Generazione 56K su Netflix, Claudia Tranchese: “Quanto mi mancano i trilli di MSN”

Generazione 56K su Netflix, Claudia Tranchese: “Quanto mi mancano i trilli di MSN”

L'intervista a Claudia Tranchese, una delle protagoniste della serie tv di Francesco Ebbasta per Netflix, Generazione 56K, che ci riporta nel 1998, quando Internet inizia a

rivoluzionare le nostre vite. 

Chi l’avrebbe mai detto che nell’epoca moderna, dominata dalle connessioni super veloci e dagli smartphone, avremmo ripensato con nostalgia ai mitici modem di fineanni ’90che si collegavano a quella rivoluzione chiamata Internet? I trentenni di oggi hanno potuto vivere quella decisiva fase di cambiamento che ci ha visti allontanare dal telefono di casa per abbracciare i primi cellulari e soprattutto il World Wide Web, quella Rete che oggi determina (quasi) completamente la nostra vita. 

Collegarsi a internet a quei tempi era una vera e propria impresa. I modem (oggi gli chiamiamo router) necessitavano di attaccarsi alla linea telefonica di casa, e compievano diversi tentativi prima di permettere il collegamento – quasi magico – tra noi e Internet. Una volta stabilita la connessione (circa 30 secondi a tentativo), finalmente si viaggiava, o meglio, si navigava ad una velocità che oggi consideriamo ridicola, imbarazzante, insostenibile: 56 Kbps (per i totalmente inesperti: 56 kilobyte al secondo). Le pagine, i testi, le immagini, si caricavano lentissime, un pezzettino alla volta. Eppure tutti noi osservavamo lo schermo con emozione, in religioso silenzio, consapevoli che dalla propria camera potevamo accedere (sostanzialmente) al mondo intero: news, informazioni, contenuti multimediali. E, grazie alle stampanti, potevamo rendere tangibili le nostre ricerche, nero su bianco: fogli che diventavano documenti ufficiali, fotografie su carta che diventavano oro. 

Generazione 56k

© MARGHERITA PANIZON/NETFLIX

A questo mondo è in parte dedicata Generazione 56K, la serie Netflix ideata e diretta da Francesco Ebbasta che in questi giorni è diventata – dopo pochissimi giorni – già uno dei contenuti più visti e apprezzati di sempre. Questa prima stagione in otto episodi (in attesa della seconda…) viaggia nel tempo tra l’oggi e il 1998, inquadrando con ironia e profonda nostalgia, storie di amore e di amicizia che hanno vissuto questo Prima e Dopo il Web. La serie, che si avvale della collaborazione e della frizzante comicità dei The Jackal, si beve tutta d’un sorso come una bibita fresca, soprattutto adesso, in piena estate, quando la voglia di rilassarsi e divertirsi è più forte che mai.

Tra le protagoniste di Generazione 56K (che i ragazzi di oggi interpreterebbero come 56000, un gran numero “social” se legato a likes, followers o views) c’è un’attrice dalla grande personalità, Claudia Tranchese. Classe ’89, Claudia – che ha raggiunto la fama nel ruolo di Grazia Levante nella penultima stagione di Gomorra – La Serie (è in arrivo il grande finale in autunno!) – ad un anno esatto dall’uscita di un altro prodotto Netflix che l’ha vista tra le interpreti principali, il film Sotto il sole di Riccione, in Generazione 56K interpreta Ines, un personaggio molto appariscente e dalle tinte comiche. Abbiamo avuto il piacere di intervistarla.

Claudia, in questi giorni su Netflix è disponibile alla visione la nuova serieGenerazione 56K. Ci parli della tua Ines? Quanto ti rispecchia?

Ines è un vulcano e interpretarla mi ha permesso di confrontarmi con una parte di me che esiste ma che la mia stessa timidezza, spesso, inibisce. Il suo modo esuberante di affrontare la vita mi diverte, mostra una “leggerezza” che io non sempre sono in grado di raggiungere, che non è superficialità ma una sana distanza dalle cose: per intenderci, io mi faccio mille problemi su cosa dire, come dirlo, a chi dirlo, Ines invece è più istintiva! È la migliore amica di Matilda, è moglie, è madre e la cosa che mi sono chiesta dopo la prima lettura della sceneggiatura è stata: è anche felice? Ha sempre i capelli perfetti, il trucco super preciso, sa cosa dirti e che tono usare ma poi è davvero così sicura? Ho capito che una cosa non escludeva l’altra e che conferirle una complessità di sentimenti e sfumature l’avrebbe resa solo più simile alla realtà, quindi sì: è sicura di sé ma è anche quella che si tocca sempre i capelli per paura di non essere all’altezza, è felice ma è anche quella che spinge Matilda a seguire il cuore, con un filo di malinconia negli occhi. Insomma, è una di noi!

Generazione 56k

© MARGHERITA PANIZON/NETFLIX

Anche tu, come i protagonisti, appartieni alla generazione che ha vissuto l’alba di Internet. Ricordi con nostalgia quei primi (rumorosissimi!) tentativi di connessione con “la rete”?

Ricordo benissimo quel suono inconfondibile ma ricordo bene anche le litigate in casa, per le bollette e i tentativi di corruzione per accaparrarmi mezz’ora in più di connessione. Usavo tanto MSN, il famoso trillo è stato un fedele compagno di adolescenza, il trillo dalla persona giusta poteva svoltarti la giornata.

Nella serie Ines lavora in un ateliersposa. Cosa hai provato durante le riprese? Che legame hai con gli abiti da sposa? Soprattutto quelli esclusivi, creati e realizzati a mano…

Nessun legame, forse per questo mi ha divertito molto perché era un mondo a me sconosciuto. Non sono mai stata la ragazzina che sognava immaginandosi con l’abito da sposa, vedere Cristina indossarlo mi ha emozionato molto, per un attimo non ho capito se stessi per piangere io o Ines. Sono però molto sensibile al mondo dell’artigianato, mi piace l’idea del prodotto realizzato a mano, della sua unicità, dell’irriproducibilità fedele perché nessuna macchina potrà sostituire la magia delle mani.

In generale com’è il tuo rapporto con la moda? Come definiresti il tuo stile? Cosa non può mancare nel tuo guardaroba?

Lunatico è il primo aggettivo che mi viene in mente! Mi piace giocare con gli stili, mi piace che rispecchino il mio stato d’animo di quel momento, mi piace non avere limiti nella scelta dei colori. Prima il mio guardaroba era al 90% nero, crescendo sto imparando a dare un colore ai miei pensieri. Mi piace sperimentare ma la t-shirt bianca resta la mia fedelissima compagna da sempre.

Prossimamente ti vedremo nell’attesissima stagione finale diGomorra. Cosa ci puoi anticipare?

Anticipare, in realtà, nulla! Però posso dirvi con estrema sincerità – e un po' di occhi lucidi – che Grazia vi sorprenderà ancora. Non vedo l’ora di mostrarvi chi è davvero.

Cinemae teatri stanno ripartendo. Cosa significa per te?

Credo sia un’occasione di rinascita che potremmo sfruttare a nostro favore: ricostruirsi vuol dire anche mettersi in discussione, capire cosa non funzionava prima, avere il tempo di rinnovarsi e migliorarsi per il futuro. Ripartire è un atto di fiducia, in bocca al lupo a tutti noi.

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