Carey Mulligan ed Emerald Fennell parlano di Una donna promettente

Carey Mulligan ed Emerald Fennell hanno lavorato abbastanza a lungo nell’industria cinematografica da sapere cosa deve cambiare. La prima, un’attrice candidata all’Oscar che ha girato il

primo film a 21 anni nei panni dell’effervescente Kitty Bennet in Orgoglio e pregiudizio (2005), ha poi recitato in An Education (2009), Shame (2011), Il grande Gatsby(2013), Mudbound (2017) e ultimamente in La nave sepolta (2021). La seconda si è invece è affermata come un’artista versatile, dopo aver interpretato la deliziosa e controversa Camilla Parker Bowles in due stagioni di The Crown (dal 2016 a oggi) ed essere stata la showrunner della seconda stagione di Killing Eve (dal 2018 a oggi), con cui si è guadagnata due nomination agli Emmy.

Una carriera che ha anche aperto la strada al suo esordio alla regia di un lungometraggio, Una donna promettente, un caramelloso revenge thriller che critica aspramente la mascolinità tossica e attribuisce alla società parte della responsabilità. Mulligan interpreta Cassie, una studentessa di medicina che ha lasciato l’università, ossessionata dallo stupro e dalla morte di un’amica. La sua strategia di risposta consiste nell’andare per locali fingendosi ubriaca e aspettare che qualche opportunista le offra un passaggio a casa. Quando però provano ad approfittare di lei, lei si prende la rivincita.

Com’era prevedibile, il film ha fatto il botto alla stagione dei premi e ha intascato cinque nomination agli Oscar: miglior film, migliore attrice per Mulligan, miglior regia e miglior sceneggiatura originale per Fennell, e miglior montaggio. I temi che affronta sono anche molto attuali, sulla scia dell’assassinio di Sarah Everard a sud di Londra, un caso che ha riacceso in tutto il mondo le proteste sulla violenza contro le donne. Mentre si rincorrono le voci sulla sua uscita, abbiamo incontrato le due 35enni londinesi per sapere dei prossimi progetti di Mulligan, cosa ha davvero pensato Fennell delle reazioni alla quarta stagione di The Crown e com’è stato per loro il lockdown avendo dei figli piccoli.

Carey Mulligan e la regista Emerald Fennell sul set di Una donna promettente

© Merie Weismiller Wallace

Qual è stata la genesi diUna donna promettentee lei, Carey, quando ne ha sentito parlare per la prima volta?

Carey Mulligan: “Io ed Emerald in realtà avevamo lavorato insieme quando avevamo 19 anni ma nessuna delle due se l’è ricordato finché non siamo arrivate a metà delle riprese. L’ho poi incontrata di nuovo alla fine del 2018 a casa di un’amica comune. Ci siamo viste ma non abbiamo parlato di questo lavoro. Poi a gennaio mi hanno mandato la sceneggiatura e l’ho trovata sbalorditiva. Non avevo mai letto nulla del genere e così due giorni dopo abbiamo preso un caffè e io ho fatto un sacco di smancerie e le ho detto che volevo fare il film”.

Emerald Fennell: “Volevo scrivere un film che riflettesse questa cosa con cui siamo cresciute tutte, l’idea che far bere le ragazze per poterle ‘sedurre’ – sedurre tra virgolette – fosse un po’ una cosa normale. C’era in tutte le commedie, dove il corpo delle ragazze era una cosa da vincere, quasi con qualsiasi mezzo. Ci pensavo da un po’ e poi mi è venuta in mente questa scena di una ragazza ubriaca su un letto che dice “Cosa stai facendo?” alla persona che la sta spogliando. Poi si tira su sobria e ripete, “Cosa stai facendo?” In quel momento ho capito come sarebbe stato il film”.

Quali sono state le difficoltà di scrivere e recitare un personaggio complesso come Cassie?

EF: “A me sembrava reale. Penso che tutte le donne che conosco abbiano affrontato i loro traumi peggiori con l’umorismo nero. Io e Carey abbiamo parlato molto di dipendenza e autolesionismo. Solo perché sei ossessionato da qualcosa non vuol dire che non puoi anche essere brillante e divertente. La cosa spaventosa per Cassie è che spesso non sa cosa farà dopo. C’è un motivo per cui non pensa alla vera causa della sua sofferenza da tanto tempo, ed è perché sa che quando lo farà, non sarà in grado di tenersi a freno ancora a lungo. Sarà sopraffatta”.

CM: “A me è sembrato più un gioco che una sfida perché mi fidavo di Emerald. Le difficoltà sono state fare un accento americano credibile e ricordarmi tute le parole di Stars Are Blind, il singolo di Paris Hilton del 2006”.

A proposito di quella canzone, che si sente durante una scena particolarmente memorabile, ho visto che Paris Hilton ha scritto in un tweet che il film le è piaciuto molto.

EF: “È stata molto carina. Amo quella canzone, ma penso anche che Paris sia parte della discussione in corso su come noi come società trattiamo le donne e chiediamo loro di fare del loro meglio per superare i traumi. Le cose che le sono successe in passato, di cui ha parlato più di recente, sono molto fastidiose. Nel documentario del 2020 This is Paris (ora divenuto un podcast), Hilton ha svelato di aver subito degli abusi in collegio, da adolescente. Penso sia una persona davvero interessante e quella canzone meritava di essere trattata come il brano pop assolutamente geniale che è.”

Carey Mulligan sul set di Una donna promettente

© Merie Weismiller Wallace

Alcuni stanno etichettandoUna donna promettentecome un “film dell’era #MeToo”. Come replicate a questo e avete visto un cambiamento significativo nell’industria da quando è nato il movimento?

EF: “Per quanto riguarda le classificazioni, è difficile perché non credo che le storie delle donne debbano sempre essere politiche o riferirsi agli avvenimenti del momento. Il #MeToo però è molto importante e una differenza l’ho notata. Quando entrambe abbiamo cominciato come attrici, c’erano delle aspettative riguardo alla nudità. Quasi una cosa su due che mi mandavano conteneva nudità, e lamentarsi o avere qualcosa da obbiettare voleva dire essere conformisti e poco professionali. Credo che questo in effetti sia cambiato, ma non è che sia tutto a posto”.

CM: “Quando ho girato La nave sepolta, il film Netflix del 2021, all’inizio c’è stato un seminario sul comportamento sul posto di lavoro. Lavoravo anche al Royal Court Theatre e il primo giorno di prove il direttore artistico ci ha dato un documento da leggere e firmare con contenuti simili. Questi codici di comportamento danno un’impressione di concretezza. Vengono anche chiamati dei coordinatori d’intimità. In passato, ho decisamente avuto dei momenti in cui mi sono sentita vulnerabile e non completamente in controllo delle scene intime, ed è assurdo che non ci sia mai stato qualcuno a coreografarle come viene per esempio coreografata una zuffa.

“Iniziare a lavorare nel cinema adesso darebbe tutt’altra impressione. La maggior parte delle scene di nudo prima del #MeToo venivano screenshottate e usate negli articoli dei tabloid. Una cosa che non è mai stata accettabile ma credo che adesso sia meno probabile che accada. È importante però stare sempre attenti, perché anche le piccole cose, come un’osservazione apparentemente innocua sull’aspetto di un’attrice nelle recensioni, contribuiscono a questa cultura”.

Assolutamente. Prossimamente, Carey, la vedremo nel biopic di Bradley Cooper sul compositore e direttore d’orchestra Leonard Bernstein?  

CM: “Comincerò a lavorarci più in là quest’anno. È un copione bellissimo e Bradley è il regista uomo più brillante che conosco [ride]. Sono molto contenta di tornare sul set.”

Emerald, e lei che ne pensa della reazione globale alla quarta stagione diThe Crown?

EF: “È stato sciocco da parte mia, ma avevo sottovalutato quanto interesse ci sarebbe stato, in particolare per il personaggio di Camilla. È una persona che ha dovuto affrontare situazioni incredibilmente spiacevoli, quindi è stato carino riuscire a rappresentarla come una donna vera. È questo il bello di The Crown – vedere che sono solo persone che cercano di vivere la propria vita in questo mondo folle”.

Il lockdown è stato un periodo impegnativo, considerando che avete entrambe dei figli piccoli?

CM: “Sì! Sono fortunata perché vivo in campagna, quindi abbiamo spazio, ma siamo molto occupati con due personcine meravigliosamente inconsapevoli di tutta la faccenda”.

EF: “Hai pochissimo tempo ma dà un assetto alla tua giornata. Se non fosse per mio figlio, dormirei fino alle 4 del pomeriggio e poi guarderei Bridgerton, mangiando pizza, quindi probabilmente è una buona cosa.”

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