L’età delle opportunità. Intervista a Laurence Steinberg

L’età delle opportunità. Intervista a Laurence Steinberg

A un secolo di distanza si torna a parlare di “generazione perduta”. Il termine scelto da Ernest Hemingway in Festa mobile per descrivere chi avesse raggiunto

la maggiore età durante il primo conflitto mondiale, è usato sempre più spesso per rappresentare il grave disagio psichico subito a causa della pandemia dalla cosiddetta generazione Z, piccoli e grandi adolescenti di ogni parte del mondo. Risparmiati dalle conseguenze fisiche del virus, bambini e ragazzini in età scolare sono stati dimenticati da governi e istituzioni: tra scuole chiuse, ostacoli nell’apprendimento a distanza, lontananza dai coetanei, negazione delle loro opportunità in ogni campo, si sono sentiti sacrificati per salvare gli altri. Il danno subito avrebbe inferto una ferita profonda alla loro vulnerabilità emotiva, comprovata dall’aumento – fino al 30% – dei ricoveri per l’aggravarsi di disturbi ansioso-depressivi. C’è però chi si oppone alla lettura negativa comune secondo cui per i ragazzi l’anno del Covid sia stato un anno perduto, controbattendo che è stato sì terribile, ma alla fine quasi tutti i ragazzi stan- no bene. È Laurence Steinberg, docente di Psicologia alla Temple University di Philadelphia, consulente del governo americano in materia di educazione e giustizia dei minori, autore di diciassette libri sull’adolescenza tra cui il fondamentale Adolescenti - L’età delle opportunità (Codice Edizioni).

Christilla, Rabieh, Lebanon, 2020.

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Perché, nonostante le cifre che mostrano un aumento dei disagi psichici, resta ottimista sulla loro salute post-pandemia?
Non c’è dubbio che sia stato un periodo difficile per molti adolescenti. Le relazioni sociali sono fondamentali soprattutto alla loro età e l’isolamento è stato duro da affrontare: i livelli di depressione e ansia nella loro generazione, già in crescita prima della pandemia, sono aumentati. Ma la maggioranza si è dimostrata resiliente e molti tra loro sono riusciti a mantenere i contatti tramite i social media; altri hanno avuto il supporto dei genitori; alcuni hanno scoperto che erano più felici con la scuola a distanza. Fa molto più male lo stress cronico che gli stravolgimenti di breve periodo. Il fatto che gli studenti delle superiori attraversino una fase di elevata instabilità cerebrale significa che sono più vulnerabili, ma anche adattabili: questa plasticità consente il recupero. È stata dura, ma la maggioranza degli esperti è convinta che ci saranno pochi effetti psicologici di lunga durata.

Perché si tende a diffondere messaggi pessimistici quando si parla di adolescenti?
I pregiudizi negativi sull’adolescenza sono costanti e rappresentano un rischio. È ora di finire di considerare l’adolescenza un problema, e ritenerla invece un’opportunità, come ho scritto in Adolescenti – L’età delle opportunità.

Destiny, Dorchester, Massachusetts, 2010. 

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(Continua)

Le immagini sono di Rania Matar, fotografa e documentarista americana di origini libano palestinesi. L’artista scatta momenti di vita reale di donne e ragazze in Medio Oriente e negli Stati Uniti.

Leggete l'intervista integrale sul numero di luglio di Vogue Italia, in edicola dal 6 luglio

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