Black Beauty Matters

Se la black beauty community fa sentire la sua voce con sempre maggiore consapevolezza e orgoglio, i brand specificamente inclusivi fondati e gestiti da imprenditrici di

colore faticano ancora a emergere, frenati da svariate difficoltà: economiche, finanziarie, sociali. La situazione, però, sta un po’ cambiando. Grazie anche a progetti di sviluppo imprenditoriale come The Black Apothecary Office (BAO) che sostengono, promuovono e incentivano le start-up black o latinoamericane: «La mancanza di diversità nel mercato cosmetico è sconcertante. E le persone di colore non si vedono rappresentate dagli standard estetici e culturali del settore», afferma Jaé Joseph, cofondatore BAO.

Secondo uno studio della Nielsen, il settore di prodotti per capelli black vale da solo più di 2,5 miliardi di dollari, mentre si prevede che la spesa complessiva da parte dei consumatori afroamericani sarà di oltre 1,5 trilioni di dollari entro la fine dell’anno. Il mercato beauty in generale si aggira, in questo momento, sui 532 miliardi di dollari, con una spesa da parte degli afroamericani di 127 milioni per i prodotti di igiene personale e 465 di skincare. E allora: chi trae profitto da un settore che cresce così rapidamente e, cosa ancora più importante, chi dà spazio e sostiene le/gli aspiranti imprenditrici/imprenditori black che vogliono entrare nel mercato?

Jaé Joseph, founder di The Black Apothecary Office (BAO). Photographer: Christian Cody. Stylist: Eric Ellison. Full look: Theo Philio.

«Il settore è dominato dai brand storici, e sono tanti gli ostacoli da superare per trovare finanziamenti, canali di distribuzione efficaci e un’adeguata visibilità», dice Joseph. Più di cento brand hanno chiesto di partecipare al progetto di sviluppo organizzato da BAO che verrà lanciato a giugno. «La mia missione è abbattere le barriere strutturali che ostacolano l’equità in questi mercati specifici. E convincere i consumatori non solo a “comprare black”, ma anche a “costruire black”».

Gli aspiranti imprenditori beauty saranno coinvolti in un progetto di formazione della durata di tre mesi fra panel e incontri settimanali incentrati su argomenti che vanno dal branding ai servizi legali, dal know-how finanziario alle vendite, dal marketing al networking, per poi accedere a un finanziamento che consentirà di far decollare la loro attività. «La nostra società è pronta per il cambiamento e la black community è probabilmente l’audience più influente. Non lanciamo solo nuovi trend, abbiamo un ruolo importante nella cultura che va oltre le mode. I settori beauty e wellness sono stati inaccessibili per anni agli imprenditori black e latinoamericani. Negli ultimi decenni abbiamo dimostrato costantemente la capacità di influire sul mercato dei consumi attraverso i nostri acquisti, eppure siamo ancora scarsamente rappresentati come business leader».

L’azienda più grande che si è impegnata a sostenere le imprese beauty di colore è Sephora che quest’anno, con il progetto Accelerate, “incuberà” 50 brand fondati da Bipoc (Black, Indigenous, People Of Color). «Come leader del settore retailing abbiamo la responsabilità nei confronti dei nostri clienti di continuare a offrire brand che siano nuovi, diversi e inclusivi», spiega Priya Venkatesh, Senior Vice President of Merchandising, Skincare and Hair di Sephora. «Accelerate mette a disposizione un’offerta formativa solida, mentorship, supporto per le attività promozionali, accesso a finanziamenti e contatti con gli investitori. Il nostro obiettivo è educare e stabilire una linea diretta con questi brand per sostenerli e promuovere il loro successo nel lungo termine, ma anche per cambiare in meglio il settore in generale. Un volta completato il programma, i brand che vi hanno preso parte saranno messi in vendita negli store Sephora».

Un'immagine di The Black Apothecary Office (BAO), “accelerator” di business legati al mondo della bellezza e pensati da imprenditori black o latino americani.

© COURTESY OF BAO/JAÉ JOSEPH STUDIO.

Lo scorso 19 giugno, giorno in cui ogni anno si ricorda la fine della schiavitù, è stato lanciato 25 Black Women in Beauty (25BWB), progetto che nasce «dal bisogno di una maggiore equità per le donne black nel settore beauty», come spiega la cofondatrice Ella T. Gorgla. 25BWB, a cui si accede solo se si è membri (le aspiranti imprenditrici possono iscriversi sul sito), celebra, valorizza e sostiene le donne black nella beauty industry, inserendole «in quelli che chiamiamo “hub di networking intenzionale”», spiega Gorgla. «Il nostro ruolo è sostenere e promuovere i brand su tutte le nostre piattaforme. I contatti giusti sono fondamentali, ed è una parte essenziale della nostra offerta». 25BWB, che sta sviluppando anche dei piani di finanziamento, punta soprattutto sul potere del networking nel settore beauty. «Il nostro scopo è fornire ai brand tutte le informazioni sulle opportunità di finanziamento disponibili e presto metteremo a disposizione dei membri una directory esaustiva sulle varie risorse. Abbiamo già messo in contatto i nostri iscritti con investitori e incubatori per possibili finanziamenti. E aver portato 25 Black Women in Beauty in prima linea nella lotta per l’equità razziale nel settore corporate in America è il nostro più grande risultato».

La campagna di Glory Skincare, uno dei brand fondati grazie a 25 Black Women in Beauty (25BWB), il progetto, voluto da Ella T. Gorgla, ex executive director Estée Lauder, che sostiene le start-up cosmetiche create da donne black.

© BRIANNA LEE. YOU CAN FOLLOW 25BWB.ORG ON INSTAGRAM @25_BWB.

L’obiettivo di Gorgla è che 25BWB diventi «un catalizzatore per la creazione di ricchezza intergenerazionale nella black community», e spiega che le maggiori difficoltà che una start-up black incontra nel settore beauty sono «il capitale iniziale, la brand awareness e i contatti giusti». E cosa possono fare i beauty brand che vogliono sostenere le donne black a muovere i primi passi nel settore? «Possono aiutarle utilizzando al meglio le loro piattaforme per dare visibilità», spiega Gorgla. «Lo step successivo è mettere loro a disposizione delle risorse specifiche: che si tratti del settore creativo, del packaging design, dello sviluppo prodotto o della filiera. E, infine, servono i finanziamenti, sostanziosi finanziamenti. È meraviglioso vedere dei brand donare con generosità 10.000 dollari per una causa o per un’altra. Ma a un giovane imprenditore, bianco o black che sia, serve molto di più. E le aziende che hanno la possibilità di donare, devono farlo».

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In apertura: un'altra immagine di The Black Apothecary Office (BAO).

Da Vogue Italia, n. 847, aprile 2021

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