Cannes 2021: Marion Cotillard racconta Annette, il musical che ha inaugurato il festival

Cannes 2021: Marion Cotillard racconta Annette, il musical che ha inaugurato il festival

La divina Marion Cotillard osa quello che, sul red carpet, ai comuni mortali al Festival di Cannes è vietato: shorts da ciclista e scarpe basse. E

già solo per questo, prima ancora della proiezione del suo film Annette, prossimamente in Italia e pellicola d’apertura dell’edizione 2021.

A lei si perdona tutto, perché le basta accennare un sorriso e, voilà, la sala s’illumina. D’altronde deve anche compensare l’assenza nell’incontro stampa del collega di set Adam Driver, che già dopo il tappeto rosso si è defilato. Si dice che in passato evitare di vedere le proprie performance gli abbia portato fortuna, inoltre non sopporta rivedersi su grande schermo, quindi spetta all’eterea artista francese fare gli onori di casa. Alla manifestazione, in effetti, è una presenza fissa se si pensa che in sei anni è stata presente con cinque film in concorso.

Marion Cotillard

Stavolta osa in un musical fantasy che segna il debutto di Leos Carax. Per l’occasione interpreta Ann, una cantante d’opera che sposa il comico di successo Henry (Driver), per poi passare dall’idillio all’incubo nella vita matrimoniale, dopo la nascita dell’insolita Annette, a cui il progetto è totalmente dedicato.

Marion Cotillard e Adam Driver

Ai giornalisti provenienti da tutto il mondo, o quasi, Marion Cotillard ha raccontato quest’esperienza singolare.

Com’è stata quest’esperienza?

Ho cercato di arrivare sul set il più preparata possibile, considerata la peculiarità del processo artistico del film. A differenza della stragrande maggioranza dei musical, infatti, stavolta in tutte le scene abbiamo cantato dal vivo, quindi mi sono allenata tantissimo. Per praticità, di solito, se ci sono canzoni in un copione le si registra prima delle ripresa. Stavolta, invece, ogni movimento del corpo ha cambiato il suono. Per me, comunque, è stato stupendo esplorare anche le piccole imperfezioni nella mancanza di respirazione in alcuni momenti.

Il film parla anche della pressione della fama, crede possa diventare addirittura letale?

Secondo me gli esseri umani inseguono il desiderio spasmodico di approvazione in ogni campo della vita. Ecco perché per me costruire questo personaggio è stato stimolante. La capisco bene: mi è capitato di ricevere conferme professionali e riconoscimenti, eppure mi chiedo se sia mai abbastanza.

Marion Cotillard e Adam Driver

In che senso?

La domanda che mi pongo spesso è: perché voglio essere guardata, ammirata e rispettata da gente che neppure conosco? In effetti questo aiuta a costruire la propria autostima e ad alimentarla, se non ti ami abbastanza. In quel caso affidi tutto alla risposta del pubblico, desiderando che ti metta su un piedistallo, il che non è logico, anzi ti può distruggere in maniera anche più profonda. Tante celebrity fanno un ruolo precipitoso verso il basso perché puntano tutto sulla fama.

A livello personale, si considera un’estimatrice dell’opera?

Confesso di non aver avuto mai alcuna familiarità con la lirica. A quindici anni ho ascoltato la Carmen e visto il film, ma dal vivo la prima opera l’ho vista prima d’iniziare le riprese di Annette.

Che le è sembrato?

Ero davvero scioccata, scossa, commossa dalle voci in un modo che non sapevo neppure spiegare. I cantanti si lasciano trasformare la voce in emozioni, ecco perché non è raro che piangano continuando a cantare.

Come spettatrice ha avvertito la stessa intensità?

Questo trasporto arriva al pubblico in maniera profonda perché è qualcosa di potente.

Cos’ha in comune quest’esperienza musicale conLa vie en rose, che le è valso il Premio Oscar?

Non mi piace paragonare i progetti perché non sarebbe giusto, ma se proprio vogliamo trovare dei parallelismi possiamo dire che entrambi i film hanno una musica eccellente.

Qual è il cuore del film?

È sicuramente l’amore di questi due che s’incontrano e s’innamorano subito. Il loro rapporto è fatto di dettagli, di sguardi, di momenti. E io li ho messi in scena seguendo palla lettera le richieste del regista, senza starne a parlare troppo.

Era tutto molto strutturato?

In realtà ogni giorno arrivavo sul set senza sapere cosa sarebbe successo, un giorno mi sono ritrovata con tacchi vertiginosi, un altro a camminare cantando in un corridoio talmente angusto che, non potendo guardare dove mettessi i piedi, avevo costantemente il terrore di rompermi una gamba cadendo.

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