Greta Thunbergaveva solo 15 anni quando, ad agosto del 2018, diede inizio alle sueproteste settimanalifuori dal Parlamento svedese a Stoccolma, incapace di spiegarsi come mai nessuno
Di seguito, Thunberg ci spiega perché ora chiede che i leader mondiali vadano oltre “le tante parole e i pochi fatti” per affrontare davvero la crisi climatica.
In occasione della Giornata Mondiale della Terra 2021, il 22 aprile, al Leaders’ Climate Summit guidato dal Presidente americano Joe Biden, i Paesi partecipanti presenteranno i loro nuovi impegni per il clima tra cui quello delle emissioni ‘net zero’ entro il 2050. Definiranno questi target ipotetici come ambiziosi. Tuttavia, se confrontiamo la miglior scienza attualmente a disposizione con questi cosiddetti “target climatici” insufficienti, vediamo molto chiaramente che c’è un gap, ovvero dei decenni mancanti in cui vanno presi provvedimenti drastici.
Greta Thunberg: Un anno per cambiare il mondo (2021)
© BBC Studios / PBS
Ovviamente, accogliamo tutti gli sforzi che si stanno compiendo per salvaguardare le condizioni di vita presenti e future. E questi target potrebbero essere un ottimo punto di partenza se non fosse per il piccolo particolare che sono ancora pieni di lacune e falle. Mi riferisco al fatto che tralasciano le emissioni provenienti dalle importazioni, dal trasporto aereo internazionale e dal trasporto merci ma anche dalla combustione di biomasse e da molto altro ancora. E finiscono per trascurare un aspetto globale fondamentale come quello dell’equità e delle emissioni storiche fino al presentare obiettivi che si affidano completamente alla fantasia o a tecnologie di riduzione del carbonio che a malapena esistono. Ma non ho tempo ora di addentrarmi in tutte queste questioni.
Il punto è che possiamo continuare a utilizzare metodi di calcolo del carbonio ‘creativi’ e barare per far finta che quei target siano in linea con ciò di cui abbiamo davvero bisogno. Ma non dobbiamo dimenticarci che se possiamo ingannare gli altri, e persino noi stessi, non possiamo imbrogliare la natura e la fisica. Le emissioni sono ancora lì, sia che noi decidiamo di calcolarle o meno.
Eppure, ora come ora, chi è al potere riesce a farla franca dal momento che c’è un gap di consapevolezza enorme. Ed è proprio questo il nocciolo della questione. Se si definiscono queste promesse e questi impegni come “coraggiosi” e “ambiziosi”, allora significa che non è stata compresa la gravità della situazione in cui ci troviamo.
Ho incontrato molti leader mondiali e persino questi ammettono che i loro target non sono in linea con gli impegni che sottoscrivono. E questo è normale. Dopotutto stanno semplicemente facendo quello che ritengono essere politicamente possibile. Il loro lavoro è quello di onorare i desideri di chi li ha votati e se gli elettori non esigono vere e proprie misure sul clima, non ci sarà mai nessun cambiamento. E, per fortuna, è così che funziona la democrazia. L’opinione pubblica è ciò che muove una società libera. E se vogliamo un cambiamento allora dobbiamo fare opera di sensibilizzazione e rendere possibile ciò che sembra impossibile.
Comprendiamo che il mondo è complesso, che tanti stanno facendo del loro meglio e che il risultato di cui abbiamo bisogno non è semplice. E, ovviamente, questi target insufficienti sono meglio di nulla. Ma non possiamo sentirci soddisfatti di qualcosa solo perché è meglio di nulla. Occorre andare oltre. Dobbiamo credere che possiamo farcela perché possiamo davvero. Quando l’umanità si unisce e decide di realizzare qualcosa, riusciamo ad ottenere quasi tutto.
Greta Thunberg e Svante Thunberg sul La Vagabonde.
© BBC Studios / PBS
“Non sono pronta ad arrendermi”
Ora quando i leader presentano questi impegni, ammettono di arrendersi al target di 1,5°C. Si stanno dando per vinti - rispetto alle loro promesse e al nostro futuro. Non so voi, ma io non sono pronta ad arrendermi. Mai e poi mai. Continueremo a combattere per un futuro sicuro. Ogni frazione di grado conta e conterà sempre.
Forse pensate che siamo ingenui per il fatto che crediamo che il cambiamento sia possibile. E va bene così. Ma almeno non siamo così ingenui da credere che il tutto possa essere risolto da Paesi e aziende che si prefiggono target vaghi, distanti e insufficienti senza alcuna pressione da parte dei media e della gente.
Il gap tra ciò che dobbiamo fare e ciò che stiamo davvero facendo aumenta di minuto in minuto. Il gap tra l’urgenza di cui c’è bisogno e il livello di consapevolezza e attenzione sta diventando sempre più assurdo. E non dovrebbe essere più possibile ignorare il gap tra i cosiddetti target climatici e la miglior scienza attualmente disponibile.
Questi gap di azione, consapevolezza e tempo sono il vero ‘elefante nella stanza’. Ma non possiamo permetterci di continuare a ignorarlo. Finché non affronteremo questo gap, nessun cambiamento sarà possibile. E non ci saranno soluzioni.
I nostri imperatori sono nudi – mettiamoli di fronte alle loro responsabilità. E mi raccomando, fate attenzione al gap.
