Un libro deve frugare nelle ferite anzi provocarle. Un libro deve essere pericoloso – scriveva il filosofo rumeno Emil Cioran.
La poesia può compiere l’impresa ardita
Siamo davvero tutte Instagram women e influencer in equilibrio precario su vertiginose pump, lanciate alla ricerca del successo e dell’approvazione collettiva? No affatto, ma vogliamo spaventosamente diventarlo. Nonostante la consapevolezza sempre maggiore che abbiamo nei confronti di inclusività e diversità, il mondo reclama ancora una donna attraente e ritoccata, madre e lavoratrice, corpo scolpito in palestra.
Si interroga sulla femminilità e sull’eterna infelicità che affligge la donna contemporanea, la scrittrice Silvia Salvagnini con due albi illustrati (L’orlo cucito e Cappuccetto Rosso – edizioni Sartoria Utopia) che scavano tra ferite e sogni, in un viaggio avventuroso verso l’autenticità, per risolvere l’interrogativo di shakespeariana memoria. Essere o non essere? Per “essere”, ci vuole libertà. Gli albi illustrati stravolgono e rigettano il frenetico girl power, manifesto femminista di una rivoluzione superata: «Pensiamo che il femminisimo debba contrapporci al genere maschile, ma odiare gli uomini, eguagliarli e prendere il loro posto in società con livore ci consumerà l’anima» – spiega - «dobbiamo essere sempre quello che siamo, esprimere con fierezza la nostra personalità senza condurre una riscossa femminile schiavizzante o smarrire i nostri desideri e gli obbiettivi in una sfiancante e sterile competizione».
L’autrice riscrive la fiaba di Perrault, attingendo alle tradizioni classiche e moderne del racconto dell’ingenua bambina minacciata dal lupo: «Non ha più bisogno della protezione del cacciatore» – sottolinea – «Il bosco continua a nascondere insidie ma Cappuccetto lo esplora audace. L’esperienza della paura è fortificante, è la sua consacrazione alla maturità e alla consapevolezza di possedere gli strumenti per discernere la strada giusta, infine concedere amore con intelligenza a chi ne è degno. La donna fugge dal ruolo della vittima e rifugge dal carnefice».
La vera grande ribellione femminile è la riconquista della semplicità e del primordiale sentimento di umanità: «Gli albi illustrati sono cuciti a mano con stoffe bellissime, ed anche questo dettaglio valorizza un lavoro artigianale che appartiene alle donne da secoli e di cui spesso ci vergogniamo» – conclude - «Il lavoro a maglia evoca un’idea antiquata di economia domestica, ma la storia ci ricorda che il cucito è stato considerato per secoli un codice segreto durante rivoluzioni e proteste. Poesia e ricamo sono intrecci di uno stesso sconvolgente messaggio che ci esorta all’imperfezione e alla felicità».
Silvia Salvagnini è nata a Venezia nel 1982. Ha esordito nel 2004 con le poesie di Silenzio cileno (Auteditori), seguite da I baci ai muri (Mimisol, 2006). Nel 2009, con l’opera laelefantevolante ha vinto il premio per la poesia contemporanea Antonio Delfini a cura di Nanni Balestrini. Ha pubblicato gli albi illustrati L’orlo del vestito (Sartoria Utopia, 2016) e Il giardiniere gentile (VerbaVolant, 2016). Nel 2018 è uscita per Bompiani la raccolta Il seme dell’abbraccio.