Il Covid-19 ha sconvolto la vita di tutti, e in tutto il mondo. Da quando l’ Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il coronavirus pandemia globale
E per quanto riguarda questi ultimi, ci siamo chiesti come si sentono oggi, dopo un anno di lockdown. Diplomi e lauree sono ormai un evento virtuale e un po’ sottotono, e seguire le lezioni da remoto davanti a uno schermo è spesso estenuante, senza contare che dover “rientrare” in famiglia è complicato. Se molti di noi ricordano bene quella sensazione di indipendenza che abbiamo provato quando abbiamo iniziato la nostra nuova vita da studenti, facendo nuove amicizie o uscendo la sera con i nuovi compagni di classe, decorando il nostro primo spazio tutto nostro lontano da casa o studiando con gli amici, questa generazione, invece, sta saltando a piè pari tutti questi momenti fondamentali.
Lo scorso ottobre l’OMS ha rilevato che il Covid-19 ha causato l’interruzione dei servizi per la salute mentale nel 93 % dei Paesi, e sono numeri che fanno spavento. Vogue ha parlato con sette giovani studenti in giro per il mondo per capire in che modo gli ultimi 12 mesi hanno influito sulle loro vite.
1.Nanako Yashiro, 19 anni, primo anno di programmazione alla Keio University, Tokyo, Giappone
“Sono una matricola ma non ho avuto la possibilità di conoscere persone nuove o farmi degli amici. Come per tanti altri, mi mancavano i miei amici più cari, e mi sono lasciata prendere dall’ansia per il Covid-19, avevo paura di passare vicino alle persone per strada. Sono restata sempre in casa, piangevo per l’ansia, le miei mani erano tutte screpolate a forza di usare il gel antibatterico ed ero distrutta dalla stanchezza perché stavo sempre al computer. Non riuscivo a non pensare alla pandemia. Ho cercato di stare meglio facendo esercizio fisico e giocando a lacrosse, che ho scoperto essere di grande aiuto contro lo stress”.
2.Valentina Cognini, 24 anni, stagista al Museum of the City of New York, studia da remoto a Verona
“Da New York volevo andare a Parigi per lavorare sulla mia tesi alla Fondation Azzedine Alaïa, ma poi le cose sono precipitate. A causa di complicazioni con la mia assicurazione sanitaria ho dovuto lasciare gli Stati Uniti e tornare a casa mia in Italia. È stato uno degli anni più difficili della mia vita. Ero terrorizzata dal Covid-19 perché a un certo punto in Italia si era registrato il numero più alto di decessi, era molto frustrante non sapere nulla.
“Da quando mi sono diplomata da remoto alla École du Louvre a novembre, non sono ancora riuscita a trovare un lavoro presso un istituto culturale o nella moda. Anche se stare a casa con la mia famiglia mi ha aiutato molto (avevamo vissuto separati per tanti anni). Ho imparato ad apprezzare le piccole cose e sono stata fortunata perché ho passato l’estate con i nonni in campagna nelle Marche. Una cosa per cui sono grata in questi tempi turbolenti è che mi sono concentrata sul mio benessere psicologico e sulla mia salute mentale”.
3.Samantha Haran, 22 anni, studentessa all’ultimo anno di legge e lingue straniere, University of Queensland, Australia
“In quest’ultimo anno mi sono sentita sempre più disillusa nei confronti del concetto di ‘carriera’ in senso lato, perché la pandemia ha dimostrato molto chiaramente che nulla resta immutato e che il successo di chi vuol far carriera non è mai davvero appagante. Per gran parte dell’anno ho frequentato l’università a distanza, è stato difficile dal punto di vista economico e ha inciso anche sulla mia salute, tanto che durante il secondo semestre ho frequentato meno lezioni.
“Una decisione nata anche da una mia maggiore consapevolezza della fragilità della vita. Per quasi tutta la mia esistenza ho lottato contro un sistema immunitario debole, avevo davvero molta paura. Detto ciò, ci sono stati anche degli spiragli di luce. Ho passato molto più tempo a casa, con la mia famiglia e con me stessa. Ho presentato il HF Twitter Met Gala, un evento virtuale, insieme ai miei meravigliosi amici di tutto il mondo, siamo persino finiti su Vogue. È stata un’esperienza incredibile che mi ha permesso di entrare in contatto e di collaborare con persone che mi hanno ispirato moltissimo, abbiamo lavorato tutti insieme su qualcosa che ci stava davvero a cuore.
“La pandemia mi ha messo in grande difficoltà da tutti i punti di vista: fisicamente, economicamente, psicologicamente, emotivamente. Tutto questo a sua volta mi ha costretta a riflettere e a prendere decisioni che rimandavo da tempo, avevo troppa paura. L’attivismo politico è stato sempre un aspetto molto importante della mia vita, e quest’ultimo anno lo ha messo ancora più in evidenza”.
4.Kareena Dani, 19 anni, al secondo anno di business e marketing alla NYU Stern School of Business, studia da remoto a Dubai
“Sono tornata a Dubai con una piccola valigia a febbraio 2020, pensando che sarei rimasta a casa una settimana. Un anno dopo, sono ancora qui. A causa dell’aumento dei contagi da Covid-19 negli Stati Uniti, ho deciso di non tornarci più e di continuare a studiare da remoto. Il cambiamento più grande è stato adattarsi alla differenza di fuso orario, dovevo restare sveglia fino alle 3 del mattino per essere presente alle lezioni obbligatorie, o per lavorare a progetti di gruppo con gli altri studenti in Cina o in California.
“Ed è stato molto difficile per me tornare alla mia solita routine pre-universitaria. Non era proprio quello che mi aspettavo dalla mia vita da universitaria, dicono tutti che sono gli anni più belli. Invece io sentivo di buttar via anni fondamentali per la mia vita. Però sto cercando di usare al meglio il tempo che devo passare ancora qui, faccio yoga due volte alla settimana e poi ho iniziato a far pratica con le routine di skincare, per prendermi cura di me e cucinare sano”.
5.Senam Attipoe, 20 anni, al terzo anno di inglese e scienze per la sanità pubblica, University of Maryland, USA
“Normalmente sono già molto ansiosa, e la pandemia ha peggiorato molto le cose. Mi sento completamente prosciugata, ma al tempo stesso sento di non fare abbastanza. Le lezioni da remoto sono state molto più complicate di quello che chiunque si sarebbe aspettato, e molti stage o opportunità di job shadowing sono stati cancellati del tutto, o ho dovuto farli virtualmente. Sono in ansia per il mio futuro, per i miei voti e per la mia vita sociale.
“I fattori di stress, poi, sono 10 volte più pesanti. Non mi riconosco più da un anno, e sono diventata ipocondriaca. Se sto 15 minuti in un negozio per fare la spesa, per i 10 giorni successivi ho le palpitazioni e soffro di insonnia, prego di non aver preso il virus e di non aver contagiato la mia famiglia. Ho scoperto però che l’esercizio fisico, leggere e specialmente tenere un diario aiutano a sentirmi meno demoralizzata. Spero che alla fine di quest’anno saremo tutti più empatici e compassionevoli gli uni con gli altri dopo aver vissuto tutti una situazione così drammatica”.
6.Ann Peng, 21 anni, al secondo anno di arte e scienze sociali, University of Sydney, Australia, studia da remoto a Taiwan
“Ho cominciato a studiare a distanza nell’aprile 2020 quando è scoppiata la pandemia a Sydney. Mi sentivo angosciata, sola e impaurita, soprattutto mentre i contagi aumentavano. Non sono mai uscita di casa. Ho deciso di tornare a casa a Taiwan con un’amica in aprile e preparasi per il viaggio è stato un vero trauma. Abbiamo portato impermeabili, occhiali, guanti, qualunque cosa pensavamo ci potesse proteggere.
“La quarantena è stata tollerabile grazie alle lezioni online, e i casi di Covid-19 non erano così numerosi in quel momento. Ma a mano a mano che i contagi crescevano, mettevamo sempre la mascherina quando uscivamo e stavamo a casa il più possibile. La mia famiglia è stata di grande conforto quando mi sentivo sola, ma spero di poter tornare all’università in presenza prima di laurearmi il prossimo anno”.
7.Amari Chimara, 19 anni, al primo anno di criminologia, University of Nottingham, Regno Unito
“Prima di iniziare l’università a settembre, il primo lockdown per me è stata dura. Il fatto di non poter uscire e vedere i mie amici prima che cominciasse un nuovo capitolo della mia vita è stato davvero difficile, ho dovuto persino cancellare la mia pagina Instagram per un po’, mi sono reso conto che non faceva bene alla mia salute mentale.
“Quando ho iniziato l’università tutto era in remoto, non ho vissuto le classiche esperienze del primo anno, come la ‘freshers’ week’ (eventi in cui le matricole socializzano e fanno amicizia, NdR). Adesso sono davvero pochissime le attività sociali a cui si può partecipare per restare in contatto con gli altri studenti. L’unico mio pensiero positivo è che adesso abbiamo i vaccini e che presto potremo tornare alla ‘normalità’ e non dover mai più vivere una situazione così terribile”.