La cosa buona è che ci vorrà un po’ di tempo prima che i boomer rovinino anche questo social media. Se Instagram è il nuovo
Tecnicamente Discord non è un social ma un’applicazione VoIP, nata nel 2015 come chat e ritrovo per gamer (sembra che il nome derivi dai continui disaccordi su cosa usare per comunicare durante le partite). Dopo un passaggio turbolento in cui la piattaforma è stata tenuta in ostaggio da gruppi Alt-Right, che l’hanno usata per organizzare le proteste di Charlottesville, negli ultimi due anni Discord ha quadruplicato gli utenti: ora ne conta 300 milioni e, secondo Forbes, vale 3,5 miliardi di dollari.
Con un’estetica nostalgica tra MySpace e i canali Irc delle origini e funzionalità tra Slack e Reddit, Discord è uno spazio altamente personalizzabile dove creare delle community attorno a interessi molto specifici. Con due promesse: privacy e libertà dagli algoritmi.
Discord è per ora la migliore approssimazione virtuale all’antico concetto di club e raccoglie gruppi che vanno dalle migliaia di user (nei server di Fortnite o Minecraft) fino a micro-community di una ventina di persone, che possono destreggiarsi tra chat testuali, vocali e video. L’impressione, navigandoci, è però sempre la stessa: un posto intimo, libero da spam, troll, e like.
“Bdms Regulars’ Table”, dalla serie “Hobby Buddies” di Ursula Sprecher & Andi Cortellini. Il duo svizzero ha fotografato gruppi di persone in luoghi di ritrovo, club, circoli, associazioni nella condivisione del tempo libero, di interessi e particolari hobby.
© URSULA SPRECHER & ANDI CORTELLINI.
Le community si raccolgono attorno a un server che può stabilire le proprie regole per moderare le conversazioni dei vari sottocanali, dal divieto di postare contenuti Nsfw alla minaccia di ban per insulti razzisti od omofobi, fino alla richiesta di provare un genuino interesse per il cattolicesimo o il Bdsm. Di solito in ogni server va definito il proprio ruolo, reagendo con degli emoji, e tra le scelte c’è quasi sempre il pronome preferito, la provenienza e l’età (dover scegliere tra 13+, 16+ e 18+ è stato piuttosto doloroso).
Anche se le community più numerose sono, appunto, quelle dei gamer, il motto da poco inaugurato, “Your Place to Talk”, è abbastanza esplicativo delle mire espansionistiche di Discord: diventare il luogo di riferimento per trovare e frequentare anime affini online, avvicinandosi molto di più al famigerato bar (o forse al Circolo Arci) del paese rispetto all’ormai sovrappopolato Facebook.
E ci sta riuscendo: il cantante Arca, per esempio, ha usato Discord per esperimenti artistici collaborativi con i propri fan, una serie di ventenni profilati sul New York Times con il loro server Gen Z Mafia si sono riuniti per condividere spunti, collaborazioni e trovare investitori per sviluppare idee che vanno dallo psicoterapeuta AI alle tecnologie per bypassare i sistemi di riconoscimento facciale usati dal governo americano.
La moda, per ora, ha ancora uno spazio di nicchia sulla piattaforma: i server taggati “fashion” sono principalmente dedicati a sottoculture vicine al mondo dei gamer o dei teenager, tra designer di skin per videogiochi, canali dedicati agli outfit del giorno o al flex con gli amici per aver finalmente comprato le tabi di Margiela, ma iniziano anche a vedersi canali che criticano le sfilate in diretta e raccolgono gli editoriali preferiti, o brand emergenti che tentano di costruirsi un proprio spazio. Insomma, a pensarci bene, è solo questione di tempo: i boomer stanno per colonizzare anche questo.