Giornata Mondiale dell'Acqua: 6 modi per ridurre la vostra impronta idrica

Giornata Mondiale dell'Acqua: 6 modi per ridurre la vostra impronta idrica

La moda è un settore ingordo d’acqua, non c’è dubbio. Secondo Ellen MacArthur Foundation, il settore tessile utilizza ogni anno circa 93 miliardi di metri cubi

di acqua, l’equivalente di 37 milioni di piscine olimpioniche. 

E il consumo d’acqua a questi livelli si fa sentire specialmente nelle zone più aride del mondo. “E soprattutto nelle comunità in cui avviene la produzione”, dice a Vogue Alexis Morgan, global water stewardship lead del WWF, “Aree in cui ci sono gravi problemi di accesso all’acqua e di igiene”.

Ma non è solo il consumo smodato dell'acqua il problema della produzione di abbigliamento: anche l’inquinamento idrico desta grande preoccupazione. Si stima infatti che il 20% delle acque reflue è causato dai processi di tintura e di finitura dei capi, secondo uno studio del 2012. “In pratica si impedisce alle persone di utilizzare quelle acque”, spiega Morgan. “E alcuni degli ingredienti chimici usati per la tintura dei capi possono rappresentare un problema. L’utilizzo del cromo (per i trattamenti tessili, NdR) e dei pesticidi può avere un impatto sull’acqua potabile a livello locale”.

In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, il 22 marzo, Vogue vi spiega come possiamo essere tutti più consapevoli della nostra impronta idrica quando facciamo shopping. 

Un grande sistema di irrigazione a ruote fornisce l'acqua di irrigazione dal fiume Pecos a un campo di cotone vicino a Clovis, nel New Mexico

© Buddy Mays/Getty Images

1. Scegliete il cotone bio

Per coltivare il cotone normale ci vogliono quantità enormi di acqua. Ad esempio, per produrre una sola T-shirt servono 2.720 litri d’acqua, secondo una relazione dell Institute of Water. Invece il cotone bio utilizza il 91% di acque dolci (dalle acque di falda e di superficie come i fiumi e i laghi) in meno del cotone normale, secondo uno studio del 2017 di Textile Exchange , rendendolo quindi una scelta più green. “Se si coltiva il cotone biologico nei luoghi giusti, si utilizzerà una quantità relativamente esigua di acqua con un’impronta idrica bassa (rispetto all’inquinamento dell’acqua, NdR)”, afferma Morgan. 

2. Comprate jeans “low-water “

Per produrre i jeans si possono consumare grandi quantità di acqua, anche a seconda del metodo utilizzato: di solito per produrre un solo paio ce ne vogliono fino a 10.850 litri. Ecco perché brand come Outland Denim, fra i cui fan c’è la Duchessa di Sussex, offrono alternative “low-water”. “Una delle fasi in cui si consuma la maggior quantità di acqua è quella del lavaggio e del finissaggio dei jeans”, dice il fondatore e CEO di Outland, James Bartle. L’azienda utilizza una tecnologia innovativa fra cui anche macchinari laser per diminuire la quantità di acqua necessaria per le operazioni di lavaggio e candeggio anche del 65%. 

Processo di tintura Indigo

© Tuayai/Getty Images

3. Dite no al poliestere

Ormai tutti sappiamo che il poliestere rappresenta un problema enorme per quanto riguarda l’inquinamento dell’acqua, perché quando viene lavato rilascia milioni di microfibre. Questi minuscoli frammenti di plastica finiscono nella nostra acqua potabile e rappresentano una gravissima minaccia per le creature dei mari e degli oceani, perché vengono spesso scambiati per cibo. 

Leggete anche questo articolo se volete qualche consiglio utile per un bucato più green

Il poliestere può inquinare anche nella fase della produzione, per cui si impiegano ingredienti chimici dannosi come il cobalto, il bromuro di sodio e l’ossido di antimonio, che possono finire nei corsi d’acqua se non maneggiati nel modo adeguato. “I processi chimici necessari a gestire e convertire il poliestere possono avere effetti inquinanti significativi”, spiega Morgan. 

4. Verificate da dove arrivano i materiali 

Informarsi è importante per sapere dove sono stati prodotti i tessuti e stabilire quindi il loro impatto sull’ambiente. Le fibre naturali come la seta e la cellulosa, ad esempio, consumano moltissima acqua, ma magari vengono prodotte in una regione molto piovosa. “Più informazioni riuscite a raccogliere sulle modalità e sui luoghi di produzione, più saprete quanto quei materiali sono sostenibili e quali sono le possibili alternative”, dice Julie Brown, direttrice dell’Higg Index del Sustainable Apparel Coalition. “Se un’azienda ha una filiera trasparente, è un buon segno, significa che ha a cuore l’ambiente”.

5. Scegliete pellami conscious 

Anche per le operazioni di concia e finissaggio dei pellami si utilizzano grandissime quantità di acqua: per produrre un paio di scarpe in pelle bovina si possono utilizzarne fino a 8.000 litri. E gli ingredienti chimici utilizzati nelle concerie sono nocivi per le nostre acque. “Per conciare le pelli vengono impiegate sostanze chimiche molto dannose, come il cromo esavalente, usato molto di frequente”, spiega Morgan. Optate quindi per quei brand che fanno parte del Leather Working Group, gruppo che collabora con i fornitori per ridurre l’utilizzo di acqua e di sostanze chimiche.

© Getty Images

6. Lavate meno i vostri indumenti 

Un accorgimento molto semplice per evitare di sprecare l’acqua è lavare meno i nostri vestiti. “Per lavare gli indumenti si utilizza molta acqua e l’impatto sull’ambiente è enorme, quindi pensiamoci bene prima di mettere in lavatrice qualcosa che è stato usato poco e che non è davvero sporco”, dice Brown, e aggiunge che è importante anche il modo in cui si lava. “Lavatrici a pieno carico, sempre, e scegliete una funzione che risparmia acqua, se è disponibile”.

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