My Unorthodox Life, la nuova docuserie diNetflix
Ha vissuto molte vite e tutte diverse. Julia Haart, ex direttore creativo diLa Perlae ora CEO della super agenzia
Julia Haart a 19 anni, nel giorno del suo matrimonio combinato
© ELITE WORLD GROUP
Oggi questa splendida cinquantenne ha riscritto la sua storia: nel 2019 ha sposato l'imprenditore Silvio Scaglia e ha quattro figli tutti molto diversi tra loro. Sembra una storia a lieto fine, ma per arrivarci sono serviti sforzi, rinunce e difficoltà, come i periodi di sconforto e depressione che le avevo anche fatto pensare anche al suicidio.
Lo ha raccontato in quest’intervista, che mette in scena luce e ombra di una creatura fuori dal comune.
Qual è la scelta più azzardata mai fatta in vita sua?
Decidere di diventare una viaggiatrice del tempo dopo aver abbandonato la mia comunità.
Quali tipi di scelte le imponevano?
Le faccio un esempio: adoro ballare, è sempre stata una mia passione, ma nella mia comunità una donna è solo un accessorio maschile e non le è permesso di danzare in pubblico. Non a caso non troverai mai in un balletto o una recita o in un talent tv un solo appartenente alla mia comunità. Non è permesso ballare di fronte a un maschio, anche se sei una ragazzina, perché puoi suscitare in lui pensieri impuri. Questo rende il tuo mondo sempre più piccolo per semplificare l’esistenza degli uomini. E io con questa mentalità avevo problemi enormi.
Quando è stata la prima volta in cui ha usato la moda come espressione di libertà personale?
Avevo tre anni e mi trovavo in Italia, in un campo profughi ,dopo aver lasciato la Russia. Un bimbo di 5 anni mi ha dato una borsetta e io me la sono tenuta stretta fino a quando non ero ben più che trentenne. Quell’accessorio ha innescato la mia passione per la moda.
Per cosa vorrebbe essere ricordata dai suoi ragazzi?
Vorrei che avessero a mente quello che ho fatto per loro, ricordando che ero priva di ogni aspettativa o preconcetto su quello che sarebbe dovuti diventare. Do a tutti loro ogni opportunità possibile, lascio ogni porta aperta e sono loro a decidere cosa farne.
Julia oggi, al lavoro: guida l'agenzia per modelli Elite World Group
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Julia in passerella
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Qualche tradizione di famiglia a cui è legata?
Per i compleanni abbiamo un rituale molto buffo: ci compriamo a vicenda 30 bigliettini d’auguri ma devono essere i più assurdi, ridicoli e imbarazzanti che esistano. Ognuno porta con sé un mucchietto e lo guardiamo insieme. È qualcosa che abbiamo sempre fatto, sin da quando erano piccoli.
Come allenta la tensione quando sta per diventare insopportabile?
Mi metto a urlare con me stessa. Di solito parlo molto tra me e me, conversazioni del genere: “Dai, Julia, tirati su. E se hai paura va bene, più sei terrorizzata e più ti ci butterai a capofitto”.
Lei è diventata un’attivista per le donne vittime di maltrattamenti o abusi. Quando ha capito che doveva fare qualcosa?
A Miriam, mia figlia, veniva spesso urlato contro che era troppo bassa e, anche se voleva praticare alcuni sport, non le veniva mai permesso. Un suo insegnante l’ha persino accusata di barare per un compito, che era talmente ben scritto da lasciar intendere che un compagno maschio doveva averla per forza aiutata a svolgerlo.
Quando ha creato una linea di scarpe senza alcuna preparazione che messaggio ha lanciato all’universo?
Che era tempo di smetterla di soffrire in nome della bellezza. L’idea era di creare modelli di lusso con tessuti di elevatissima qualità, vale a dire tacchi indistruttibili eppure leggeri come una piuma. Ho realizzato scarpe tutte in vetro di Murano, sempre con l’intuizione di far convergere originalità, ricercatezza e lusso, ma senza dimenticare la comodità. Basta con questa idiozia che la bellezza debba causare dolore.
Con una modella
© Netflix
Dove trova la sua energia quando si sveglia al mattino?
Il mio primo pensiero quando apro gli occhi è: “Cosa imparerò di bello oggi?”. Quest’atteggiamento di continua scoperta mi fa andare avanti, perché immagino cosa verrà dopo. È la mia missione 24 ore al giorno e ogni momento mi avvicina al traguardo.
Come le è venuta in mente l’idea di realizzare un documentario sulla sua vita?
Guardando le serie La regina di scacchi e Self-made. Adoro questi prodotti perché m’infondono coraggio e mi danno forza. Sono storie di donne che intraprendono carriere maschili e mostrano agli uomini come si fa.
A sentirla parlare sembra Wonder Woman, una che sa e può fare di tutto. Ci sarà qualcosina che ancora non le riesce bene, no?
Sulla pista da ballo devo migliorare. Certo, qua e là ho preso qualche lezione ma vorrei tanto ma proprio tanto imparare. Idem per il canto, ma sono talmente disastrosa che quando intono qualche bravo i miei figli mi chiedono: “Ma che succede? Sei arrabbiata con noi?”.
In famiglia
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In famiglia
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