Nello scorso anno, la pandemia potrà anche aver portato a un aumento degli acquisti di loungewear ma, siamo pronte a scommettere che il desiderio di
Ma ciò che è ancora più positivo è che questo particolare completo del brand di Seattle, Public Habit — che vanta altre fan celebri come Hailey Bieber (la quale ha descritto il cashmere come “comodo e delizioso”) e Miranda Kerr — ha ottime credenziali di sostenibilità. Co-creato dalla giornalista, regista e collaboratrice di Vogue, Sophia Li, il set è realizzato in cashmere tracciabile proveniente dalla Mongolia e certificato OEKO-TEX (il che significa che non contiene sostanze chimiche dannose) e – altro aspetto importante – è stato pensato per durare a lungo.
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“La longevità era un fattore essenziale”, spiega Li – una figura chiave del movimento a favore della sostenibilità – via Zoom dalla sua casa di Brooklyn. “Volevo creare un set in cashmere che non fosse adatto solo per lavorare da casa ma che mi permettesse di uscire e mi facesse sentire elegante. Un capo con cui potessi andare ad un incontro di lavoro o da indossare per viaggiare. Qualcosa che andasse oltre il periodo della pandemia e fosse in grado di rimanere attuale, stagione dopo stagione”.
Sophia Li, che è stata contattata dalla co-fondatrice Sydney Badger ad aprile 2020 con la proposta di creare una capsule collection per Public Habit, ha partecipato attivamente a tutte le fasi del processo creativo. Capire come funzionava l’intera filiera produttiva, a partire da dove proviene il cashmere e come sono realizzati i capi, era fondamentale. “Il fornitore di cashmere ha il rating più alto che si possa avere e il vello delle capre è pettinato e non tosato, il che è un metodo migliore per gli animali”, commenta Li, aggiungendo che lo stabilimento di Ningbo, in Cina, è stato scelto da Public Habit per i gli alti standard ecologici e sociali.
Al fine di non contribuire all’enorme problema dei rifiuti dell’industria della moda (si stima che ogni secondo l’equivalente tessile di un camion della spazzatura venga bruciato o gettato nelle discariche), Public Habit non dispone di alcun inventario e opera, invece, secondo il modello made-to-order. In linea con la filosofia slow-fashion del marchio, ogni ordine richiede tre-quattro settimane prima di arrivare al cliente.
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“La scoperta più grande quando abbiamo lanciato il nostro business è stato renderci conto di quanto arretrata fosse la filiera produttiva”, spiega Badger, che ha fondato Public Habit nel 2019 assieme all’ex collega conosciuto in Amazon Zakhar Ivanisov. “Si generano un sacco di rifiuti con ordini che arrivano nel giro di due giorni in quanto il marchio deve produrre dai 6 ai 12 mesi in anticipo in quantità molto superiori a quelle di cui ha realmente bisogno”.
Quando il brand si è unito all’iniziativa globale Carbon Calories per misurare l’impronta di CO2 del maglione di cashmere creato da Li rispetto ai correspettivi convenzionali, il team ha scoperto che il modello produttivo tradizionale può portare ad un 20% o oltre di inventario invenduto contribuendo in maniera significativa a emissioni di carbonio più alte. Ha inoltre appreso che indossare un capo più a lungo è il metodo più efficace per ridurre la sua impronta di carbonio. E questo rappresenta un elemento del dialogo sulla sostenibilità che non viene mai discusso a sufficienza.
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Questo è il motivo per cui, al momento del pagamento, Public Habit chiede ad ogni cliente di impegnarsi ad indossare il capo almeno 30 volte e a considerarlo un investimento a lungo termine. “Abbiamo fatto tutto quanto era in nostro potere per creare una collezione con il minor impatto ambientale possibile e realizzata con materie prime di provenienza etica ma la sostenibilità continua con il cliente”, afferma Li. “L’acquisto di un capo sostenibile non rende sostenibile il consumatore. La sostenibilità è uno stile di vita e va praticato continuamente”.