Russia: si vestono in rosso i sostenitori di Aleksei A. Navalny e famiglia

Altro che la bandiera, il rosso da una settimana ha assunto un significato tutto nuovo in Russia. Indossare un dolcevita, una camicia, una giacca in

una qualsiasi sfumature cremisi e condividere una foto sui social, oggi, vuol dire mostrare a tutto il mondo il proprio sostegno ad Aleksei A. Navalny, alla moglie Yulia e alla figlia Daria contro le scelte del governo di Putin.

La storia di Aleksei A. Navalny la conosciamo: considerato un oppositore del regime, l'attivista leader del partito Russia del Futuro il 20 agosto 2020 viene ricoverato in gravi condizioni per sospetto avvelenamento. Viene salvato per miracolo a Berlino ma, non appena il 17 gennaio 2021, rimette piede sul territorio russo viene arrestato e processato per direttissima in una stazione di polizia.

A dare vita a questa protesta visiva, silenziosa ma d'impatto, è stata Katya Fedorova, una giornalista di moda di 38 anni, che collabora con Vogue Russia. Dopo aver visto la moglie di Navalny con un top rosso vivo al processo di suo marito il 2 febbraio - dove è stato condannato a due anni e otto mesi di carcere per violazione della libertà condizionale -  Fedorova torna a casa e posta sui social una sua immagine con un vecchio maglione rosso a costine con un hashtag un po' complesso da scrivere in russo ma che vuol dire sostanzialmente #nonesseretristeandràtuttobene. 

Non aveva idea che la sua protesta sarebbe diventata virale. In pochi giorni c'erano su Instagram più di 13 mila post dedicati alla questione.

La gente - che aveva paura a scendere in piazza perché migliaia di russi erano stati arrestati per le loro manifestazioni pubbliche contro l'arresto di Navalny a fine gennaio - ha trovato questa forma di protesta certamente più sicura ma anche più efficace e virale. Gran parte del paese sta usando la moda e il colore per esprimere a piena voce il suo dissenso.

Le dichiarazioni visive e a colori, in fondo, stanno facendo la storia delle rivolte in formato nuovo millennio. Basta ricordare i gilet gialli in Francia, gli attivisti pro-democrazia in nero a Hong Kong, le donne del Congresso in bianco allo Stato dell'Unione 2019 e i dimostranti per i diritti delle donne con i loro cappelli rosa

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