Earth Hour 2021: l'invito del WWF per la salvaguardia della Terra

Sabato 27 marzo, alle 20.30 locali, scatta l’Earth Hour, ossia l’Ora della Terra. Con questo appuntamento, il WWF invita le istituzioni, le comunità e i cittadini

di tutto il mondo a fare un gesto simbolico: spegnere le luci per un’ora, a partire dalle otto e mezza di sera, dimostrando così il proprio impegno per la salvaguardia del pianeta e la lotta al cambiamento climatico. 

Questo evento globale è giunto alla 13esima edizione e l’anno scorso, nonostante la diffusione della pandemia, ha coinvolto 190 Paesi e 2,2 milioni di edifici, contando monumenti, stabili istituzionali e aziendali, e case private. Lo spegnimento di palazzi, piazze e strade è confermato per il 2021: a Roma rimarranno al buio il Colosseo e la Basilica di San Pietro.  

Proprio in vista dell’Earth Hour, WWF Italia ha realizzato il report “Nature 4 Climate”, che ha l’obiettivo di raccontare quanto oceani, foreste, acque dolci e salmastre, praterie marine e savane, con la loro ricchezza di biodiversità, siano fondamentali per la nostra salute. 

La Posidonia oceanica è una pianta endemica, e le sue praterie forniscono ossigeno e habitat a circa il 20% delle specie del Mediterraneo. Oltre a mitigare gli impatti fisici del cambiamento climatico, la Posidonia funge anche da serbatoio di carbonio: foglie morte, rizomi e radici si accumulano sul fondale andando a costituire strati che possono raggiungere i 4 metri. Si stima che queste praterie stocchino una quantità di CO2 equivalente all’11-42% di quella prodotta dai Paesi del Mediterraneo a partire dalla rivoluzione industriale.  

© Philipp Kanstinger, WWF

In meno di 50 anni, secondo il WWF e la Zoological Society of London, abbiamo assistito al declino di quasi il 70% delle popolazioni selvatiche di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci. Questo crollo drastico, a cui si unisce il collasso degli invertebrati (tra loro ci sono gli insetti impollinatori), ha un ruolo rilevante sulla crisi climatica: senza ecosistemi in salute capaci di mitigarne gli effetti, il nostro futuro è sempre più a rischio. 

I frugivori che vivono nelle foreste tropicali hanno un ruolo importante nel mantenere un buono stato di salute del loro habitat. Sono animali di taglia medio-grande, sia uccelli (come i buceri) sia mammiferi (l'elefante indiano, il cervo sambar, i gibboni e i macachi, solo per citarne quattro), e hanno tutti una dieta che include anche frutta. Gli studi indicano che l'eliminazione dei grandi frugivori dalla foresta amazzonica riduce la biomassa del 3-6% in media, e fino al 38% in alcune aree. 

© Brent Stirton, Getty Images, WWF

Il report “Nature 4 Climate” vuole, quindi, mostrare come gli animali, insieme ai loro habitat, siano coinvolti nella regolazione del clima, contribuendo a ridurre la quantità di CO2 presente in atmosfera o facilitando la rigenerazione di foreste e altri organismi capaci di fissare l’anidride carbonica. Ovviamente non è solo l’abbondanza degli animali che conta, ma pure le funzioni ecologiche che essi svolgono, e il contributo di alcuni va al di là delle nostre aspettative. 

Per esempio, nella stagione primaverile-estiva gli orsi e le martore (giapponesi) disperdono i semi lungo un'altitudine di diverse centinaia di metri. Quest’attività risulta essere particolarmente favorevole alle piante: il servizio offerto dagli animali permette ai vegetali di colonizzare più velocemente le quote elevate, andando a bilanciare la progressiva scomparsa ad altitudini inferiori, dovuta all’innalzamento delle temperature. 

Un orso nero asiatico.

© Y.J. Rey-Millet, WWF

Le balene, invece, accumulano nei loro tessuti una quantità enorme di carbonio e, una volta morte, questo va a stoccarsi sul fondo degli oceani. Si calcola che ogni grande balena sequestri in media 33 tonnellate di CO2. Purtroppo, però, oggi negli oceani rimane solo un quarto dei giganteschi cetacei una volta viventi sul Pianeta. 

Un capodoglio al largo delle Azzorre.

© Brian J. Skerry, National Geographic Stock

Inoltre, le balene fertilizzano gli oceani, aumentando la produzione di fitoplancton, che non solo contribuisce a fornire almeno il 50% di tutto l’ossigeno dell’atmosfera, ma anche a sequestrare circa 37 miliardi di metri cubi di CO2, che corrispondono all’incirca alla quantità di anidride carbonica catturata da 1,7 trilioni di alberi (più o meno l’equivalente di quattro foreste amazzoniche).

Fitoplancton.

© Pixabay

I ricercatori hanno, poi, scoperto che gli animali, influendo in maniera diretta o indiretta sui loro habitat, possono aumentare o diminuire i tassi dei processi biogeochimici (come l’assorbimento di CO2) dal 15% al 250%. Ne sono un esempio le formiche: nei suoli in cui sono presenti questi insetti l’assorbimento naturale dell’anidride carbonica è accelerato di 335 volte rispetto ad ambienti in cui le formiche sono assenti.

Nel Serengeti, la decimazione degli gnu avvenuta nella metà del secolo scorso ha portato a una crescita significativa della vegetazione, e di conseguenza sia degli incendi che ogni anno consumavano l'80% dell'ecosistema, sia del rilascio netto di CO2 nell'atmosfera. Quando la gestione delle malattie degli gnu, gli sforzi anti-bracconaggio e alcuni interventi di reintroduzione hanno aiutato le popolazioni animali a recuperare, una quota maggiore del carbonio immagazzinato nella vegetazione è stato consumato dagli gnu e rilasciato come letame (anziché come anidride carbonica durante gli incendi), mantenendolo nell’habitat e ripristinando l’ecosistema del Serengeti come un importante serbatoio di CO2.

Infine, anche i copepodi (minuscoli crostacei simili a gamberetti) rimuovono grandi quantità di carbonio dai corpi d’acqua; gli elefanti, invece, non solo disperdono e aiutano la germinazione di molti semi, ma favoriscono pure la rigenerazione degli alberi a maggiore capacità di accumulo di carbonio.

In un documento recentemente pubblicato su Nature Geoscience, un biologo della Saint Louis University e i suoi colleghi hanno spiegato che le popolazioni di elefanti nelle foreste dell'Africa centrale facilitano lo sviluppo di alberi a crescita lenta, con alta densità di legno, che sequestrano più CO2 dall'atmosfera rispetto alle specie di alberi a crescita rapida, che sono il cibo preferito dei questi pachidermi e che accumulano meno anidride carbonica. 

© Shutterstock, Lara Zanini, WWF

Alle 20.30 di sabato 27 marzo ricordiamoci di spegnere le luci per un'ora. È un'occasione per manifestare la nostra vicinanza alla natura, unendoci ad altri milioni di persone in giro per il mondo. 

In apertura: Unyuk, femmina di orango, abbraccia la figlia Ursula di 4 anni, a Camp Leakey, Tanjung Puting National Park, Central Kalimantan, Borneo, Indonesia. 

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