Sanremo, Oscar 2021 e Haute Couture
Dalle acconciature in Pinocchio passando per quelle della ultima collezione di Alta Moda di Dior, fino alla lunga treccia di
Stupisce che dietro l’hairstyling di tutti questi capolavori d’immaginazione ci sia un’unica mano. È quella di Francesco Pegoretti, che abbiamo sentito proprio il giorno in cui è arrivata da Los Angeles la notizia della candidatura per il miglior trucco e parrucco(Best Makeup and Hairstyling, ndr), per il film di Matteo Garrone. “È stata un’emozione fortissima: ero già rientrato nella short list dei 10 finalisti e avevo fatto il back off con i membri dell’Academy. Ci tenevo molto e quando è arrivata la conferma della mia presenza in cinquina ho fatto un bel salto dal divano”, ha ammesso lui.
Francesco è figlio d’arte (sua mamma è la pluripremiata hairstylist cinematografica Alberta Giuliani,ndr) e in pochi anni ha costruito un curriculum di tutto rispetto, dando a questo mestiere un respiro artistico particolare.
Il suo nome, come quello degli altri professionisti di questa categoria rimane troppo spesso nell’ombra, relegato come accade di frequente, ai titoli di coda. Eppure quanto può essere fondamentale un hairstyling ben riuscito, in linea con l’idea del regista e l’epoca di riferimento? Tantissimo. Richiede un lavoro di ricerca storica maniacale, come quello realizzato per ideare le acconciature del 600 ne Il Racconto dei Racconti, che a Francesco sono valse i primo dei due David di Donatello.
In quel caso la fonte erano stati i ritratti di Van Dyck, della nobiltà genovese e quelli di Rubens e dei Gonzaga. In Pinocchio, invece, le difficoltà sono state altre: “Un personaggio abbastanza complesso è stato quello di Geppetto. Benigni non aveva mai portato parrucche in tutta la sua carriera, ma per riuscire a rendere il senso di povertà richiesto di regista abbiamo dovuto prima ricostruire la sua testa, usando una calotta per fare la trasparenza della pelle quindi creato una parrucca con diverse lunghezze nell’arco del film”.
Un altro personaggio complesso è stato quello della Fata Turchina: “L’obiettivo in questo caso era uscire dal cliché tradizionale e riuscire a fare quello che chiedeva Matteo ovvero renderlo un personaggio monocromatico. In questo caso, per ottenere questo suo essere evanescente mi sono ispirato ai memento mori in stile vittoriano (ovvero le foto post mortem che spesso venivano realizzate per i bimbi defunti, ndr)”.
© REGINE DE LAZZARIS AKA GRETA
Il lavoro filologico e storico nella ricostruzione delle acconciature dell’epoca è stato ovviamente imponente ma non solo:"Con due personaggi come il Gatto e la Volpe la sfida era quella di realizzare delle teste più vicine al mondo animale, abbassando la fronte e ricorrendo anche alle aggiunte di pelo animale (tipo quello dello yak)".
La moda è stata una scoperta più recente: “Abbiamo iniziato con Dior questa estate, sempre con Garrone, ed è stata un’esperienza bellissima. Forse tra le più divertenti, che mi ha messo molto alla prova e mi ha dato una grande possibilità di esprimermi. Lavorare con la Maria Grazia Chiuri e il suo team è stata un’esperienza magica e bellissima”.
Anche quella con Achille Lauro è stata una bellissima sfida: “Ero già molto affascinato dal suo personaggio e quando mi è arrivata questa proposta ho pensato che realizzare i suoi quadri e i suoi personaggi, in collaborazione con Nick Cerioni e il mondo di Gucci sarebbe stata una bella soddisfazione. Poi con Sanremo ho provato anche il brivido della diretta, i tempi e le possibilità sono completamente diversi rispetto al cinema. Cambia la ricerca ma l’approccio è sempre lo stesso. Vivo ogni progetto nella stessa maniera, mi rendo conto che magari la committenza è diversa, il fine per cui viene fatto è diverso. Ma io vivo tutto alla stessa intensità”.