Ci tiene a parlare solo in francese, sul palco del Festival di Cannes 2021 che le ha conferito la Palma d’oro d’onore: Jodie Foster, con l’aplomb
Discreta, anzi minimal nello stile e nel carattere, si è quasi commossa quando, a sorpresa, tra i partecipanti al suo incontro con la stampa è spuntato un suo ex docente di lingua. Sulla Croisette, d’altronde, tutto è possibile. L’abbiamo lasciata in pigiama griffato, con cane al seguito, dal divano di casa dove ha accettato il Golden Globe durante la cerimonia di premiazione via streaming e ora la ritroviamo, finalmente, in presenza per un altro riconoscimento alla longeva e gloriosa carriera, che include due Oscar.
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È lei una delle poche stelle hollywoodiane approdate sul red carpet e sa bene che le aspettative sono altissime, come riconosce con grande onestà.
Che effetto le fa questo nuovo premio?
Cannes per me è speciale e non parlo solo dell’emozione di vedere dal vivo persone sedute che ti manifestano il proprio rispetto alzandosi in piedi in un cinema. Il festival ha letteralmente lanciato la mia carriera con Taxi Driver e al solo ripensarci divento nostalgica.
Uno sguardo al passato e uno al futuro?
Certo, soprattutto di questi tempi in cui fa bene al cuore vedere tanto amore per il cinema.
Cosa ricorda del primo red carpet sulla Montèe de Marches?
Mi viene in mente la conferenza stampa, la prima della mia vita, in cui mi cimentavo a parlare francese con grande emozione e orgoglio.
Che tipa era da ragazzina?
Una gran chiacchierona, infatti per farmi smettere dovevano sgridarmi.
Cosa ricorda dell’Oscar perSotto accusa?
Mi restano impressi molti commenti, anche della critica: sostenevano che fosse normale essere stuprate indossando una gonna corta. A me interessava solo che avesse innescato un dibattito sociale, che fosse arrivato finalmente un momento cruciale per discutere di violenza sessuale.
Quel momento continua a vivere ancora oggi, come la questione dell’uguaglianza di genere, a che punto siamo?
Le cose stanno cambiando, si stano evolvendo rispetto ai tempi del mio debutto quando le donne su un set si contavano sulle dita di una mano. Certo, il numero delle registe è ancora basso ma l’universo femminile sta conquistando ruoli di potere, pur continuando ad essere vista come una minaccia.
Quest’anno sir Anthony Hopkins ha vinto un Oscar. A lei è stato conferito anche perIl silenzio degli innocenti. Che ricordo ha del set?
Anthony è una persona straordinaria e gentilissima. Ma quando l’ho incontrato la prima volta durante la lettura del copione alle prove ero molto stressata e intimorita, non ho spiccicato parola, prima di andare via gli ho fatto un cenno con la mano ed è finita lì. Ci siamo rivisti dopo un mese, perché tutte le sue scene erano state concentrate per i ciak finali. Nelle scene in cui Clarice visita Hannibal in prigione ero terrorizzata. Tempo dopo lui mi ha confessato di aver provato lo stesso e allora ci siamo abbracciati in modo liberatorio.
Cosa le ha risposto sua mamma quando le ha detto che avrebbe voluto fare la regista?
Che le donne non possono farlo, a meno che non si scrivano i film da sole, cosa per me piuttosto complessa visto che non ero brava a farlo.
Che storie le attraggono?
Quelle oneste, che sanno di verità, anche se si tratta di fantasy in cui compaiono alieni o fantasmi.