Veneda Carter e il modo sorprendente con cui è diventata la stylist di Kim Kardashian

Cresciuta a Copenhagen, figlia di genitori polacchi, Veneda Carter, stylist di base a Los Angeles— ed ex modella teen — ha dovuto affrontare anni di

rifiuti ai casting (perché non era ‘sufficientemente magra’) prima che un dm su Instagram, che sulle prime credeva fosse spam non l’ha catapultata nell’esclusiva cerchia creativa di Kanye West, la community in cui hanno frequentato talenti del calibro di Virgil Abloh, il direttore artistico dell’uomo di Louis Vuitton, Lotta Volkova, la stylist di Miu Miu e il design director di Yeezy/Gap Mowalola Ogunlesi

A Calabasas, la star danese dello styling ha anche attirato l’attenzione di Kim Kardashian, anche lei conquistata dall’abilità di Veneda di tradurre i movimenti musicali in look, anni luce prima che questo divenisse un trend globale. 

Veneda Carter, stylist di Kim Kardashian

© Courtesy of Veneda Carter

Per Kardashian, Carter è “la ragazza più cool del mondo”: la persona a cui si rivolge per qualunque cosa abbia a che fare con lo stile, in poche parole una delle più autorevoli celebrity stylist del pianeta. Avrete sicuramente visto il vestito di Schiaparelli che Kardashian ha indossato a Natale 2020 (un capolavoro couture: un abito con corpetto rigido in pelle con tanto di addominali scolpiti in stile supereroe della Marvel). E quel fantastico outfit giocato sui toni del marrone con piumino di Acne? 

Vi raccontiamo come si è affermata la stylist, un database vivente di movimenti fashion degli anni 90 e 2000, fra Kelis, André 3000 e la girl band seminale Total (“per le giacche tecniche di Nautica”) e di riferimenti nostalgici alle passerelle del passato (“La sfilata uomo autunno inverno 1999 di Iceberg resta una delle mie preferite di sempre”).

Lo styling per la donna più famosa di Instagram

“Mi sembra ancora tutto surreale. La prima volta che l’ho vista con uno dei miei look mi sono messa a piangere”, dice Carter, sistemandosi i capelli biondo cenere dietro le spalle della sua felpa vintage Eddie Bauer (trovata su eBay). “È sempre pronta a provare cose diverse, a sperimentare. C’è una bella affinità”, aggiunge, con il suo accento danese in cui a tratti predomina una grintosa cadenza che mixa la east e la west coast. “Voglio restare fedele al 100% a quello che lei è”.

Carter, che ha ancora solo 28 anni, lavora come stylist per Yeezy dal 2016, cosa che fino a poco tempo fa non era stata ancora rivelata ai suoi fedelissimi follower sui social. “Non ho detto nulla di quello che facevo per molto tempo, non volevo rovinare tutto”, dice con una franchezza tipicamente scandinava. “A scuola non sono mai stata brava, e quella era la prima volta che venivo apprezzata per le mie idee”.

Il suo mentore? Kanye West

Lavorando per Yeezy ha affinato il suo sguardo sulle studiatissime proporzioni over che sarebbero diventate parte integrante del suo stile, e si è concentrata totalmente sul lavoro. “Volevo lavorare e basta, ero inarrestabile”, aggiunge. “Con Kanye, ero lì che pensavo sempre, ‘Cavolo, per me sei davvero un mentore’”.

Oggi, la stylist lavora quasi tutto il tempo con Kardashian, con cui ha iniziato a collaborare nel 2019. “Se Kim ha bisogno di qualcosa, sai, io devo esserci”, dice con un sorriso. (Posso confermare che riuscire a fissare un appuntamento con Carter su Zoom non è stato per niente facile). Sicuramente sono legate da un rapporto speciale, come fra due sorelle. E in questo momento Carter, che è incinta di 4 mesi del suo primo figlio, guarda a Kardashian come un esempio, lei che riesce a conciliare la maternità con le esigenze di una tabella di marcia frenetica.  

“È una donna in carriera che ha anche quattro figli, quindi sa come funziona, lo sa davvero”, dice la stylist a Vogue, mentre si sistema meglio, seduta a gambe incrociate sul pavimento del soggiorno silenzioso e luminoso di casa sua a Hollywood. “Kim è una madre devotissima, è un vero modello”.

I giorni più bui

A questo punto, probabilmente penserete che l’esistenza di Carter sia stata sempre dorata, ma non è così, anzi sarebbe la prima a dirvi che le cose non sono mai some sembrano. Facciamo un passo indietro, e torniamo a quando, otto anni fa, Veneda, vent’anni, faceva la modella a New York ma era messa a dura prova dai continui rifiuti ai casting. “Ero caduta in una bruttissima depressione, ero così ansiosa che non riuscivo a uscire di casa per giorni”, racconta di quei momenti terribili. 

Carter ha poi deciso di staccare la spina e di andare a vivere a Berlino. “Tutti quegli anni in cui lavoravo senza sosta con le pubblicità per sostenere economicamente la mia famiglia, speravo che prima o poi avrei ottenuto un ingaggio importante nella moda, cosa che non è mai avvenuta. Alla fine di quel periodo passato a New York, ero distrutta. Semplicemente, ho capitolato”.

Scoperta a 13 anni su un autobus a Copenhagen, aveva iniziato a lavorare in un mondo, quello del modeling, in cui non si è mai sentita all’altezza. “Oggi c’è più attenzione verso le modelle, sono incoraggiate a essere se stesse, a esprimersi. In quel momento invece una modella era semplicemente un prodotto. Non mi hanno mai scelta per fare un lavoro prestigioso nella moda perché non ero ‘sufficientemente magra’. Io invece facevo sport. Non ero pronta a soffrire la fame”.

© Courtesy of Veneda Carter

La scoperta di un nuovo modo di esprimersi

Più o meno in quel periodo, Veneda aveva scaricato una nuova app di condivisione foto, che era diventata famosa grazie al passaparola, ed era riuscita a sentirsi meglio creando un moodboard virtuale. E dopo poco la sua pagina Instagram aveva cominciato a farsi notare. “Non postavo solo foto mie, ma anche foto di un edificio, di automobili. Un mix di cose, un po’ a caso”, dice ridendo. E attira l’attenzione anche il suo stile “baggy”, quei capi over di seconda mano che indossava già da ragazzina per imitare il fratello maggiore, fanatico dell’hip hop.

“Quando ero piccola non avevamo molti soldi”, spiega Carter. E ha imparato a scegliere e comprare abiti usati da ragazzina, nel negozio della Croce Rossa in cui la madre faceva il suo secondo lavoro, e gli idoli del rap anni 90 del fratello erano le sue icone di stile. “Lui è la vera ispirazione del mio stile, anche se oggi è molto più raffinato, ovviamente, ma è da lì che è venuto fuori, è da lì che tutto è nato tutto”. 

Nel 2016, Carter ha fatto un ultimo tentativo di lavorare come modella a New York, questa volta accompagnata dal fratello maggiore per darle supporto morale. Affrontando quello che sarebbe stato l’ultimo “no”, è stata presa da un senso di sconforto fin troppo famigliare. Quella sera, in hotel, ha controllato come al solito i messaggi privati su Instagram.

© Courtesy of Veneda Carter

Finalmente il successo

“C’era un messaggio diretto che diceva più o meno così: ‘Ehi ciao, sono del team di Kanye, ci piacerebbe molto incontrarti’”. Il suo primo pensiero? “Ma che ca**o, è spam”. Ma il team di Yeezy non mollava. “Mi hanno scritto ancora, e questa volta ho risposto, ho accettato di andare a LA la mattina dopo. Il giorno seguente, quando un’amica mi ha accompagnata a Calabasas per questo incontro, alle 10 di mattina, ricordo che sono arrivata davanti a questo edificio, che era ancora in costruzione, e ho pensato: ‘Sarà mica una fregatura”?

Gli occhi di Carter si spalancano mentre ricorda quel momento, è come se vedesse quel palazzo per la prima volta, di nuovo. Il primo meeting con il team di Yeezy è stato elettrizzante. Il suo viaggio di 5 giorni in California si è trasformato in un soggiorno di due settimane, e a quel punto West le ha chiesto se era disposta a trasferirsi lì per lavorare full-time. “Non mi sono mai sentita così apprezzata in tutta la mia vita come quando sono entrata in quella stanza. Ho sempre desiderato che le persone riconoscessero la mia creatività. E alla fine è stato uno dei più grandi artisti del mondo a vederla”.

Cosa c’è nel moodboard di Veneda Carter per il 2021.

I nuovi stilisti da seguire ora

@PariaFarzaneh

“Gli indumenti tecnici mi affascinano da sempre. Da piccola passavo un sacco di tempo in periferia in Polonia, dove sono cresciuti i miei genitori. Un posto in cui indossare una tuta era una questione di identità. Oggi, anche quando mi vesto elegante, voglio che il mio look abbia sempre quella stessa energia. 

“Gli indumenti tecnici per le donne creati dai brand di oggi sono spesso prevedibili, mancano di autenticità. Il brand inglese di Paria Farzaneh è l’opposto, crea capispalla eleganti, in modo autentico. Le sue silhouette ampie ma femminili spesso si ispirano alle sue origini iraniane, abbinando ad esempio lunghe gonne in nylon con pratiche felpe con la zip, ripensando anche l’uso dei tessuti sportivi. Le sue creazioni hanno una finalità, le proporzioni sono fantastiche, i colori bellissimi. Quando ho visto per la prima volta il suo Instagram, ho pensato, ‘Cavolo, ecco qualcuno che ha capito tutto’”!

@AncutaSarca

“Per chi è ossessionata dalle sneakers come me, le scarpe di Ancuta Sarca (nata in Romania, di base a Londra, NdR) sono davvero speciali. I tacchi che crea sono super originali e incredibilmente sexy, ma anche divertenti. E mi piace molto che questa cosa si noti immediatamente, appena entri in una stanza”.

Galilee (aka@Galilee_By_Sea)

“È la griffe del mio amico Marq Rise di base a Londra. Il lavoro sartoriale è straordinario, è utilitarian, ma molto raffinato. Il brand di Marq è destinato a grandi cose”.

Il capo must per il 2021: scarponi da trekking

“In questo momento sono fissata con gli scarponcini Timberland, sono le mie scarpe preferite. Ne ho tantissime paia che ho cercato e poi trovato su eBay. Hai presente le scarpe che Manolo Blahnik ha creato ispirandosi alle Timberland? Sono il mio più grande acquisto online. Ho molte Timberland normali, ma sono sempre alla ricerca di modelli in colori insoliti dei primi anni 2000. Anche gli scarponcini da trekking che fanno oggi sono fra le mie scarpe preferite. Ho comprato modelli identici per me e per il mio bambino”.

© Courtesy of Veneda Carter

Da vedere adesso: i film di Hype Williams

“Sono andata a rivedermi molti dei video che Hype Williams ha realizzato per OutKast, Busta Rhymes e Missy Elliott, e anche il suo film del 1998, Belly. Il modo in cui Williams crea i suoi film, oltre allo styling e alle storie, per me sono di grandissima ispirazione”.

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