Il rosa secondo Valentino

Il rosa secondo Valentino

Valentino sfila a Venezia con la sua Haute Couture, scegliendo il colore come protagonista dei suoi capi

“La regola generalmente accettata è rosa per i maschi

e blu per le femmine. La ragione sta nel fatto che il rosa, essendo un colore più deciso e forte, risulta più adatto al maschio, mentre il blu, che è più delicato e grazioso, risulta migliore per le femmine.”

Pierpaolo Piccioli posta su Instagram questo estratto del 1918 dell'Earnshaw’s Infants’ Department in occasione di una performance di Sangiovanni, artista italiano che sui palchi della Puglia indossa una camicia rosa shocking di maison Valentino. Tingere di rosa il guardaroba maschile è un gesto di restaurazione dell'Ancien Régime dei cromatismi di genere, ma la rivoluzione è nel porgerlo alle donne, quel rosa da fragola e confetto e ninfea, quel colore vittima di un pregiudizio che lo ha edulcorato, che ne taccia le sfumature di una gentilezza così smaccata da sfociare nell'ingenuità. 

© Gorunway

© Gorunway

Charles Baudelaire indossava guanti di pelle rosa nell'aspergere Parigi di assenzio, mentre Flaubert sceglieva la saturnina inconsistenza del blu per abbigliare Madame Bovary. Pierpaolo Piccioli veste oggi di rosa la donna dell'Haute Couture Valentino, in un gesto di spregiudicatezza da colorista: nell'era di un empowerment che si ribella alla fissità degli stereotipi, il direttore creativo plasma divise che ribaltano i fanciullismi da principessa indifesa ma ben vestita per proporre una guerriera della bellezza a offuscare tante, troppe brutture, con chilometri di satin come armatura. La bambina ama il rosa perché è così che le si è imposto, ma la donna sceglie il rosa per appropriarsi di quel colore che è stato dell'uomo, rivendicandone una medesima forza. 

© Gorunway

© Gorunway

Là dove nel Cinquecento giacevano le navi da guerra della Repubblica di Venezia, sotto quelle Gaggiandre che oggi sono cenacolo della Biennale, Valentino arma la femminilità contemporanea di nuovi concetti, di nuovi vestiti, di nuove gradazioni, asserendo che non è la scelta di un colore, solo recentemente etichettato come vezzoso, a determinare la presunta emancipazione di chi lo indossa. Piume e ricami lagunari si intercalano a maniche plateali e a gonne semisferiche, rosa indiano e bubblegum, fior di ciliegio e geranio, fucsia e rosa messicano sono sciarada delle epitomi femminili, esercito in total-pink di donne pronte a prendere il largo da quella nicchia commovente che ha portato la città leonina alla conquista del mondo. 

© Gorunway

© Gorunway

Scegliere di concentrarsi sul colore, su un'etimologia che non può essere ignorata solo perché un bravo pubblicitario ha così deciso, è ribaltare i palazzi dell'estetica dalle fondamenta, rinnegarne le pareti bianche e ritinteggiarne le sale di significato. “La stella ha pianto rosa” per Rimbaud, e Valentino raccoglie questa tintura piovana per rivestire la donna del suo colore più bello. Che non si osi dire a una donna cosa deve pensare, purché la pensi in rosa

© Gorunway

Related Articles