Le evoluzioni dei migliori beauty look delle sfilate sono molteplici. Dalla nascita del grunge negli anni 90 alle sfumature dei contorni di genere e le
1. Marc Jacobs per Perry Ellis, primavera estate 1993
È il 1992 e la moda sta ancora tentando di superare gli anni 80 – spalline imbottite, power
dressing, capelli cotonati e trucco glam. Ed ecco che arriva Marc Jacobs con le sue Dr Martens, le camicie a quadri e gli abiti sottovesti comodi per la primavera-estate 93 di Perry Ellis. Ispirato dalla scena musicale underground di Seattle, le modelle vennero mandate sulla passerella con capelli arruffati, guance arrossate, labbra nude e sopracciglia arcuate – era un look anticonformista e anti-glam. “Volevo che apparissero come quando sono per strada, non in tiro,” affermò Jacobs in un’intervista con il New York Times. La sfilata fu un fallimento clamoroso e Jacobs venne licenziato, eppure si trattò di un momento cruciale sia per il mondo della moda che per quello del beauty, che innescò un nuovo mood: uno stato d’animo che celebrava la controcultura, l’autenticità e l’individualità, e che ha ispirato intere generazioni a venire.
2. Maison Margiela autunno inverno 1995
Nell’era delle supermodelle e dei super designer, Martin Margiela pensava principalmente agli abiti e alle idee che vi si celavano dietro, coltivando un’aria di mistero e anonimità con i suoi cappotti bianchi, le etichette fantasma e il suo celebre rifiuto per qualsiasi tipo di intervista.
La sua collezione autunno inverno 1995 ne è un chiaro esempio, con l’introduzione della maschera Margiela. Realizzate in rosa shocking, blu scuro, nero e bordeaux, spogliavano chi le indossava della loro identità – ironia assolutamente colta da Kanye West quando ha deciso di indossarne una versione tempestata di perle qualche anno dopo. Sebbene d’uso comune al giorno d’oggi, le maschere sarebbero andate contro ogni stimolo culturale del momento – un’epoca definita dalla logo mania, dalle notizie scandalistiche, dalla musica rap e la cultura vip. Pertanto, ha segnato un momento fondamentale nel beauty, con un feeling particolarmente pertinente nel 2021.
3. Thierry Mugler, autunno inverno 1997 Haute Couture
© Pierre Vauthey
Thierry Mugler era uno di quegli stilisti che sapeva come sfruttare il potere del make-up per raccontare una storia. Per la sua sfilata couture autunno inverno 1997, si trattò della Metamorfosi di Kafka, che culminò nella trasformazione della modella Adriana Karembeu in una creatura mutante — metà animale, metà aliena – con un copricapo di piume, lenti a contatto gialle soprannaturali, labbra bordeaux e ombretti scintillanti nei toni del blu e del verde. Uno scostamento dall’utilizzo del trucco come mezzo per valorizzare la bellezza, Mugler creò un precedente per le future generazioni.
4. John Galliano, primavera estate 2004 Haute Couture
© Condé Nast Archive
Per la sua sfilata primavera-estate 2004, John Galliano ci trasportò nell’Antico Egitto. Con l’aiuto della sua collaboratrice di lunga data Pat McGrath, le modelle vennero trasformate in dee dorate e regine in stile Cleopatra. Ombretti glitterati che arrivano fino alle sopracciglia disegnate, ciglia dorate extra-large, labbra luccicanti, gioielli piazzati in modo strategico e frammenti di maglie metalliche posizionate sotto gli occhi, ad adornare le orecchie e accentuare il mento. Fu una masterclass sull’arte della creatività – una da cui stiamo imparando tutt'ora.
5. Alexander McQueen, autunno inverno 2009
© Victor Virgile
“Trovo la bellezza nel grottesco,” disse una volta Alexander McQueen in un’intervista con Harper’s Bazaar. “Devo costringere le persone a osservare le cose.” Quel desiderio di scioccare e confrontare ha dato origine ad alcuni ad alcuni dei migliori beauty look (sicuramente fra i più sovversivi) nella moda. In modo particolare, le facce bianche da fantasmi, le sopracciglia decolorate e labbra grosse, lucide da clown dell’autunno-inverno 2009 realizzate da Peter Philips.
C’era qualcosa di feticista e profondamente perverso in quella combinazione, compensato dalle acconciature scultura di Guido Palau, che realizzò con dei sacchi della spazzatura. Si trattò di un momento clamoroso, in cui chiunque si fosse mai sentito brutto o poco integrato trovò riferimento – oltre a un momento che vive attraverso la sottocultura dei disadattati e i ragazzini dell’epoca Instagram.
6. Vetements, primavera estate 2015
© Courtesy Vetements
Discepolo di Margiela Demna Gvasalia’s Vetements ha dato il via a un nuovo mood, introducendo ironia, utilitarismo e una specie di moda anti-moda. Per quel che riguarda il beauty, le modelle erano gatti randagi – una risposta alle supermodelle del momento – trascurate, con capelli spettinati e i tratti spigolosi. Era una questione di autenticità e idiosincrasia, che definiva l’omogeneità dell’Era Kardashian e della cultura selfie senza freni che stava raccogliendo sempre più consensi.
7. Charles Jeffrey, primavera estate 2018 collezione uomo
Per il suo debutto da solista, lo stilista menswear scozzese Charles Jeffrey presentò una lettera d’amore ai bambini londinesi degli anni 80, reinterpretandola per l’era di Instagram. Un tripudio di colori e nostalgia dell’asilo, i modelli vennero fatti sfilare coperti da scarabocchi infantili, facce dipinte, decorazioni fatte a mano e frammenti di nastro adesivo. Un punto di vista giocoso della mascolinità visto attraverso la lente della cultura queer, in risposta alla conversazione sulla fluidità di genere che si stava verificando nei principali mezzi di comunicazione, creando così un precedente per stilisti come Art School, Eckhaus Latta, Vaquera e chiunque altro abbia seguito il trend.
8. Savage X Fenty, autunno inverno 2018
© Brian Ach
Per molto tempo, la chiamata alla diversità è rimasta inascoltata – fino, ovviamente, all’arrivo di Rihanna, che ha mostrato all’industria che è così che si fa. Sullo sfondo di un giardino dell'Eden, persone di ogni forma, taglia, colore, identità di genere e orientazione sessuale hanno preso d’assalto la passerella per il debutto di Savage X Fenty, il brand della cantante. Da Paloma Elsesser e Jazzelle Zanaughtti a una Slick Woods incinta al nono mese, la bellezza fu rappresentata in ogni sua forma, in quella che fu una svolta culturale sia per il mondo della moda che per quello del beauty.