Covid-19 e vita notturna: tutto è cambiato per sempre?

Conosciamo tutti quella sensazione: un mix di attesa e esaltazione che pregustiamo mentre stiamo per entrare in un club, o mentre attraversiamo il corridoio che porta

in un enorme salone dove all’interno corpi sudati si muovono al ritmo della musica. C’è chi ama il basso, chi è attratto dal people watching e chi invece brama quella sensazione di libertà. Di certo nessuno ama la fila per il bagno o davanti al bancone del bar.

Per molti di noi, si tratta di un ricordo ormai lontano dal momento che ci troviamo in pandemia da più di un anno e i locali notturni sono stati costretti a chiudere al fine di contenere la diffusione del coronavirus. I primi tempi, alcuni di questi hanno sperimentato con alternative online come il Club Quarantine - basta il nome di due progetti – l’Instagram Live party del DJ D-Nice, su cui si sono sintonizzati anche Joe Biden, Michelle Obama e Rihanna e, quello che è stato ribattezzato “il nuovo queer club più hot di Zoom”.

C’è stata l’iniziativa United We Stream, una sorta di venue virtuale lanciata per fare crowdfunding a favore dei club berlinesi mentre alcuni artisti si sono esibiti sulla piattaforma di live-streaming Twitch. All’inizio era una bella novità ma, col tempo, molti hanno iniziato ad essere stanchi di stare perennemente di fronte ad uno schermo e hanno imparato ad accettare che – forse – la vita notturna non era destinata a far parte della nuova normalità.

Ma ora quella ‘nuova normalità’ sta assumendo un’altra forma ancora. Grazie ai progressi della campagna vaccinale, in Gran Bretagna e in alcuni Paesi europei, si prevede che club e discoteche riapriranno entro l’estate. Ma che aspetto avranno dopo il Covid-19? E, cosa più importante, sarà sicuro frequentarli?

The Pat MacGrath Labs Mothership Ball al China Chalet di New York, 6 settembre 2017

© Andrew Toth

Vita notturna di un anno senza precedenti

“C’è un buon motivo per cui, di fronte alla pandemia, le discoteche sono state le prime a chiudere e saranno la ultime a riaprire”, dichiara Paul McKay dell’Imperial College di Londra, uno scienziato impiegato nello sviluppo del vaccino anti-Covid. “Durante una pandemia, andare in discoteca è probabilmente una delle cose più pericolose da fare”. Ballare incrementa la frequenza respiratoria che, a sua volta, può aumentare la quantità di virus espulsa. Questo, unito alla mancanza di una ventilazione adeguata, è esattamente ciò che rende le discoteche luoghi ad alto rischio. “La stessa cosa vale per le palestre”, afferma McKay, “ma nei locali notturni entra in gioco anche il consumo di alcol che abbassa le inibizioni, il che significa un’alta probabilità che la gente non rispetti le regole sul distanziamento sociale”.

La motivazione è quindi comprensibile ma le restrizioni hanno portato alcuni dei locali storici più amati di tutto il mondo a chiudere i battenti per sempre. È il caso degli Stati Uniti dove a farne le spese è stato il newyorkese China Chalet, ristorante cinese di giorno e cuore pulsante della movida più stilosa di notte. O Eighteenth Street Lounge di Washington DC, che ha chiuso dopo ben 25 anni di attività. Lo stesso vale per Rage, noto gay club in zona West Hollywood. Anche i locali dedicati alla musica sono stati colpiti duramente e qui, tra le ‘vittime’ ci sono anche i musicisti emergenti che hanno meno possibilità di farsi conoscere e rafforzare il proprio fan base con performance dal vivo.

Teyana Taylor e Naomi Campbell al Pat McGrath Labs Mothership Ball, del China Chalet, 6 settembre 2017

© Andrew Toth

In Gran Bretagna, i sussidi messi a disposizione dal governo abbinati al supporto aggiuntivo del sindaco di Londra a favore di alcuni spazi queer della capitale britannica hanno contribuito a farli reggere durante il lockdown dell’anno scorso mentre per artisti e performer della vita notturna sono state istituite campagne di crowdfunding. Ciononostante, le serate itineranti (in contrapposizione agli eventi con sedi permanenti) sono state sospese e, spesso, chi si guadagna da vivere lavorando in questo settore non ha potuto usufruire di alcun aiuto.

Nadine Artois, curator e DJ che ha fondato Pxssy Palace, una nota serata evento della scena notturna londinese, frequentata prevalentemente da persone di colore, queer e transgender, è una delle tante vittime. “Il Covid mi ha portato via la mia fonte di guadagno principale e ha influito immensamente sulla mia salute mentale”, ci racconta. “C’è un senso di lutto collettivo per la chiusura di discoteche e club, specialmente nella comunità queer e trans, in quanto, storicamente, questi sono i luoghi in cui molti di noi si sentono visti e protetti”.

Una vita notturna ‘sicura’: cosa significa?

In quei Paesi dove i governi sono riusciti a contenere la diffusione del virus, i locali notturni hanno riaperto piuttosto in fretta creando uno sorta di modello di riferimento per il resto del mondo. In Nuova Zelanda, che ha avuto 26 morti su un totale di circa 2500 casi, le discoteche hanno riaperto a pieno regime a metà 2020. A ottobre, Friendly Potential, un collettivo che organizza party ma non solo, ha lanciato un festival di due giorni soprannominato Catacombs, a Auckland. “Possiamo andare a ballare e divertirci solo se siamo al livello di allerta 1, il che significa che non c’è trasmissione attiva del virus all’interno della comunità. Inoltre utilizziamo il servizio di tracciamento dei contatti”, spiega Scarlett Lauren, che si occupa di co-organizzare l’evento.

La scorsa estate, a Berlino, un breve calo dei contagi aveva portato alla riapertura dei locali dandoci un piccolo assaggio di come potrebbe essere la situazione nei prossimi mesi. Il leggendario Berghain aveva messo a disposizione il giardino. Le discoteche all'aperto nel mesi estivi del 2020 sono state la soluzione anche in Italia. Una delle più note, il Covo di Nord Est tra Santa Margherita e Portofino in Liguria ha aperto a fine giugno nel rispetto di tutte le normative: prenotazione online per il tracciamento, rilevamento della temperatura e mascherina d'obbligo anche mentre si ballava. Purtroppo a metà agosto, come tutti i locali notturni, anche questo è stato costretto a chiudere, nonostante dal locale assicurino che in quei 45 giorni o giù di lì non è stato registrato nessun caso di contagio. 

“Se stare all’aperto non mette al riparo da rischi in maniera assoluta, il flusso d’aria rende il locale più sicuro”, afferma McKay. Che ne sarà quindi dei locali al chiuso? “In via precauzionale, potrebbero introdurre più ricambi d’aria attraverso un nuovo sistema di ventilazione e estrazione. Il problema di fondo sono le particelle virali disperse nell’aria, quindi qualsiasi sistema che le riduce rende l’ambiente più sicuro”.

McKay ritiene che con l’avanzare della campagna vaccinale, la gente inizierà a lasciarsi andare e le discoteche non saranno più viste come un grosso rischio. Ma il rilassamento dei comportamenti potrebbe causare una nuova ondata di casi. “Inoltre, alcuni Paesi potrebbero non essere in grado di produrre milioni di dosi di vaccino da un momento all’altro a meno che non si possa fare affidamento su diversi fornitori”, dichiara. “E i primi ad avere la priorità saranno gli over 60 e 70, la categoria più a rischio ma anche quella che è meno probabile frequenti club e discoteche”. McKay aggiunge che, anche quando i vaccini saranno ampiamente disponibili per tutta la popolazione adulta, ci vorranno ancora almeno sei settimane per sviluppare l’immunità.

Una performance di Lizzo al Met Gala "Boom Boom Afterparty" at Top of the Standard di New York, 6 maggio 2019

© Rebecca Smeyne

In altre parole, sebbene il vaccino significa che molti dei locali notturni di tutto il mondo potranno riaprire nel 2021, questo non deve rappresentare il via libera alla movida più sfrenata. A tal proposito, basta ricordare come l’anno scorso, a Seoul, la riapertura delle discoteche abbia causato un nuovo focolaio di coronavirus nel giro di pochi giorni. Lo stesso è accaduto in Spagna e Danimarca dove hanno riaperto club e locali per richiuderli poco dopo a causa dell’aumento dei contagi.

Ripensando una vita notturna migliore e più sicura

Nel corso della pandemia, si è parlato spesso di come rendere ‘sicura’ la vita notturna. Soluzioni come le avveniristiche tute DPI realizzate dallo studio di Los Angeles Production Club o le giganti bolle di plastica che garantiscono il distanziamento sociale, sperimentate al concerto dei Flaming Lips l’ottobre scorso, potrebbero fornire la soluzione giusta?

Lupita Nyong'o, Janelle Monae e Michael B. Jordan al Kanye West Met Gala After Party all'Up & Down, New York, 6 maggio 2019.

© MediaPunch Inc / Alamy

In attesa di scoprirlo, Artois ritiene che sarebbe meglio investire il momento attuale capendo come migliorare il settore. “A causa del Covid-19, molti hanno avuto difficoltà di tipo finanziario e psicologico. Abbiamo iniziato a supportarci a vicenda in modi nuovi; quindi, per quanto mi riguarda credo che la cosa migliore da fare sia chiederci come possiamo portare quel senso di attenzione, riguardo reciproco e accessibilità nella scena clubbing del futuro”.

La movida notturna non sarà più quella di prima – conclude Artois – ma questo potrebbe diventare un terreno fertile per nuove opportunità: le comunità queer, trans, indigene, Black e POC sono incredibilmente resilienti. Abbiamo dato vita a cose straordinarie a partire dalle nostre battaglie e continueremo a farlo. È il momento di essere creativi e ripensare ciò che è possibile”.

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