L’antidoto perfetto alla saturazione digitale? Una galleria lunga 40 metri che mette in risalto il potenziale e il talento del lavoro artigianale grazie agli straordinari e
Chambre de Soie (camera di seta), così si chiama il lavoro, che si ispira alla sala dei ricami di Palazzo Colonna a Roma, ma anche al romanzo del 1929 di Virginia Woolf Una stanza tutta per sé, è opera dell’artista francese Eva Jospin, e ha preso vita grazie al lavoro meticoloso degli atelier Chanakya e della Chanakya School of Craft in India. Su una base di seta, sono stati ricamati fili di canapa, lino e cotone per creare un paesaggio bucolico — in 400 diverse toni di colore — nella location della sfilata, il giardino del Museo Rodin a Parigi.
© SOPHIE CARRE / CHANAKYA / CHANAKYA-SCHOOL-OF-CRAFT
Jospin è l’ultima delle tante, prolifiche artiste che hanno collaborato con Dior da quando Maria Grazia Chiuri ha preso le redini della maison, nel 2016. Per la haute couture autunno inverno 2019, ad esempio, Penny Slinger ha ideato una casa di bambole dorata indossata dalla modella Mona Tougaard, mentre Judy Chicago ha creato la scultura monumentale di una dea per uno spazio sfilata che ricordava un utero (haute couture PE20), prima di collaborare nuovamente con la griffe lo scorso anno per una limited-edition della Lady Dior art bag.
Poco dopo la fine della sfilata, quando l’ultima modella ha percorso la passerella in un abito di velo verde, con un décor ispirato alle foglie, abbiamo incontrato Jospin per saperne di più della sua vita di artista e di come ha dato vita a uno dei suoi lavori più ambiziosi.
© PRARTHNA SINGH / CHANAKYA / CHANAKYA SCHOOL OF CRAFT
Tuo padre, Lionel Jospin, è stato primo ministro francese dal 1997 al 2002. Come mai hai scelto di dedicarti all’arte?
“È una storia lunga! Da bambina sognavo di diventare pittrice e da adolescente mi sono resa conto di quanto sarebbe stato complicato. Per questo mi sono presa del tempo per me, per capire cosa volevo fare prima di iscrivermi alla École Nationale Supérieure Des Beaux-arts di Parigi quando avevo più o meno vent’anni, ma c’è voluto un po’ prima di creare lavori che fossero interessanti. All’inizio, non erano un granché (ride).”
Quali sono gli artisti che ammiri?
“Sono un’eclettica e non guardo a nessuno dei maestri in realtà perché, come artista donna, essere paragonata a loro può essere pesante. Detto ciò, sono gli artisti che amo. Per Chambre de Soie, mi sono isirata ai lavori degli artisti del movimento Nabi, in particolare ai dipinti di Édouard Vuillard (1868 -1940, NdR) e alla sala dei ricami di Palazzo Colonna a Roma che molti considerano un lavoro artigianale, ma che per me è un capolavoro. Ho studiato gli arazzi per capire come i ricami si armonizzano con lo sfondo e con i colori, creando un dipinto che sembra quasi un camouflage. Ho voluto che lo sfondo fosse sempre presente, perché ci fosse un contrasto con i fili”.
© PRARTHNA SINGH / CHANAKYA / CHANAKYA SCHOOL OF CRAFT
Quando hai avuto l’idea perChambre de Soi,e come si è sviluppata?
“L’idea mi è venuta quando mi trovavo in una residenza d’artista a Villa Medici a Roma, nel 2016. Per un artista è importante vivere il momento presente, ma al tempo stesso ha dei sogni che un giorno vorrà realizzare. Stéphanie Ovide, una restauratrice tessile ed esperta di pigmenti naturali che si trovava nella stessa residenza mi ha aiutato a realizzare una colorimetria di matasse di seta. Nel dicembre 2020, una ricamatrice ha lavorato nel mio studio per tre settimane per creare un prototipo, e poi ho incontrato Maria Grazia Chiuri. Abbiamo iniziato a parlare di Palazzo Colonna e non solo conosceva la sala dei ricami, ma è anche una grande appassionata di questa arte e tecnica, e mi ha aiutata a portare a termine questo lavoro, c’era fiducia totale. Ci sono voluti diversi mesi perché gli atelier Chanakya e la Chanakya School of Craft in India completassero i ricami a mano”.
© PRARTHNA SINGH / CHANAKYA / CHANAKYA SCHOOL OF CRAFT
È stato importante per te creare un lavoro sensoriale come questo in reazione alle nostre vite così digitali?
“Non sono un’artista digitale, realizzo di solito lavori di grandi dimensioni o sculture. Ci sono sempre dei dettagli che non riesci a vedere. Nessuna fotografia della Chambre de Soie, ad esempio, riuscirà mai a rendere l’unicità di ciascun punto, o il lavoro nella sua interezza. Mi piace vederlo dal vivo perché ti perdi nel paesaggio. Puoi toccarlo, e dopo un anno di isolamento, è bello vedere che certe cose non possono essere fatte senza la mano dell’uomo. Non è digitale, non è uno stampo, sono semplicemente ricami fatti a mano”.
© SOPHIE CARRE / CHANAKYA / CHANAKYA SCHOOL OF CRAFT
Cosa accadrà adesso alla tua operaChambre de Soie?
“Sarà esposta al Museo Rodin di Parigi dal 6 all’11 luglio”.
Dove possiamo vedere altre tue opere?
“Ho una mostra che inaugura al Noordbrabants Museum in Olanda a settembre e un’altra al Musée de la Chasse et de la Nature di Parigi a novembre. Poi esporrò le mie opere anche al Musée des Impressionnismes a Giverny, a nordovest di Parigi, di nuovo a novembre”.