Il punto di vista di Casa Vogue. Poltrona R63 di Tato

Benedetti sian gli archivi e lode a chi li ha inventati, viene da dire ogni volta che dai cassetti  ritornano alla luce (e alla produzione) pezzi

che la storia ha temporaneamente accantonato. La possibilità di (ri)conoscere pezzi piccoli e grandi del grande complessissimo quadro del progetto del 900 arricchisce le prospettive e i punti di vista di lettura, oltre, ovviamente, a rinnovare il piacere di ammirare forme e idee ancora attualissime nonostante l'età. E anzi, è proprio la distanza del tempo che conferisce loro ancora più pregio. Accade ora per la Poltrona R63, disegnata dall’architetto milanese Ignazio Gardella (quello del PAC, per intenderci), nei primissimi 60 per la sala da pranzo dell’Hotel Cavalieri-Hilton di Roma. 

Poltrona R63, design Ignazio Gardella, Tato.

Conquista subito il profilo dello schienale, che richiama, semplificandole le linee, quello di una bergère, ma con le ali poggiatesta aperte. Oggi non ci  si fa più caso, ma allora risultava poi assolutamente innovativo il dettaglio del rivestimento che copre completamente le gambe, uniformando i sottili sostegni alla seduta e allo schienale. La poltrona è realizzata con una struttura in massello di legno e con piedini in ottone. L’imbottitura è di poliuretano e viene rifinita, a richiesta, in panno velluto o altri tessuti. Un interessante ritorno che amplia la gamma di progetti di Gardella che la novarese Tato ha già in catalogo – soprattutto luci – ma anche, fra i vari, la bella poltroncina Lido di qualche anno posteriore (1965), ancora per un hotel, l'Excelsior al  Lido di Venezia.

Poltrona R63, design Ignazio Gardella, Tato.

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