Tod’s e Central Saint Martins insieme per aiutare i talenti

Mai come in questo momento la nuova generazione di talenti della moda ha bisogno del supporto dei brand del lusso. Ebbene,

il Gruppo Tod’s ha risposto all’appello stringendo una partnership con la nota istituzione di moda londinese, la Central Saint Martins (CSM), per un’iniziativa - intitolata Tod’s Legacy — che coinvolge gli studenti e darà il via alla London Fashion Week con un progetto speciale.

Lavorando a stretto contatto con Fabio Piras, course director del Central Saint Martins MA Fashion Programme, 35 giovani designer hanno partecipato al progetto (lanciato dal college nel 2020) nell’ambito della Tod’s Academy. Grazie a borse di studio messe a disposizione dal gruppo marchigiano, gli studenti hanno avuto l’opportunità di addentrarsi nella storia e nella tradizione del brand Tod’s e reinterpretarla in chiave personale, aiutati  anche da programmi di mentorship con figure di spicco del settore tra cui i più prestigiosi editor, giornalisti e designer internazionali: tastemaker come Hamish Bowles e Gianluca Longo, direttori come Emanuele Farneti e Simone Marchetti, critici come Sarah Mower, Alexander Fury e Angelo Flaccavento, stylist come Francesca Burns, designer come Simone Rocha e Charles Jeffrey, talent scout come Sara Sozzani Maino e Carla Sozzani di 10 Corso Como. “Oltre a essere per noi un vero piacere, ritengo che aiutare i giovani talenti sia il dovere di tutte le case di moda più autorevoli”, afferma Diego Della Valle, Presidente del Gruppo Tod’s.

Di seguito, Vogue ha intervistato sei di quegli studenti per conoscere i loro progetti, scoprire come si sono identificati con Tod’s, come ne hanno riletto i codici in base alla propria estetica, e per parlare di cosa si augurano per il futuro della moda in un mondo che cambia di continuo.

Vivien Canadas, 26 anni, MA in Moda Donna

VIVIEN CANADAS. Tod's Legacy Project. 

Lo stilista francese Vivien Canadas si auto-definisce “un ricercatore per cui il capo di abbigliamento è il mezzo di esplorazione”. Con Simone Marchetti, Editor-in-chief di Vanity Fair, come mentore e, ispirandosi alla cultura italiana e al suo sofisticato approccio culinario, Canadas ha dato vita a creazioni scultoree e inconfondibilmente eleganti con un tocco ironico.

Raccontaci il tuo progetto per Tod’s e cosa l’ha ispirato.

“Partendo dai libri di cucina, ho raccolto elementi che ho poi trasformato in accessori. Per esempio, la forma dei tortellini è diventata la base per una borsa”.

Qual è stata la sfida più grande di questo progetto?

“La sfida più grande è stata creare disponendo di un numero limitato di materiali, risorse e spazi durante il lockdown. I riferimenti cinematografici sono diventati più importanti che mai”.

Cosa ti auguri per il futuro della moda post-pandemia?

“Spero che la moda torni a un sistema di produzione più locale. Vorrei sostenere un approccio che reintegra il savoir faire all’interno di un sistema produttivo di dimensioni più contenute”.

Andrej Gronau, 27, MA fashion knitwear

ANDREJ GRONAU. Tod's Legacy Project

Designer con base a Londra e artista multi-disciplinare, Andrej Gronau ha una forte passione per il colore e la brillantezza con un’estetica quasi DIY. Con Simone Rocha come mentore, Gronau si è ispirato all’opera surrealista di John Luke Eastman, all’icona punk Nina Hagen e alla sua musa e musicista preferita, Grimes.

Con quali codici dell’universo Tod’s ti identifichi e come li hai tradotti nel tuo linguaggio stilistico?

“La storia di Tod’s mostra che è un brand che non teme il cambiamento ma neanche il colore o i materiali. L’incontro-scontro di mondi differenti è sempre interessante, quindi mi sono spinto oltre i limiti del possibile pur rimanendo fedele all’anima del marchio”

Qual è stata la sfida più grande di questo progetto?

“Decidere cosa funziona per un certo progetto e quando occorre invece mettere dei paletti può essere difficile. In questo caso penso che stabilire un piano di scadenze preciso possa essere di grande aiuto”.

Cosa ami di più della Central Saint Martins?

“Non si tratta di creare un pattern impeccabile o di essere trendy. La CSM si fonda sull’identità dell’individuo e su cosa questo desidera diventare”.

Keith Mosberger, 38, MA fashion womenswear

KEITH MOSBERGER. Tod's Legacy Project

Il designer americano Keith Mosberger descrive la sua estetica come “pacata”. Forte di un approccio metodico e dei consigli di Hamish Bowles di Vogue, Mosberger stabilisce un parallelismo tra l’aristocratica Marella Agnelli e la super star hip-hop degli anni 90, Mary J Blige, sconvolgendo la classica iconografia Tod’s in maniera sagace grazie ad alterazioni inedite”.

Descrivi il tuo progetto e cosa l’ha ispirato.

“Si ispira in parte alla tradizione del brand e all’originale concetto di lusso di Diego Della Valle che, a mio parere, è molto jet-set anni 50”.

Con quali codici dell’universo Tod’s ti identifichi e come li hai tradotti nel tuo linguaggio stilistico?

“In questo progetto, ho applicato la semplicità di Tod’s rivoluzionandola quel tanto che era necessario per produrre una gamma di prodotti in grado di incontrare il gusto di un’ampia varietà di nuovi clienti”.

Cosa ti auguri per il futuro della moda post-pandemia?

“È mia responsabilità, e quella dei miei coetanei, sviluppare pratiche più sostenibili e contribuire a riformare una filiera ormai datata”.

Gucheol Jung aka Lloyd, 27, MA fashion menswear

GUCHEOL (LLOYD) JUNG. Tod's Legacy Project

Gucheol Jung – che preferisce essere chiamato Lloyd – è un designer coreano la cui estetica si basa su due principi cardine: natura e funzionalità. Lavorando a stretto contatto con il suo mentore, lo style editor di Vogue UK, Gianluca Longo, Lloyd si è ispirato alle fotografie delle vacanze in Italia e ha dato vita a creazioni ibride e genderless.

Con quali codici dell’universo Tod’s ti identifichi e come li hai tradotti nel tuo linguaggio stilistico?

“Io e Tod’s abbiamo un certo qualcosa in comune: il grande amore per l’Italia! Ogni anno ci vado in vacanza con la mia fidanzata, quindi il concetto era rappresentare la mia Italia”.

Qual è stata la sfida più grande di questo progetto?

“Sviluppare un design che incorpori la fotografia è difficile. Ma ho trovato il sistema”.

Cosa ami di più della Central Saint Martins?

“La libertà, ovviamente!”

Ranura Edirisinghe, 25, MA fashion knitwear

Ranura Edirisinghe. Tod's Legacy Project

Originario di Loughborough, in Inghilterra, Ranura Edirisinghe è un designer con il talento per il colore e le texture. Con Carla Sozzani come mentore, Edirisinghe ha studiato costruzioni inedite grazie ad un mix sperimentale di materiali. Il risultato sono capi moderni con dettagli a strati termosaldati di cellophane e nylon lavorato a maglia dalle forme scolpite.

Descrivi il tuo progetto per Tod’s e cosa l’ha ispirato.

“Mi sono ispirato alla città di Spoleto, allo scultore americano David Smith e ai ritratti del fotografo Franco Lanteri. I materiali sono stati impiegati in maniera piuttosto spontanea”.

Qual è stata la sfida più grande del lavorare ad un progetto del genere e come l’hai superata?

“La mancanza di accesso ai materiali e ai macchinari. Ho dovuto davvero improvvisare. Anche se devo dire che, in un certo qual modo, il senso di urgenza ha contribuito a dar vita ad un prodotto più artigianale”.

Cosa ami di più della Central Saint Martins?

“Amo l’ossessione a volerne far parte!”

Chaney Manshu Diao, 25, MA fashion womenswear

CHANEY [MANSHU] DIAO. Tod's Legacy Project

Il designer cinese Chaney Manshu Diao definisce il suo lavoro avant-garde con un approccio minimalista. Forte di una filosofia concettuale e della mentorship del giornalista di moda, Angelo Flaccavento, il progetto di Diao non è solo artistico nel suo essere improntato all’immaterialismo ma fa anche riflettere.

Descrivi il tuo progetto e cosa l’ha ispirato.

“Mi sono ispirato alla tradizione del brand. Quindi mi sono posto l’obiettivo di mettere in discussione il significato di classicità attraverso un dialogo sulla contemporaneità”.

Con quali codici dell’universo Tod’s ti identifichi e come li hai tradotti nel tuo linguaggio stilistico?

“Ho giocato con diverse varianti del Gommino mocassino, che ho scelto come punto di partenza del progetto. Ho iniziato a ripetere i gesti tipici della produzione calzaturiera cercando di afferrarne l’essenza al di là della forma materiale”.

Cosa ti auguri per il futuro della moda post-pandemia?

“Mi auguro che la prossima generazione di designer rifletta e che l’intero sistema diventi più trasparente”.

È possibile accedere a tutti i progetti degli studenti al linkacademy.tods.com/legacy

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