Haptic technology: come funziona per l'e-commerce?

Per quanto si sforzi di essere interattivo e puntiglioso nelle descrizioni, l’e-commerce si scontra comunque contro il limite della virtualità. Offre una dinamica di shopping

diminuita, zoppa, priva del contatto fisico con quanto è proposto in vendita. Se pare ovvio oggi, potrebbe non esserlo domani: l’obiettivo è riuscire a digitalizzare le sensazioni tattili. Trasferire a distanza caratteristiche come la ruvidezza, la durezza, le sfumature termiche di un oggetto che non si ha in mano. Far sentire da lontano la sua trama, le differenze tra una seta, una lana o un cotone, tra la cassa fredda di un orologio e le irregolarità della superficie di un cinturino in pelle.

È il terreno di studio e applicazione della haptic technology, una soluzione in grado di simulare, con ragionevole approssimazione, la fisicità. «Funziona tramite due dispositivi. Uno registra le proprietà dei materiali, li capta attraverso una rete di sensori, l’altro le riproduce ovunque si desideri», spiega Guido Gioioso, ingegnere informatico con un dottorato in Robotica, tra i fondatori di Weart, realtà italiana che si è fatta apprezzare anche negli Stati Uniti. Basta collegare (oppure integrare) un piccolo ricevitore a un telefono o a un pc per avvertire le caratteristiche dell’abito o dell’accessorio che appare in quel momento sullo schermo. Ciò attraverso vibrazioni, repentini cambi di temperatura e altri stimoli credibili.

«Si tratta di una tecnologia che si diffonderà presto negli acquisti online. Li renderà più emozionanti, li avvicinerà all’esperienza tipica di un negozio tradizionale», conferma Gioioso. Una tecnologia alla base di un mercato che, secondo un rapporto pubblicato a luglio, varrà 22 miliardi di dollari nel 2023. Grazie alle economie di scala si abbatteranno i costi dei dispositivi fino a qualche centinaia di euro, intanto chi può spendere di più sta già valutando di adottarli a partire dai prossimi mesi. Incluse le aziende di moda e design: «Anche noi ne stiamo incontrando alcune. Vogliono consentire ai loro buyer di toccare tessuti e materiali, raccontarglieli da remoto andando oltre le immagini di un lookbook». È un approccio calzante in un momento in cui viaggiare non è semplice. Un metodo con l’effetto sorpresa, che sfuma i confini tra atomi e bit, e permette al virtuale di sovrapporsi meglio al reale.

In apertura: foto courtesyVestiaire Collective

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