Due come noi: Peter Philips e Kim Jones

Peter Philips, creative e image director Christian Dior make-up, conosce Kim Jones da oltre 20 anni, «da quando era a Dazed & Confused. Lavoriamo assieme da

sempre. Con il suo brand, e da Dunhill, Louis Vuitton, Dior, Fendi… se uno ci pensa bene è una cosa straordinaria». «Kim è un amico leale», dice. Soppesa ogni parola accuratamente: «Ha un’immagine anche severa, in un certo senso, in realtà è una persona molto dolce. Sempre gentile. Onesta. Con uno spiccato sense of humour, divertente». 

Cosa la colpisce della visione di Kim Jones? 
Lui sa davvero, esattamente, cosa vuole. È l’equilibrio perfetto tra un creativo e un uomo d’affari, sintesi di estro e razionalità. In sincronia con tutto quello che accade nel mondo: nella moda, nella letteratura, nell’arte. È molto organizzato, si fida delle persone che ha accanto, le lascia fare. E questo rende tutto facile. Un atteggiamento che di fatto aggiunge pressione, perché non vuoi deluderlo. Per molti aspetti mi ricorda Karl Lagerfeld, quando è stato nominato direttore creativo di Fendi si è trattato per me di un passaggio di testimone evidente.  

Le immagini che vediamo in queste pagine, eccezionalmente scattate da lei stesso, sono un tributo alla vostra collaborazione più che ventennale. 
Sono onorato di aver scattato questo servizio per Vogue Italia. Prima d’ora avevo fatto fotografie solo a scuola! Sì, i look ripercorrono alcuni dei momenti più importanti vissuti assieme a livello creativo. La sfilata di Miami con la collaborazione tra Dior e Stüssy, lo show Dior della Prefall 2019 a Tokyo con la scultura dell’artista Sorayama, i look ispirati a Judy Blame, ma anche sfilate Kim Jones del 2003 e del 2005, e la collezione Fall 2021: le grafiche di Kenny Scharf sono il leitmotiv che lega le pagine. 

MODEL: Clea Beuret @ Women Management. Sul viso Dior Backstage Powder-no-Powder, polvere impalpabile per un incarnato mat e luminoso, senza effetto cipriato. Make-up look ispirato alla collezione menswear Spring/Summer 2005 di Kim Jones.    

Ci racconta come si sviluppa il vostro processo creativo? 
Si tratta di conversazioni sempre spontanee. Quello che Kim si aspetta da me è molto astratto, prendiamo per esempio il tributo Dior a Judy Blame. La reference era chiarissima. Appena ho visto la collezione ho notato però che c’erano moltissimi accessori e dettagli e ho deciso di mettere solo due punti luce sotto agli occhi, che in passerella avrebbero brillato come piccoli diamanti. Il make-up meno costoso mai realizzato! E allo stesso tempo in linea con il personaggio perché Judy Blame era solito prendere spazzatura dalla strada e trasformarla in gioielleria.  

Un approccio filologico, il suo, che spesso supera il protagonismo.  
Ho un enorme rispetto per l’immagine nella sua interezza: se devo tenere un profilo basso e mettere l’ego da parte perché l’insieme risulti più forte, lo faccio volentieri. Il nostro è un teamwork. Se ognuno vuole mettere per forza tanto del suo non funziona, è come un dessert troppo dolce, al secondo boccone ti ha già stancato. 

Model: Jean Meyer @ Tigers. Sulle labbra Rouge Dior Satin Balm, natural, trattamento labbra universale, con il 95% di ingredienti di origine naturale. Make-up look realizzato da Peter Philips ispirato alla collezione Dior Men FALL 2021 di Kim Jones. Foto @ BVBA PHILIPS P&A.


È per questo che troviamo, per certi versi, anche degli inediti?  
Inediti nella realizzazione, non nell’idea. Gli sticker Kenny Scharf sulla faccia dovevano essere il make-up della Fall 2021 ma poi… osservando le silhouette e i capelli ho pensato fosse meglio evitare e Kim ha risposto: però mi piace moltissimo, facciamolo per Vogue Italia. Il look con la mascherina rossa si rifà allo show Dior in collaborazione con Stüssy, tenutosi a Miami durante Art Basel alla fine del 2019. Nella mia mente è un’ombra alla Blade Runner creata dai bucket hat. Come filo conduttore della storia le grafiche di Kenny Scharf. Per questo, anche qui si ritrovano nei guanti che vestono le tre mani in vogueing pose: ricordano una sfilata di Kim del 2003 in cui ballerini di vogueing si muovevano tra luci e specchi effetto disco ball. 

Qual è, nella sua carriera, il significato di community creativa? 
Olivier Rizzo e Willy Vanderperre erano miei compagni di scuola alla Antwerp Fashion Academy. Raf Simons l’ho conosciuto ancor prima di Kim. Sono tanti gli artisti e i creativi che occupano un posto speciale nella mia carriera, penso anche a fotografi come Inez & Vinoodh e Richard Burbridge. Quando mi sono laureato, Dries Van Noten era nella giuria! Abbiamo collaborato assieme a moltissime sfilate per lungo tempo. È quando ognuno si mette a parlare delle proprie passioni che comincia il confronto, lo scambio. Per Kim è lo stesso: c’è una sorta di gang attorno a lui, da tantissimi anni. Quand’è con Shelley Durkan, che si occupa dei casting, li senti sghignazzare e ti sembra di vederli ancora, per un attimo, alla Saint Martins. Anche con Lucy Beeden, suo braccio destro, sono come vecchi compagni di scuola. Trovo commovente vedere come siano cresciuti assieme, anche sul lavoro sembrano un gruppo di amici a cui unirsi in qualsiasi momento con un semplice “ciao”. 

In apertura. Model: Ajok Madel @ Oui Management. Ha effetto modulabile e texture fluida Dior Backstage Face & Body Foundation, in 40 shades differenti, qui nella sfumatura 9 neutral. Make-up look realizzato da Peter Philips che rimanda alla sfilata Dior Men FALL 2019 di Kim Jones. Foto @ BVBA PHILIPS P&A.

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