C'è qualcosa di molto bello nella presenza di baby George alla finale di Wembley tra Italia e Inghilterra. Qualcosa di molto vero e universale. Questa cosa
David Beckham, William, Kate e George.
© Richard Pelham / IPA
Un bambino portato allo stadio non tanto dalla Duchessa e del Duca di Cambridge (che incidentalmente è anche il presidente della Federcalcio inglese), ma da una mamma e un papà che, come lui, sono pronti a tifare, saltare, cantare, esaltarsi ed emozionarsi. E, alla fine, è proprio quello che hanno fatto.
William a Wembley
© CARL RECINE
Kate, William e George
© Paul Chesterton / IPA
La prima cosa che balza agli occhi è proprio il look di George: non è presente in veste di bambino, ma di autorità. La cravatta regimental, il completo che fa pendant con quello del padre, la camicia azzurra con il collo inamidato e la pettinatura precisa: un look da prima comunione, da grande festa, da evento unico. Ed è proprio questa precisione d'insieme, questa “armatura” di bon.ton, che regala agli sguardi dei fotografi un momento incredibile: il passaggio dal futuro re al bambino entusiasta che ride, si sbraccia, è felice. Molto felice.
© Richard Pelham / IPA
© Richard Pelham / IPA
Accade dopo pochi minuti dal fischio d'inizio: Shaw segna e la royal family esulta. Il momento è a suo modo storico: mai le macchine dei fotografi avevano potuto carpire un abbraccio tanto vibrante, vero e pieno di gioia tra Kate e George. Sebbene la duchessa abbia, nel tempo, scardinato buona parte dei tabù legati all'etichetta dei royals, il contatto fisico era, ed è, ancora un tema ampiamente regolamentato. Ma qui le regole non valgono più, vale solo la gioia di un bambino come tanti altri, di sette anni, che non riesce a contenere la felicità.
© Eamonn McCormack - UEFA
L'epilogo poi è ormai ovunque (fin troppo) sui social: baby George con gli occhi delusi e tristi. Occhi che conosciamo tutti bene, perché sono stati, almeno una volta nella vita, anche i nostri: gli occhi di un bambino che voleva vincere ma che, alla fine, non ha vinto. Non è niente di strano, non è niente di unico ed è bellissimo proprio per questo. Forse proprio da questi abbracci, da questa gioia e anche da questa tristezza passa il futuro della monarchia inglese: fatto di eleganza, ma anche di tanta umanità.