forza, o meglio, la sua dannazione, parte da lontano. Cresciuto nell’America rurale, James “Jimmy” Dean, dopo la morte prematura di sua madre, a 9 anni si avvicinò alle discipline teatrali, una scelta che lo portò a scontrarsi duramente con il padre. Dean, già da piccolo, di rabbia ne aveva da vendere. Un dolore e una sofferenza (a 11 anni subì molestie sessuali da un pastore metodista) che riversò nella recitazione. Esordì con uno spot tv per la Pepsi e poi, una volta trasferitosi a New York, cominciò a studiare con Lee Strasberg nell'Actors Studio. Prima i programmi tv (come Kraft Television), poi i telefilm (come The Dark Dark Hours). E soprattutto il teatro: impressionò la critica in The Immoralist, andato in scena a Broadway nel 1954 (lui vinse i Daniel Blum Award e l'Antoinette Perry Award come "il più promettente giovane attore dell'anno").
James Dean e Ursula Andress
© Michael Ochs Archives
La sua carriera cinematografica fu breve e intensa, come la sua vita. Dopo le primissime comparse, dal 1951 al 1953, tutte non accreditate - I figli della gloria (di Samuel Fuller), Attente ai marinai! (di Hal Walker), L'ultima minaccia (di Richard Brooks), Il capitalista (di Douglas Sirk) e L'irresistibile Mr. John (di Michael Curtiz) – arrivarono tre film entrati insieme a lui nella leggenda. Tra il primo - La valle dell’Eden (1955, di Elia Kazan, dove si guadagnò subito una nomination all’Oscar come Miglior Attore Protagonista) - e l’ultimo - Il gigante (1956, di George Stevens, qui la candidatura all’Academy la conquistò come Non Protagonista) – c’è quel film che lo ha indiscutibilmente reso un’eterna icona:, Gioventù Bruciata, la pellicola diretta nel 1955 da Nicholas Ray e prodotta dalla Warner. La casa di produzione, per il ruolo principale di Jim Stark, inizialmente (correva l’anno 1947) pensò a Marlon Brando, ma l’attore che sarebbe diventato famoso ne Il Selvaggio, rifiutò per dedicarsi al teatro. Sette anni più tardi, la parte fu quindi affidata al giovane James Dean.
Il gigante
© Sunset Boulevard
Gioventù Bruciata è una pellicola piena di crisi e di ansia, e il titolo originale - Rebel Without a Cause (Ribelle Senza Causa) - è un riferimento ad un libro del 1944 dello psichiatra Robert Lidner. Il personaggio di Jim diventò l’archetipo del martire adolescente degli anni Cinquanta, incarnando una nuova rabbia giovanile. Non c’è una ragione sociale alla sua inquietudine (la sua famiglia è ricca). La sua ribellione è personale, esistenziale. James Dean, come il cinema, esplode, affondando il suo stivale nel buon gusto della famiglia borghese e di una società in declino. Testimonianza del brusco passaggio all’età adulta e documento sui riti della generazione post-bellica nella provincia statunitense, Gioventù Bruciata uscì nelle sale un mese dopo la morte improvvisa di James Dean. Era il 30 settembre del 1955, aveva solo 24 anni.
James Dean
© Hulton Archive
Il potere del film e lo shock della sua dipartita hanno trasformato la vita di Dean e il suo stile, anche fuori dal set, in un modello da seguire. Appassionato anche di moto - possedeva una Triumph Trophy del ’55 – James Dean se n’è andato quando i giovani e la loro rabbia stavano cominciando a farsi sentire. Uomini giovani, arrabbiati, della East Coast, che non sapevano esprimersi. Quella gioventù bruciata, indomita e irascibile, rappresentava le ferite aperte di una guerra appena finita. Sapevano che l’America anni ’50 non era solo Doris Day e Disney: era piena di tensioni tra genitori e figli, tra lavoratori e imprenditori, tra bianchi e neri. Quelle nuove generazioni, ormai imborghesite dal boom economico, si sono armate di giubbotti di pelle (Biker Jacket), stivali da cowboy, automobili convertibili e coltelli, per combattere contro se stesse, più che contro una non ben definita autorità, comprensiva e preoccupata.
Gioventù bruciata
© Warner Bros.
Raccontato al cinema attraverso il volto di Dane DeHaan nel Life di Anton Corbijn (girato nel 2015 e incentrato sulla sua amicizia con il fotografo di Life Dennis Stock, interpretato da Robert Pattinson) e ricreato in CGI nel Finding Jack di Anton Ernst e Tati Golykh (2020), James Dean resterà per sempre il simbolo di tutti i Rebel: un antieroe in jeans, un divo eterno ed etereo.