Lingerie: i consigli per acquistare intimo sostenibile

La biancheria intima è tra i capi davvero essenziali del guardaroba ma è, probabilmente, anche una delle ultime cose a cui pensiamo in fatto di

vivere sostenibile. Eppure, si stima che, ogni anno, vengano prodotti, globalmente, ben sei miliardi di capi di intimo, che durano, in media uno-due anni prima di finire nelle discariche. Inoltre, dal momento che la lingerie è spesso prodotta in poliestere e nylon (plastiche dannose per l’ambiente e derivate dal petrolio), slip e reggiseni rimangono nell’ambiente per centinaia di anni.

Fortunatamente, esistono brand che credono nella causa di un intimo che ci faccia sentire belle e nostro agio e sia allo stesso tempo sostenibile. Per esempio, il marchio danese Underprotection produce lingerie di pizzo utilizzando poliestere e nylon riciclati mentre Proclaim, di Los Angeles, propone indumenti essenziali perfetti per lavorare da casa. “La sostenibilità è alla base di tutto ciò che facciamo, a partire dai tessuti al packaging”, dichiara a Vogue la fondatrice di Proclaim, Shobha Philips.

Proclaim

© Marissa Alves

Ma creare lingerie senza un impatto negativo sull’ambiente continua ad essere una vera sfida a causa del materiale elasticizzato, un elemento chiave per garantire il supporto e il fit giusti. Ed è questo il motivo per cui la stragrande maggioranza della biancheria intima attualmente in commercio contiene una certa percentuale di elastam, o Spandex, un materiale difficile da riciclare e tipicamente non biodegradabile. “Ci sono limitazioni al momento”, dice Phoebe Hunter-McIlveen, co-fondatrice della label britannica Pico. “Abbiamo trovato un tipo di elastam compostabile ma non è necessariamente adatto per la biancheria intima. Il nostro obiettivo è creare mutandine e slip compostabili al 100%”.

L’intimo biodegradabile da gettare nell’umido per il compostaggio è ancora una realtà lontana ma possiamo fare in modo di scegliere slip e reggiseni che siano il più sostenibile possibile senza rinunciare allo stile. Vediamo come seguendo il consiglio degli esperti.

Scegliere fibre provenienti da fonti sostenibili

Controllare di che materiale è composto l’intimo che compriamo è fondamentale per fare acquisti più sostenibili. Questo significa scegliere cotone biologico certificato al posto del cotone convenzionale (che utilizza molta più acqua) e viscosa di origine sostenibile come il Tencel o il Lyocell (la viscosa tradizionale può causare la distruzione delle foreste antiche o in via di estinzione). Marchi come Alexander Clementine hanno iniziato ad utilizzare le alghe nel loro intimo. Una scelta che riduce significativamente l’utilizzo dell’acqua rispetto al cotone tradizionale.

Poliestere vergine: da evitare il più possibile

Sebbene la maggior parte della biancheria intima in commercio contenga una certa quantità di materiali sintetici, il consiglio, al fine di ridurre l’impatto ambientale, è di evitare poliestere e nylon vergine. “Attualmente, sono sempre più numerosi i brand che utilizzano materiali riciclati”, afferma Sunniva Uggerby, co-fondatrice di Underprotection. “Per esempio, i tessuti base che usiamo per la nostra lingerie provengono da fonti riciclabili e non da poliestere vergine, e l’elastam è riciclato”.

Il principio di base: la longevità dei capi

Viste le attuali difficoltà a riciclare, quello della longevità diventa un fattore essenziale quando acquistiamo un capo di biancheria intima. “Si tratta di cercare un prodotto pensato per essere indossato a lungo e diventare un capo chiave del guardaroba”, commenta Philips. “A Proclaim, realizziamo capi nude inclusivi. Credo che tutte le donne abbiamo bisogno di intimo color carne. È un must immancabile”.

Pico

© Karolina Wiśniowska

Sostanze chimiche nocive

Dal momento che la biancheria intima è, per sua natura, un capo a stretto contatto con la pelle, è particolarmente importante evitare qualsiasi sostanza chimica nociva. Quindi laddove possibile, scegliete prodotti certificati Oeko-Tex e tinti in maniera naturale. “Come ben sappiamo, esistono problemi di ogni genere legati alle tinture con le acque di scarto che vengono spesso scaricate nei fiumi”, dichiara Isobel Williams-Ellis, co-fondatrice di Pico. “I nostri capi tinti in modo naturale vengono preparati per il processo di tintura utilizzando le noci del sapone invece che essere candeggiati. Mentre per gli indumenti color carbone usiamo una tintura certificata GOTS [Global Organic Textile Standard]”.

Attenzione durante il lavaggio

Prestare attenzione al modo in cui laviamo la biancheria intima è fondamentale per far sì che duri il più a lungo possibile. Scegliete lavaggi a basse temperature e utilizzate i sacchetti salva biancheria (quelli di Guppyfriend sono in grado di prevenire la fuoriuscita di microplastiche che vengono disperse nell’oceano). “Il nostro consiglio è optare per il programma [della lavatrice] a 30 gradi o scegliere quello per il lavaggio a mano”, dice Uggerby, per poi sottolineare che non è necessario lavare il reggiseno dopo ogni singolo utilizzo.

E alla fine …riciclare

Per impedire che la vostra biancheria intima usurata finisca nelle discariche, informatevi sulle iniziative di riciclo offerte da brand come Intimissimi. Sebbene attualmente sia difficile trasformare i nostri slip e reggiseni vecchi in capi nuovi, il materiale può essere utilizzato come isolante, nell’ovatta dei materassi e per gli stracci da cucina. “Cercate di riciclare sempre la vostra biancheria intima”, conclude Uggerby. “Non buttatela semplicemente nel bidone”.

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