I social network sconosciuti agli adulti

Messi in fila, i nomi generano un manifesto vago e confuso. C’è NewNew, che pare un elogio raddoppiato dell’inedito, o BeReal, autenticità fatta slogan. E poi

Dispo e Poparazzi: uno, tributo alle vecchie fotocamere usa e getta; l’altro, omaggio alla categoria storica dei cacciatori di gossip.

I nuovi social network preferiti dai sedicenni sembrano un ibrido di avanguardia e nostalgia, una tempesta digitale di contraddizioni come quelle che agitano i pensieri dei loro utenti principali. Eppure, un senso c’è. Per cominciare, sono tutti abbastanza sconosciuti alla maggior parte degli adulti. E già questo elemento di estraneità, il collocarsi altrove, ne alimenta il successo. Decisivo, però, è il filo conduttore: assecondano il bisogno di apparire veri dei teenager, che per soddisfarlo sono disposti persino ad appaltare ad altri il compito di costruire la loro immagine. L’applicazione Poparazzi, per esempio, è nata «per eliminare la pressione di essere perfetti»: parola dei fondatori, un gruppo di giovani californiani. Titolo tra i più scaricati nelle scorse settimane negli Stati Uniti, marginalizza la liturgia dei selfie: pochi fidati prescelti provvedono a popolare il profilo di un iscritto con scatti che lo ritraggono, realizzati dalla loro prospettiva. Siamo come ci vedono: la soggettività arretra, la classica biografia per immagini è a cura della propria cerchia di contatti.

(Continua)

In apertura: screenshot dell’app BeReal. Ogni giorno, a un orario casuale, si riceve una notifica e si hanno due minuti esatti per pubblicare un’immagine. Lo stesso fanno i propri amici dei quali, in un modo nuovo, si scopre davvero la vita quotidiana.

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