Questa Non È Una Fotografia Di Moda. Ming Smith
Il Kamoinge Workshop, gruppo di fotografi black nato a New York nel 1963 «in risposta alla sottorappresentazione degli afroamericani nel campo della fotografia», è oggetto
Ming Smith, “Instant Model”, Brooklyn, 1976 (dalla serie “Coney Island”). Immagine da “Ming Smith: An Aperture Monograph” (Aperture/Documentary Arts 2020). © Ming Smith, courtesy l'artista e Aperture.
Quando nel 1973, su invito di Draper, Ming Smith si unisce al Workshop, diventa la prima e per molto tempo l’unica donna a farne parte; sei anni più tardi, quando il Museum of Modern Art acquisisce due sue opere, è la prima donna nera a entrare nella collezione fotografica del museo. Al Whitney il suo lavoro svetta sugli altri ed è oggetto di una splendida monografia, pubblicata di recente dalla casa editrice Aperture. Per lo più autodidatta, la Smith riconosce di aver subito molteplici influenze, da Diane Arbus a Romare Bearden, da Lisette Model a Matisse, Brassaï e DeCarava, ma ha un approccio alla fotografia istintivo e legato all’improvvisazione, che ha raggiunto maggiore profondità soltanto quando è diventata, secondo la definizione del critico Greg Tate, «una compatriota creativa e una compagna di viaggio» dei musicisti jazz. Nel 1979 ne ha anche sposato uno, il sassofonista David Murray, e molte delle sue fotografie successive, infatti, sono state scattate in tour con la sua band. Per lei «la fotografia è mistica, spirituale, magica», e il suo lavoro in bianco e nero può essere intensamente impressionistico e basato sulla pratica, che comprende pittura, colorazione, collage, doppia esposizione ed emozionanti gradazioni di sfocato. Detto ciò, l’immagine qui sopra, parte di una serie realizzata a Coney Island, è insolitamemente diretta. Smith, che prima di unirsi al Kamoinge Workshop ha lavorato come modella per diversi anni, l’ha intitolata Instant Model, in onore dello stile, della modestia e della quieta, vagamente divertita sicurezza che mostra il suo soggetto nell’essere stata scelta tra la folla.
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Vince Aletti è critico fotografico e curatore. Vive e lavora a New York dal 1967. Collaboratore di “Aperture”, “Artforum”, “Apartamento” e “Photograph”, è stato co-autore di “Avedon Fashion 1944-2000”, edito da Harry N. Abrams nel 2009, e ha firmato “Issues: A History of Photography in Fashion Magazines”, pubblicato da Phaidon nel 2019.