Le stelle marine sono prive di cervello e di vasi sanguigni e sono dotate di occhi sulla punta di ogni braccio. Anche se ne esistono più
Questi vistosi echinodermi sono i protagonisti della primavera estate 2021 di Versace accanto a tutta una serie di altri motivi di ispirazione marina. Le stelle marine decorano sete stampate e abbelliscono mini abiti o blazer indossati da modelle con i capelli in modalità wet hair. Non è la prima volta che Versace si occupa di oceani. La sfilata era infatti un omaggio alla primavera estate 1992 disegnata da Gianni Versace, Trésor de la Mer , con tutta una serie di creature marine altrettanto affascinanti. .
© Courtesy of Versace
I tesori degli oceani sono sempre stati di grande ispirazione per la moda. Conchiglie, reti da pesca, squali, onde, barriere coralline e coralli, creature degli abissi: il potenziale estetico e simbolico del mare è enorme. A volte i riferimenti sono inequivocabili. Il profilo a ventaglio di una capasanta, o il movimento diafano di una medusa si inseriscono alla perfezione nei motivi e nelle forme dei tessuti più fluidi. E non c’è limite alla fantasia. Il mare — vasto, misterioso, fugace, dà la vita e la prende — è il contesto affascinante in cui nascono miti, favole, e ci si domanda cosa c’è sotto la superficie.
Un immaginario romantico si mescola alle problematiche dell’esistenza
La collezione primavera estate 2010 di Alexander McQueen, prima della sua prematura scomparsa nel febbraio del 2010, si intitolava Plato’s Atlantis, ed era ispirata alla leggenda dell’isola inabissata di Atlantide raccontata da Platone. In una visione apocalittica del cambiamento climatico in cui le calotte di ghiaccio si sciolgono e il livello degli oceani si innalza, le modelle di McQueen incarnavano un processo di adattamento dettato dall’evoluzione: inquietanti ibridi umani-animali che lentamente si trasformano in creature in grado di sopravvivere in un futuro liquido, grazie a branchie e squame iridescenti.
Più di dieci anni dopo, quello che McQueen aveva previsto resta un problema attuale. Il ritorno delle ispirazioni “oceaniche” in passerella incarna l’ormai familiare spaccatura fra quello straordinario spettacolo che è la vita marina e le preoccupazioni più profonde e distopiche. Nel primo caso, c’è Simone Rocha, con il suo tipico e spesso surreale uso delle perle e con i riferimenti frequenti alle storie che vengono dal mare (la collezione autunno inverno 2020, dedicata alle isole Aran si ispirava al tema della perdita e del battesimo in mare).
© Andrew Nuding. Courtesy of Simone Rocha
Le collezioni AI21 di Rixo e 16Arlington sono entrambe ispirate alla figura della sirena, la prima grazie a stampe di donne con la coda di pesce, la seconda con pochette a forma di conchiglia, perfette per qualunque abitante del mare che abbia il pallino della moda.
Le sirene sono un altro soggetto acquatico che piace molto agli stilisti, fumettose o nel ruolo di irresistibili seduttrici. Le abbiamo viste alla sfilata primavera estate 2021 di Burberry, per cui il direttore creativo Riccardo Tisci ha immaginato una “storia d’amore fra una sirena e uno squalo che nasce in mare ma poi viene portata sulla terraferma”. Una palette di sfumature blu declinate su camicie morbide, trench bicolor, cuissard in gomma lucidi, mentre un riferimento più diretto si trova nell’uso della rete. “L’acqua è il simbolo […] di novità, di freschezza, di purificazione”, ha spiegato Tisci. Ma il video che presenta la collezione ha anche una connotazione più tetra, visto che insieme ai modelli e alle modelle nel bosco appaiono anche alcuni uomini in giacca e cravatta e occhiali scuri, e la loro presenza silenziosa fa pensare a un gruppo di squali in avvicinamento.
© Courtesy of Burberry
Le idee più cupe associate al mare nascono di solito dalle nostre paure, paure a volte immediate, come il pensiero di quello che non possiamo vedere, o dei pericoli che si annidano sotto la superficie. Un altro tipo di paura è quella che abbiamo per il futuro dei mari e, di conseguenza, per il nostro.
Una stilista che si pone queste domande è Marine Serre. Fortemente ricettiva rispetto all’eventualità di una devastazione ambientale, l’approccio della designer francese è al tempo stesso pratico e visionario. La sua estetica immagina un mondo futuristico in cui gli indumenti potrebbero fungere più da armature, mentre il suo processo creativo privilegia tessuti upcycled, materiali tracciabili e oggetti inusuali. Fra questi, anche elementi che vengono direttamente dal mare e che decorano gli accessori di Serre: conchiglie, legnetti, perle atificiali e pezzi di lattine portati a riva.
L’amore della moda per gli oceani può spingere il settore a cambiare?
Serre è fra i sempre più numerosi stilisti che utilizzano tessuti ricavati dalle bottiglie di plastica recuperate negli oceani. Nessuno sa di preciso quanto siano inquinati i nostri mari, ma secondo uno studio del 2015 sembra che negli oceani si siano già accumulati più di 150 milioni di tonnellate di plastica, una cifra che secondo le stime triplicherà entro il 2040 se non vengono presi provvedimenti in modo drastico.
© Courtesy of Marine Serre
Fin dalla sua creazione, nel 2017, la griffe di menswear Botter ha fatto dell’emergenza ambientale uno dei suoi temi centrali. La collezione AI21 dei due designer olandesi era accompagnata dal loro manifesto “without the sea, no human, no us”: senza il mare non ci sono gli esseri umani, non ci siamo noi. Le silhouette sartoriali morbide e affusolate della collezione sono arricchite da decorazioni ispirate all’attrezzatura per la pesca, top dal collo alto come quello delle mute da sub, e giacche a vento realizzate con la plastica recuperata negli oceani. Ma qui non si tratta solo di trovate prettamente estetiche, visto che Botter ha annunciato di aver creato un vivaio di coralli sull’isola di Curaçao, nei Caraibi.
E adesso anche la couture entra in azione, e inevitabilmente è la sempre innovativa Iris van Herpen a fare da apripista. Dopo la collezione dell’anno scorso, Sensory Sears, che esplorava le affinità fra le creature marine e il sistema nervoso umano, la PE21 di Van Herpen si è ispirata all’oceano in un modo nuovo: la stilista olandese ha collaborato con gli attivisti di Parley for the Oceans per un abito a mosaico in plastica riciclata. E, come ha detto Herpen a Vogue, “Non ci sono più ragioni per non utilizzare materiali riciclati, bisogna solo cambiare la nostra mentalità”.
© Gio Staiano / Courtesy of Iris van Herpen
In questo momento mari e oceani offrono le più svariate ispirazioni ai designer. Miti ed emozioni, tesori nascosti e meraviglie della biologia marina. Il mare è il luogo della libertà e dell’immaginazione, e forse questo è molto apprezzato in questo momento. Ma il mare rivela anche la capacità che ha l’uomo di distruggere, oltre alla possibilità di portare il cambiamento. E questo filone più cupo, e più focalizzato sul futuro, sembra debba espandersi ulteriormente, specialmente a giudicare dalle collezione autunno inverno 2021 di Matty Bovan. L’ immaginifico designer ha definito il mare “terrificante e incredibile” in una presentazione in cui immagina le conseguenze di un naufragio, evocando immagini angoscianti di disastri naturali.
E se il mare è incostante e metamorfico, anche la sua presenza nella moda continua a offrire molteplici spunti tutti insieme: rifugio, via di fuga, risorse potenziali, potenti distopie, e anche un modo per affrontare un futuro incerto.