Dondup visto dal suo CEO Matteo Anchisi
Il Made in Italy è una realtà in continua espansione, una verità che dal nazionale si apre al mondo
© Courtesy Dondup
Con una volontà di potenziare lo sviluppo del brand a livello digitale e internazionale e una peculiare attenzione all'ecosostenibilità, Matteo Anchisi parte dalla valorizzazione della cultura aziendale strettamente connessa al made in Italy, con immancabile focus sull'heritage del brand legato ai capi in denim.
Oggi, Anchisi racconta a Vogue.it la sua storia e i suoi progetti per Dondup in un'intervista esclusiva.
Come e quando è nato il desiderio di addentrarsi nel mondo della moda? Esistono delle peculiarità con quello sportivo che le rendono affini e ugualmente dinamiche?
Non posso dire che sia una vocazione o la mia prima e unica passione. La curiosità, la voglia di mettersi in gioco e un pizzico di sana follia mi hanno spinto ad accettare le prime sfide in questo ambito. E poi, come spesso succede, è diventato parte integrante della mia vita. Mi sono tolto soddisfazioni e spero di togliermene altre, ho imparato moltissime cose che ignoravo e incontrato tante persone dalle quali ho preso qualcosa e alle quali spero di aver dato altrettanto.
Inoltre, non credo che esista un parametro specifico tra moda e sport. Ne vedo uno molto più profondo tra sport professionistico e aziende che funzionano. È una questione di disciplina, di sana ossessione, di miglioramento quotidiano, di imparare dagli errori e di spirito di squadra.
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L’unione fa la forza, in campo come nella sfera professionale. Quanto conta il gioco di squadra nella gestione e sviluppo di un brand?
Quando giocavo ero un playmaker, ovvero colui che costituisce il punto di riferimento del gioco di tutta la squadra e al quale è affidato il compito di scegliere gli schemi offensivi e difensivi più adatti alla conduzione della partita. Credo che questa attitudine mi sia rimasta profondamente attaccata. Il playmaker gestisce il ritmo della squadra, prova a capire i momenti della partita ed esalta i suoi compagni attraverso gli schemi e i suoi passaggi.
Questo è il mio metodo manageriale, mi sono circondato di gente giovane, ambiziosa e determinata e io cerco di capire a chi di loro passare il pallone giusto. Al tempo stesso, reputo fondamentale che loro si sentano parte di una squadra, che siano mossi da uno spirito competitivo, ma che mettano davanti il collettivo prima di loro stessi.
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Il Made In Italy rimane una garanzia di qualità ed eleganza a livello internazionale, ma deve ancora affermarsi a livello social. Quali sono le principali strategie per affermare la qualità italiana nell’universo digitale?
Il Made in Italy per me rappresenta ciò che abbiamo da offrire. Non parlo solo di Dondup, ma di tutto il sistema moda Italia. È una filosofia prima che un modo di fare le cose. In Dondup l’abbiamo raggiunto portando tutta la filiera Made in Italy. È stata un’operazione difficile ma allo stesso tempo sfidante, ma già ora vediamo come il nostro cliente finale sia rassicurato, e questo ci convince della bontà della scelta e sull’export nel nostro segmento è prerogativa fondamentale. Dal punto di vista digitale si possono e si devono fare dei passi in avanti in termini di storytelling - resta il limite della fisicità perché la qualità si deve toccare.
Come sarà il futuro in Dondup?
Il nostro futuro è fatto di gente giovane con la quale vogliamo guardare oltre e intraprendere insieme sfide sempre maggiori come per esempio quella sostenibilità, grazie alla ricerca tecnologica espressa attraverso lavaggi e finissaggi tracciabili e controllati, con lo sviluppo di una serie di trattamenti esclusivi 100% Made in Italy. Abbiamo recentemente lanciato sul mercato la seconda release del denim Coreva, composto dal 96% di cotone organico e dal 4% di fibra di gomma naturale, elasticizzato con esclusiva tecnologia Coreva ed ultimato con le tecniche di tintura e finissaggio Candiani quali Indigo Juice e Kitotex, creando così un tessuto denim elasticizzato ecocompatibile. Le release di Coreva vanno ad aggiungersi alle altre iniziative quali D/zero e la 3D Stretch Couture e ad altre che annunceremo nell’arco dei prossimi mesi per dimostrare, ancora una volta, l’attenzione e la partecipazione di Dondup ai temi del cambiamento e della sostenibilità.
Per il futuro, dal punto di vista retail, stiamo valutando nuovi investimenti internazionali e aperture di flagship store nelle principali città europee con delle collezioni esclusive che saranno disponibili solo in determinate boutique.
© Courtesy Dondup
Qual è la caratteristica principale della denim culture tipica del marchio?
Gli elementi creativi si fondono continuamente e si contaminano attraverso nuove ispirazioni. Territorio ideale per lo sviluppo di nuove visioni estetiche è il denim, che da sempre si trova al cuore dell’offerta del brand, e rappresenta molto più di una semplice tela, è una vera e propria vocazione, fatta di rispetto per il consumatore, attenzione all’ambiente e passione per lo stile.
A differenza di ciò che si può immaginare l’Italia è un’eccellenza per tutto ciò che riguarda il mondo del denim, dalla fasson, alle tele, ai lavaggi perché siamo un paese estremamente all’avanguardia e il prodotto migliore che si possa comprare è decisamente quello Made in Italy.