“Sentivo tanto la voglia di ritornare a ballare”: Roberto Bolle racconta il suo tour estivo internazionale

“Sentivo tanto la voglia di ritornare a ballare”: Roberto Bolle racconta il suo tour estivo internazionale

Alla vigilia di un tour internazionale che il suo pubblico tanto attendeva, ripercorriamo con Roberto Bolle l’anno trascorso. Per l’étoile non è andato perduto perché tanti

progetti l’hanno visto coinvolto: il suo programma TV Danza con me, un libro fotografico e di pensieri Parole che danzano, una serie di lezioni di danza su TIMVision, il suo festival OnDance trasferito online. Ma la clausura forzata ha lasciato segni nel fisico, come normale per un ballerino, ma anche ferite nell’animo.

© Maki Galimberti/Luzphoto

Roberto Bolle, quanto ne ha risentito?

Impossibile non risentirne: il lungo periodo in cui tutto si è fermato ha costretto me e tutti noi a una presa di coscienza del momento storico in cui viviamo e del nostro percorso umano. Prima era come essere su un mezzo di trasporto che correva a velocità folle, poi improvvisamente ci si ferma, non per un giorno o per un mese, ma per tanto tempo. È inevitabile un processo introspettivo sul nostro presente e sul nostro futuro: sono domande di vita molto importanti.

Quali più di altre?

Il nostro rapporto con la natura all’origine di quanto accaduto, le ripercussioni sociali della pandemia… molte questioni si sono aperte. Tutti noi abbiamo potuto prendere coscienza di problematiche che prima non vedevamo: adesso le abbiamo sperimentate in modo drammatico. Credo che questo periodo possa essere una grande opportunità di crescita: ognuno di noi ha il dovere di trarne gli insegnamenti dovuti, altrimenti quest’anno non sarà servito a nulla se non al dolore. Invece può essere l’occasione per vivere la nostra dimensione con una consapevolezza nuova.

Alessandra Ferri e Roberto Bolle a New York

© Fabrizio Ferri

Il suo rapporto con la danza è cambiato?

Ho capito che ho una grande esigenza di vivere e di sentire la danza, che è stata ed è la cosa più importante della mia vita. Mi ha formato sin da bambino, costituisce e determina il mio essere e la mia personalità, è per me essenziale, restarne privato è stato terribile. Ora voglio continuare ad assaporare ogni istante di quanto mi regala, che a mia volta posso donare al pubblico. Ancora più di prima c’è in me la volontà di vivere di quest’arte, che oltre al senso di sacrificio mi dà uno spirito vitale, combattivo. Sentivo tanto la voglia di ritornare, a ballare, a creare…

E ora riparte, con il tour estivoRoberto Bolle and Friends: il 13, 14, 15 luglio al Circo Massimo di Roma, il 17 luglio in piazza SS. Annunziata a Firenze, il 2 e 3 agosto all’Arena di Verona.

L’ultimo mio spettacolo era stato Bolero, alla Scala lo scorso ottobre: quanto tempo è passato! E si sa, fermarsi per noi ballerini è deleterio. Finalmente questo periodo buio si conclude col ritorno in scena. La gioia è grande: è veramente una rinascita, un tornare alla vita. Ed è un ritorno importante perché il tour estivo è sempre molto atteso, con un pubblico finalmente numeroso: avremo dai 1000 ai 6000 spettatori!

Ci sono anche palcoscenici nuovi e immensi, no?

Sì, al Circo Massimo non avevo mai ballato. Ad ogni debutto c’è curiosità mista ad adrenalina, per scoprire l’energia che una nuova scena sa trasmettere. E poi c’è l’Arena, con una seconda data aggiunta dopo il sold-out della prima, dove mi sento veramente un gladiatore perché è un anfiteatro dalle dimensioni enormi ma nello stesso tempo circonda, accoglie, creando un rapporto unico con il pubblico, di cui sento il calore e l’emozione.

Roberto Bolle a Pompei

© Fabrizio Ferri

Ci anticipa che brani danzerà? E quali saranno i suoi Friends? Immaginiamo molti ballerini italiani, non solo per le limitazioni ai viaggi degli stranieri, ma anche per il suo impegno a promuovere la nuova generazione dei nostri artisti.

Tra le varie tappe io danzerò il trio Canon in D Major di Jirí Bubeniček, i passi a due Borderlands di Wayne McGregor, L’altro Casanova di Gianluca Schiavoni, La Méditation de Thaïs di Roland Petit, l’assolo Dorian Gray di Massimiliano Volpini con il violinista Alessandro Quarta. E sì, ho scoperto che mi appassiona fare da pigmalione ai giovani di talento. Quest’estate con me ci saranno i Primi ballerini della Scala Nicoletta Manni, Timofej Andrijashenko, Virna Toppi, Nicola del Freo e la Solista Agnese Di Clemente, oltre all’italiano Primo ballerino dell’Opéra di Parigi Francesco Mura. Tra gli stranieri i Principals dell’American Ballet Theatre Skylar Brandt e Daniil Simkin, dell’HET Maia Makhateli e Young Gyu Choi, le Étoiles dell’Opéra di Parigi Valentine Colasante e Paul Marque, la First Soloist del Royal Ballet Melissa Hamilton. Un bell’insieme tra italiani e stranieri, con beniamini del mio pubblico e volti nuovi e beh… se non ci appassioniamo adesso!

Ci sarà anche un’incursione americana alla Napa Valley, il 23 luglio.

Sì, un’opportunità più unica che rara quest’anno perché avere i visti per andare a lavorare negli USA è praticamente impossibile! Se ce la faremo… Partiremo io e Melissa Hamilton e vi troveremo una coppia di Principals del San Francisco Ballet, Misa Kuranaga e Angelo Greco, e una dell’American Ballet Theatre, Skylar Brandt e Aran Bell. Dal mio addio alle scene all’ABT nel 2019 mancavo dagli Stati Uniti: sono felice di tornare col mio spettacolo in un festival così prestigioso e di riabbracciare il pubblico americano.

Roberto Bolle si allena nella Sala Nureyev del Teatro alla Scala

© Sergio Goglia

A proposito di Stati Uniti, che lei conosce bene: cosa pensa del movimento Black Lives Matter, che ormai tocca anche il mondo del balletto?

Il Black Lives Matter ha accelerato un processo in corso. Anche nel balletto c’erano già segnali di cambiamento: l’afroamericana Misty Copeland era diventata Prima ballerina, c’erano ragazzi di colore tra i solisti e una rappresentanza nel corpo di ballo. Non tutti ne erano consapevoli ma il mondo era in cambiamento: ora se ne è presa coscienza a livello globale. BLM è stata una spinta propulsiva per un processo di integrazione già iniziato ma non abbastanza veloce. Ovviamente la società americana è molto diversa dalla nostra, con comunità enormi di afroamericani che non si sentono rappresentati e sono discriminati. Ma noi non possiamo pensare che questo movimento non ci tocchi: anche nel balletto non dobbiamo restare legati all’ideale ideale estetico di un tempo. La società sta cambiando molto e secondo me è giusto così.

Parlando dei suoi progetti artistici: come li sceglie oggi? Si pensi aMadina, il nuovo balletto di Mauro Bigonzetti alla Scala il prossimo ottobre, dove interpreta un terrorista islamico.

Scelgo i progetti quando hanno valore artistico e soprattutto se portano un messaggio che mi interessa. L’esempio di Madina è calzante: per me è una sfida perché è un ruolo molto diverso da come sono io, tocca corde sconosciute. Ma non c’è un orientamento predefinito nelle mie scelte: mi sento aperto a diversi stimoli purché mi suscitino una curiosità artistica. E poi ho sempre l’interesse a portare la danza alla gente, ad ogni livello, e cerco di realizzarlo in tutti i modi. Con OnDance ripartiremo a settembre con eventi, masterclass, workshops, serate danzanti.

Insegnare le piace o preferirebbe dirigere una compagnia?

L’insegnamento è stato una scoperta in un periodo in cui ero meno impegnato e mi sono voluto mettere alla prova, ma credo che più che dare lezioni mi piacerà essere maître de ballet, ovvero coach per i giovani ballerini, dei ruoli che ho danzato. E poi sì, ho sempre pensato che mi piacerebbe dirigere una compagnia, ma ora sono molto impegnato in progetti miei, ai quali dovrei rinunciare. Ci sarà tempo più avanti, quando arriverà il momento giusto.

Nel frattempo in tanti, che non conoscono la danza e le età artistiche di un’étoile, le chiedono quando smetterà. Cosa risponde?

Sì, non capisco perché mi continuino a chiedere quando mi ritirerò, se ho già deciso, visto che non ho mai dato segnali di voler smettere. Non c’è una data, non si può sapere… Esiste un’evoluzione artistica, ci sono ruoli e modi diversi di andare in scena per noi ballerini. Basti vedere Baryshnikov, che ancora oggi interpreta spettacoli che si sono trasformati in teatrali.

Milano, Roberto Bolle alla Scala

© Massimo Sestini

Tra i suoi impegni c’è sempre la moda, questa stagione con un brand italiano, Bottega Veneta. Quando sceglie di prestare la sua immagine?

Quando in un brand trovo un’idea artistica e un’estetica che mi corrispondano. Devo sentirmi a mio agio, avere valori comuni, come quell’eccellenza italiana che portiamo nel mondo. Mi piace rappresentare lo stile e l’eleganza italiani, essere ambasciatore del nostro paese.

Intanto ha ricevuto l’onorificenza di Grande Ufficiale “al merito della Repubblica Italiana”.

Sì, un’emozione grandissima, anche perché è stata una sorpresa, non mi aspettavo di riceverla. Mi ero recato a salutare il Capo dello Stato in vista della mia partecipazione alla Festa della Repubblica e Mattarella mi ha sorpreso con la consegna dell’onorificenza. Sono felice e colpito dal riconoscimento che le istituzioni hanno nei miei confronti: non è scontato. Per me è un incentivo in più per andare avanti e rappresentare al meglio il mio paese, sapendo di avere la stima e il sostegno del Presidente, dello Stato e dei cittadini italiani.

Tutte le foto del servizio sono tratte dal libro di Roberto Bolle,Parole che danzano, Mondadori Electa 2020

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