Dal tricot all’uncinetto, con il coronavirus molti di noi si sono dati al fai-da-te mentre eravamo chiusi in casa durante il lockdown: basti pensare al
Orsola de Castro, cofondatrice di Fashion Revolution e autrice de I vestiti che ami vivono a lungo. Riparare, riadattare e rindossare i tuoi abiti è una scelta rivoluzionaria (esce l’11 marzo per Corbaccio), spera che questo nuovo mood ci spingerà tutti a riparare anche gli abiti che abbiamo già nell'armadio. “C’è poesia nell’atto di rammendare, è qualcosa che abbiamo dimenticato dopo 30 anni in cui tutto è iper-disponibile”, dice al telefono a Vogue dalla sua casa di Londra sud. “È necessario che il sistema rallenti”.
In pratica, riparare i nostri abiti — invece di sbarazzarcene, secondo il metodo Marie Kondo, se l’orlo di una gonna si è scucito, o c’è un buco in un maglione — significa anche evitare che finiscano in una discarica (meno dell’1 % degli indumenti vengono riciclati per farne di nuovi secondo la Ellen MacArthur Foundation). E in questo modo, inoltre, si riduce anche il nostro impatto sull’ambiente: secondo uno studio della charity WRAP, che si occupa di riduzione degli sprechi, estendere la vita di un indumento di soli nove mesi può ridurre le sue impronte di CO2, idrica e relativa agli sprechi del 20 -30 %.
Pensate che proprio per mantenere in vita anche i capi sportivi e tenerli lontani dalle discariche, Patagonia, brand di abbigliamento outdoor che da sempre fa della sostenibilità la sua bandiera, organizza spesso eventi dedicati per apprendere proprio l'arte del rammendo. Il prossimo? Sabato 20 febbraio, alle ore 19.00, naturalmente online. L'esperta di riparazioni Raffaella "La Raffa" Spampanato mostrerà alla community Patagonia come riparare cerniere, buchi, strappi e altro, e risponderà a tutte le nostre domande. Volete partecipare? Dovete registrarvi subito a questo link.
Insomma, prendersi del tempo per riparare i nostri abiti significa imparare a dar loro valore, ad amarli di nuovo. “I miei abiti per me sono come album di fotografie, ogni riparazione mi ricorda una storia diversa” dice de Castro. “La velocità irrefrenabile con cui consumiamo gli indumenti ha sradicato il concetto delle mani dell’uomo che creano cose. È importante ripristinare la cultura della comprensione dei nostri abiti, capire come prendercene cura, e come conservarli”.
Se volete sapere se nel guardaroba del futuro ci sarà spazio per i nostri capi riparati, abbiamo per voi un podcast dedicato:
Una riparazione visibile, come applicare una toppa sui jeans o rammendare un buco in un maglione usando filati di colori diversi (come fa l’artista tessile Celia Pym), può diventare un messaggio politico, in particolare in un momento come questo in cui le difficoltà che devono affrontare i lavoratoti del settore, cioè le persone che producono i nostri abiti, sono ulteriormente aggravate a causa del Covid-19. De Castro afferma che probabilmente è ancora più importante riparare gli indumenti dei brand di fast fashion di quelli delle griffe di lusso, proprio per correggere il sistema attuale, basato su un “eccesso insensato”.
“Riparare i nostri abiti manda un messaggio molto forte a questi brand: non vogliamo la quantità, vogliamo la qualità, per i nostri abiti, ma anche una più alta qualità della vita per le persone che quegli abiti li fanno”, spiega. “Riuscire a pagare i nostri lavoratori una retribuzione dignitosa, e far produrre loro una quantità minore di prodotti sarebbe un passo nella direzione giusta”.
Quindi, se avete dei capi che giacciono inutilizzati in fondo all’armadio che hanno un bisogno disperato di essere riparati, seguite questi 5 consigli di de Castro, non potrete assolutamente sbagliare.
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Iniziate con le piccole cose
Se non avete mai preso in mano un ago da cucito prima d’ora, è piuttosto improbabile che vi trasformerete in rammendatori esperti da un giorno all’altro. “Questa non è una cosa nuova da fare per una settimana, è uno stile di vita, significa cambiare abitudini”, afferma de Castro. Iniziate con un bottone, o con un orlo semplice che potrete cucire a mano prima di lanciarvi in progetti più ambiziosi. -
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Un lavoro di copertura
Un trucco molto semplice è quello di coprire un piccolo buco o una macchia ostinata su un vostro capo con una toppa o una spilletta (ispiratevi per esempio all’upcycler Tetsuzo Okubo che recentemente ha rielaborato alcune opere di arte indossabile di Damien Hirst per un progetto presentato da Virgil Abloh). “È il mio stratagemma preferito, compro gran parte delle mie spillette in un fantastico negozio vintage, Cenci, nella zona sud di Londra”, spiega de Castro, e aggiunge che in questo modo ha customizzato intere giacche e maglioni. -
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Siate ingegnosi
Ovviamente riparare i vostri abiti con materiali che avete già non farà altro che migliorare la vostra reputazione green. E questo significa anche che conservare tutti gli rimasugli che vi ritrovate per le mani, che si tratti di un vecchio foulard, o del tessuto avanzato quella volta che avete accorciato una gonna, vi sarà di grande aiuto nel vostro percorso di riparazione. “O magari potreste decidere di disfare un capo tricot e utilizzarlo come filato”, aggiunge de Castro. -
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Che tipo di ‘riparatore’ siete?
Con tutte le opzioni disponibili è importante capire che tipo di riparazione vi piace fare di più: il rammendo, il patchwork, o forse customizzare un capo? “Mi piace molto cucire i bottoni, sono bravissima con l’uncinetto, ma non sono per niente capace a usare la macchina da cucire, e quindi non la uso”, dice de Castro says. “Se fate qualcosa in cui credete davvero, la farete vostra”. -
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Riconoscete i vostri limiti
Per capire che tipo di ‘riparatore’ siete, bisogna anche imparare a riconoscere i propri limiti e in caso far riparare i vostri capi in modo professionale. Può trattarsi di una cerniera rotta, o dell’orlo di un abito firmato che non volete rovinare. “Dipende dalle vostre capacità, e da quanto tempo avete”, conclude de Castro.
I vestiti che ami vivono a lungo. Riparare, riadattare e rindossare i tuoi abiti è una scelta rivoluzionaria di Orsola De Castro esce l’11 marzo per Corbaccio.