Kim Jones’ Place

Cosa, in fondo, può ricordare più da vicino le crepe della terra e la luce dell’atmosfera se non questo spazio di vetro e cemento, così serenamente

brutalista, nel cuore di West London? Reminiscenza ben piantata, viene da pensare, di un padre geologo che per anni l’ha educato all’arte incantata del collezionismo, portando a casa da tutto il mondo oggetti, mobili, ceramiche, minerali. In principio Kim Jones – direttore creativo di Fendi e Dior Homme dopo gli anni da Dunhill e Louis Vuitton – era alla ricerca di una palazzina georgiana, per innestare il suo gusto tra stucchi e torrette tonde, oppure ottagonali. Poi, la fascinazione per certi spazi postindustriali ammirati nei viaggi a Los Angeles ha scavato più forte, cristallizzandosi nell’incontro con questa dimora da ottocento metri quadrati progettata nel 2006 da Gianni Botsford Architects in un backside garden di Notting Hill, subito vincitrice del RIBA International Award e dell’AIA Excellence in Design Prize.

La grande libreria a tutta parete che domina il salone. Sugli scaffali realizzati seguendo un progetto di Jean Prouvé, Jones ha raccolto vere rarità editoriali, come l’unica copia mai stampata del magazine Studio 54, una prima edizione di On the Road di Jack Kerouac, una copia di anteprima di Howl di Allen Ginsberg. «Ho cominciato a mettere in ordine», dice Jones. «È un work in progress».

© Jackie Nickerson

Sulla carta da parati Rousseau dipinta a mano, di de Gournay, un quadro di Alex Foxton.

© Jackie Nickerson

«Casa, per me, rappresenta uno spazio protetto dove trovare la calma della mente lontano da tutto e da tutti. Qui, ho sentito un’energia che potrei definire soltanto zen», dice Jones, col suo accento rotondo da “The Crown”, seduto in punta a un divanetto basso e dando le spalle a una galleria di dipinti sistemati sia sopra sia di fianco al caminetto, con tele di Roger Fry fino alla “Mrs Hallowday” di Duncan Grant, pittore e designer di tessuti, nonché compagno dell’economista più importante del secolo scorso, John Maynard Keynes. Poco oltre, vicino alla scala a chiocciola che porta ai livelli superiori, uno dei ventisei ritratti che tra il 1916 e il 1917 Henri Matisse dedicò a Loreta Arpino, modella italiana di umili origini ciociare da lui soprannominata Laurette, che nel dipinto di Jones ha i capelli raccolti e uno scialle verde sulle spalle. Dice il designer: «L’istinto per il collezionismo l’ho ereditato dai miei genitori, compresi i libri tanto amati da mia madre e i tappeti portati da papà. Mi percepisco come un custode dell’arte. E mi interessa molto cosa accadrà dopo, come renderla accessibile in futuro a un pubblico il più ampio possibile».

La scala che porta al grande salone con camino. Nonostante il massiccio impiego di metallo, vetro e cemento, i vasti ambienti e gli alti soffitti che caratterizzano gli ottocento metri quadrati dell’edificio modernista, progettato da Gianni Botsford Architects nel 2006, possiedono una magnificenza mai fredda. A dispetto delle considerevoli dimensioni, la costruzione è pressoché invisibile all’esterno.

© Jackie Nickerson

La piscina che corre longitudinalmente all’interno dell’abitazione. L’acciaio è ampiamente presente anche nella cucina e nel bagno.

© Jackie Nickerson

Un afflato, ricorda scherzosamente, iniziato da bambino raccogliendo le figurine dei protagonisti di “Star Wars”. Poi raffinato in età adulta con l’amore per le ceramiche e i libri, che accoglie sugli scaffali monumentali che vestono i muri della casa. «Sono in gran parte prime edizioni autografate, tra cui volumi di Virginia Woolf e altri scrittori legati al Bloomsbury Group», racconta, ribadendo il sentire che lo lega al gruppo di artisti nato a metà Ottocento intorno a Cambridge e al King’s College di Londra, esploratori tenaci delle nuove frontiere della sessualità, del pacifismo e dell’armonia sociale, cui di recente ha reso omaggio nel suo debutto alla guida della maison Fendi. Intellettuali che, diceva la poetessa Dorothy Parker con iperbole elegante e allusiva quanto intraducibile, «lived in squares, painted in circles and loved in triangles».

Sul tavolo: ceramiche del vasaio sudafricano Hylton Nel; dipinto di Peter Doig; scatola realizzata negli Omega Workshops; tartaruga in bronzo di François-Xavier Lalanne. Sul ripiano inferiore del tavolo, altre ceramiche di Hylton Nel.

© Jackie Nickerson

Due tele di Alex Foxton, designer del menswear di Dior da pochissimi anni, e totalmente da autodidatta, approdato alla pittura. Il suo successo è stato immediato: due personali sold-out e un importante parterre di collezionisti in costante aumento, conquistati da un tratto e un uso del colore di forte impatto e originalità.

© Jackie Nickerson

(Continua)

In apertura: la copertina del numero di aprile di Casa Vogue. Nella foto si vede il camerino della casa di Kim Jones, a Londra; alla parete, Paloma Picasso in YSL Couture, di Antonio Lopez. Foto di Jackie Nickerson.

Leggete l’articolo integrale di Raffaele Panizza e sfogliate il servizio fotografico di Jackie Nickerson sul numero di aprile di Casa Vogue, in edicola con Vogue Italia

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