Festival di Venezia 2020: intervista con Cate Blanchett

Dopo la madrina della Mostra,Anna Foglietta, Vogue ha intervistato anche la Presidente della giuria, Cate Blanchett

Lo scorso febbraio l'incontro con Cate Blanchett alla Berlinale

è stato l'ultimo con la  diva australiana sul palcoscenico di un festival. Oggi torna come presidente di giuria della Mostra internazionale del cinema di Venezia, assicurando che non ha mai messo in dubbio la partecipazione perché il mondo dello spettacolo ha bisogno di un segnale forte. La commozione è palpabile perché l’emergenza sanitaria ha colpito tutti, compresi gli dei dell’Olimpo hollywoodiano. Con cinque film in cantiere e il doppiaggio del nuovissimo Pinocchio, l’attrice non vede l’ora di tornare sul set a riprendere in mano le redini della sua carriera. E la Laguna le sembra un luogo perfetto per questo nuovo capitolo.

Kate Blanchett al suo arrivo al Lido

© Manuele Mangiarotti / IPA

Come ha trascorso l’isolamento?
Ho passato sei mesi a parlare con le mie galline e miei maiali quindi non mi sembra vero di fare finalmente una conversazione adulta.

Che cosa l’ha spinta a viaggiare fino in Italia per essere presente a Venezia?
Voglio esserci per sostenere e incoraggiare i cineasti che durante il lockdown hanno faticato a portare al termine le loro opere. È un gesto di solidarietà in un periodo in cui l’industria cinematografica si trova di fronte a mesi difficili, pieni di sfide.

Che clima ha trovato al festival?
Mi congratulo per l’impegno e la resilienza che la Mostra ha dimostrato come segno di rinascita per tutti, anzi a dire il vero mi sembra proprio un miracolo. Oltre che un piacere e un privilegio, ovviamente. Da mesi aspettavo questo momento.

Che legame ha con Venezia?
Amo le arti visive quindi tornare alla Biennale per me è come essere di nuovo a casa. Di paure ne ho tante ovviamente, ma se c’è un periodo in cui occorre superarle e mostrare coraggio è questo.

Le tremano le ginocchia al pensiero di tornare in scena?
Ho un po’ quell’euforia da primo giorno di scuola. D’altronde ogni nuovo progetto inizia da zero e nel mondo dello spettacolo ogni debutto è una sfida, una scommessa. Fa parte del DNA degli artisti…

È ottimista?
Lo sono, ho tante speranze e so che dobbiamo parlare di come riaprire le sale perché è importante, non solo per l’Italia ma a livello globale.

Cate Blanchett durante la conferenza stampa

© Alberto Terenghi/Venice2020 / IPA

Il Festival di Berlino ha creatopremi genderless, che cosa ne pensa?
Io mi sono resa sempre riferita a me stessa come “attore”, non ho mai usato un pronome specifico e un linguaggio di genere nella mia professione. E non lo dico come dichiarazione politica. Una performance è buona a prescindere che sia stata realizzata da un uomo o da una donna e così andrebbe giudicata. Pensateci bene: esiste in italiano un corrispettivo femminile per il termine “maestro”? Non credo… e questo la dice lunga.

Era entrata in una sala cinematografica prima d’ora?
La settimana scorsa sono andata al cinema con la famiglia a vedere “Tenet” (l'ultimo film di Cristopher Nolan, ndr). Ho avuto una sensazione agrodolce perché in tutti questi mesi ho fatto maratone in streaming, ma sono pronta a ritornare a vivere la magia della sala.

La sua famiglia si è agitata all’idea che lei viaggiasse?
State tranquilli, ho la benedizione di mio marito per partire… Forse quelli meno contenti sono i miei figli che se la devono cavare senza di me.

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